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Riabilitazione e reinserimento sociale: la sfida della giustizia minorile in Italia sul palco del Festival di Sanremo

Riabilitazione e reinserimento sociale: la sfida della giustizia minorile in Italia sul palco del Festival di Sanremo

La serata di mercoledi 9 febbraio, del 73° Festival di Sanremo è stata illuminata dalla presenza di Francesca Fagnani, nota conduttrice di un programma televisivo Rai, per alcuni definito “scomodo” per le sue domande taglienti. 

La Fagnani ha deciso di utilizzare il suo momento sul palco per dare voce ai giovani detenuti nel carcere minorile di Nisida, evidenziando il ruolo della prevenzione e la necessità di una maggiore attenzione alle condizioni delle carceri. Il suo monologo ha rappresentato una dichiarazione forte e coraggiosa, distinguendosi da altri interventi precedenti grazie alla sua impronta unica e al suo desiderio di porre l’accento su questioni importanti spesso trascurate dalla società.

“Vogliamo che la gente sappia che non siamo animali, bestie, non siamo killer per sempre”.

La giornalista sottolinea l’importanza di una prospettiva olistica nell’analisi del comportamento dei giovani. La comprensione dei fattori che influiscono sulla loro vita, dall’infanzia e adolescenza alla mancanza di supporto, è fondamentale per comprendere le dinamiche che portano a determinati eventi. La giornalista afferma che molti giovani, soprattutto quelli che hanno abbandonato la scuola, non hanno mai ricevuto il supporto necessario per sviluppare al meglio le loro capacità e affrontare le sfide della vita. Questo sottolinea l’importanza di un’educazione inclusiva e di un supporto continuo per garantire il benessere e lo sviluppo dei giovani.

“Gli adulti mi dicono che sarebbero andati a scuola. In quel quartiere solo la scuola ti può salvare. Lo Stato non può esistere solo attraverso le forze di polizia. Lo Stato dovrebbe garantire pari opportunità ai giovane come la democrazia italiana dice. Lo Stato deve combattere la dispersione scolastica e garantire pari opportunità ai più giovani. Lo Stato dovrebbe essere più attraente dell’illegalità”.

La giornalista evidenzia la mancanza di un sistema penitenziario orientato alla riabilitazione e al reinserimento sociale in Italia. La prigione viene descritta come un luogo finalizzato alla punizione, senza alcun intento di promuovere il benessere e lo sviluppo delle persone detenute. Questo sottolinea l’importanza di un sistema penitenziario orientato alla riabilitazione, che sia in grado di supportare il reinserimento sociale delle persone una volta che escono dal carcere. La giornalista sostiene che il fallimento del sistema penitenziario avrà conseguenze negative per tutti se non si investirà nella riabilitazione e nella rieducazione delle persone detenute, per garantire che esse escono dal carcere in grado di affrontare le sfide della vita in modo positivo. Questo sottolinea l’importanza di un sistema penitenziario orientato al benessere e allo sviluppo delle persone, per garantire un futuro migliore per tutti.

Giustizia minorile: diminuzione del numero di giovani detenuti in Italia

La giustizia minorile in Italia presenta un andamento positivo, evidenziando un forte calo della presenza in carcere di minori: al 15 gennaio 2022 il numero di minori detenuti nelle carceri minorili italiane era di 316, rappresentando solo il 2,3% dei 13.611 ragazzi in carico ai servizi di giustizia minorile e in netto contrasto con la situazione delle carceri per adulti che ospitano oltre 54.300 detenuti. Questo segna il minimo storico dal 2007, come evidenziato dalla presentazione dei nuovi dati da parte dell’associazione Antigone.

L’adozione di misure alternative alla detenzione, come gli arresti domiciliari, a seguito della pandemia del 2020 ha comportato una riduzione del numero di minori detenuti in Italia. La popolazione di minori stranieri rappresenta circa la metà di quella detenuta. In termini di tipologia di reato, sono diminuiti soprattutto i crimini contro il patrimonio, come i furti. Ad esempio, gli omicidi volontari commessi da minori sono diminuiti del 66%, passando da 33 nel 2016 a 11 nel 2020.

Struttere carcerarie minorili in Italia

La presenza di carceri minorili nelle regioni del Sud e delle Isole supera la metà del totale, con 10 su 17 istituti presenti e oltre la metà della popolazione detenuta. In queste aree geografiche, l’accesso alle carceri minorili è più probabile e i percorsi alternativi sono più complessi da attuare. Se le carceri minorili accogliessero solo giovani tra i 14 e i 21 anni di età, come era prima dell’agosto 2014, la popolazione detenuta sarebbe scesa a 259, ovvero 100 unità in meno rispetto al dato più basso registrato prima della pandemia.

Negli ultimi anni è stata introdotta la possibilità di accogliere giovani tra i 21 e i 25 anni. Attualmente, la maggior parte dei giovani detenuti negli istituti penali minorili non è in realtà minorenne. Al 15 gennaio 2022, i maggiorenni rappresentavano il 58,5% della popolazione totale, con una percentuale leggermente inferiore tra i soli stranieri (56,4%) e decisamente maggiore tra le sole ragazze (62,5%).

Il discorso di Francesca Fagnani al Festival di Sanremo ha messo in luce la mancanza di un sistema penitenziario orientato alla riabilitazione e al reinserimento sociale in Italia. Ha inoltre evidenziato la necessità di un sistema penitenziario che si concentri sul benessere e lo sviluppo delle persone, per garantire un futuro migliore per tutti. Dati recenti mostrano che la giustizia minorile in Italia presenta un andamento positivo, con un numero sempre minore di minori detenuti.

Tuttavia, è necessario continuare a lavorare per migliorare le condizioni delle carceri e garantire un sistema giusto per tutti.