L’Intelligenza Artificiale (AI) è il giocattolo del momento. Tutto il mondo si sta divertendo con programmi online che simulano l’intelligenza artificiale: hanno iniziato i ragazzini facendosi fare i temi a scuola e i compiti a casa e poi questa cosa è passata ai “grandi” con influencer e blogger che la utilizzano per farle scrivere post e articoli.
A un certo punto, come capita spesso per le mode, si è scoperchiato il vaso di Pandora e anche la gente comune ha iniziato a conoscere programmi online di simulazione di intelligenza artificiale e allora, via! Tutti su ChatGPT a far scrivere quello o quell’altro o migliaia di altre soluzioni software per lo sviluppo di immagini e/o disegni.
Niente di nuovo. È come la friggitrice ad aria che non frigge nulla perché è ad ARIA CALDA: il nome è stato il successo marketing delle vendite, ma non è altro che una vecchia serpentina ad incandescenza che riscalda cose in un cestello che in qualche modello gira, che riscalda come se si passassero le patatine sopra il vecchio scaldino elettrico di nonna.
L’Intelligenza Artificiale che conosciamo è davvero intelligente?
Il senso è che l’attuale intelligenza artificiale, che chiamiamo così, non è un intelligenza artificiale e non passerebbe il Test di Turing, cioè quel test del matematico e scienziato inglese Alan Turing che ci permette di capire se il nostro interlocutore è un’intelligenza cosciente oppure artificiale.
Il fenomeno a cui assistiamo oggi e che chiamiamo impropriamente intelligenza artificiale è un software molto evoluto con un algoritmo molto ben sviluppato che ci permette di avere a disposizione una capacità computazionale molto elevata che riesce a produrre risposte complesse che pero non rientrano nella definizione di Turing ma, molto più probabilmente, si avvicinano a quella definizione semplicistica ma molto più azzeccata dei nostri nonni di “cervellone elettronico“.
Quindi, se siete stati su un programma online di quelli che ci mette a disposizione il mercato sotto il nome di Intelligenza Artificiale, avete dato i vostri dati (vero obiettivo dell’attuale fenomeno di massa) e avete immesso delle parole chiave o parametri di sviluppo per testo e/o immagini… non avete interrogato una AI ma un cervellone elettronico, o meglio, un software molto complesso chiamato compilatore che riesce a dare soluzioni molto complesse ma che non passerebbero il test di Turing.
L’Intelligenza Artificiale “vera” esiste ed è uno studio portato avanti da centri di ricerca in tutto il mondo, come ad esempio il centro etico per l’Intelligenza Artificiale del Vaticano, dove vengono studiate la coscienza e lo sviluppo della consapevolezza artificiale.
La vera AI
La AI vera è in continuo sviluppo soprattutto nelle applicazioni e sulla capacità di apprendimento. È utilizzata nelle più grandi major informatiche/industriali, per esempio Netflix, che ne sta facendo largo uso per capire quali sono i contenuti che interessano all’utente e in che modo l’intelligenza artificiale può migliorare l’esperienza degli iscritti (https://youtu.be/VvTYuQPINec) ma anche, più semplicemente, la tastiera Google per cellulare che apprende il modello di scrittura e consiglia le parole da inserire.
L’intelligenza artificiale vera è ricerca di modelli matematici in grado di apprendere in modo autonomo, un esempio sono le reti neurali non supervisionate, che possono essere utilizzate per arrivare a comprendere e a riprodurre la coscienza.
Per capire meglio la vera AI e il principio di coscienza è consigliabile un film molto interessante, Ex Machina (2015), che approfondisce il principio per il quale la quantità di nozioni a disposizione di un cervello elettronico sono ingannevoli fino al punto di farci credere che questo abbia una coscienza.
Un bellissimo documentario sulla ricerca dell’intelligenza artificiale e le sua possibili applicazioni è In the age of AI. Il documentario della Frontile analizza i principi per i quali è stata sviluppata, i tipi di sperimentazione e le opinioni dei ricercatori e scienziati sopratutto rispetto alla riproduzione di quelle reti neurali che, su ammissione degli scienziati, funzionano ma non si sa ancora il perché.