La scorsa settimana il presidente Vladimir Putin ha indetto quattro referendum nelle regioni ucraine del Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia: secondo le agenzie filorusse, il 92,23% dei votanti ha scelto l’annessione alla Federazione Russa.
La popolazione delle regioni ucraine ha fatto una scelta netta
Lo afferma lo stesso Putin, nell’abbacinante sala di San Giorgio al Cremlino, durante la cerimonia in cui firma i trattati di annessione. Nei giorni scorsi infatti, quattro milioni di persone, tutt’ora colpite dalla furia della guerra, sono state invitate a votare. Considerate le premesse, la percentuale di adesione è apparsa insolita, sia a Kiev che al resto dell’Occidente. Ma mentre l’Europa – Ursula von der Leyen presidente della Commissione l’ha definita “annessione illegale” – e gli Usa gridano alla farsa, il portavoce del ministero degli esteri cinese, Wang Wenbin, interviene a sostegno del tradizionale alleato russo.
Testimonianze dirette raccontano invece di voto obbligato
I residenti delle regioni ucraine del Lugansk, Donetsk, Kherson e Zaporizhzhia che sono riusciti a fuggire, parlano di funzionari armati che pattugliando le strade costringevano le persone a votare. In alcune zone le urne sono state portate anche di casa in casa, scortate dai soldati russi.
Ciò che ora angoscia maggiormente la popolazione è che l’annessione alla Russia porterà anche al reclutamento forzato dei civili. I quali si ritroveranno a combattere contro la stessa Kiev.
Compromessa la libertà nelle regioni ucraine annesse
Secondo un rapporto delle Nazioni Unite sarebbero state lese non soltanto la libertà d’espressione ma la riduzione dello spazio civico e in una situazione così restrittiva le persone sono abitualmente dissuase dal denunciare ciò che subiscono o a cui assistono.
La difficile attività di monitoraggio nelle regioni ucraine ormai annesse parla infatti di sparizioni forzate, detenzioni e quindi casi di tortura, maltrattamenti e stupro.
Gravemente colpiti: donne, disabili e anziani
Le cifre diffuse dalle Nazioni Unite dall’inizio della guerra in Ucraina parlano di 6mila morti, inclusi 382 bambini, e 9mila feriti. Molti trovano la morte anche mentre fuggono dalle zone sotto attacco. Senza contare giornalisti, operatori che lavorano per il mondo dell’informazione o sulla rete, uccisi nelle aree controllate dall’esercito russo e dai gruppi affiliati.
Gran parte della popolazione delle regioni ucraine è senza assistenza sanitaria e si ritira in alloggi sprovvisti di riscaldamento, acqua ed elettricità.
Cosa succederà ora?
Nel suo lungo e duro intervento in diretta televisiva, il leader del Cremlino parla ormai di difesa dei territori “con ogni mezzo a nostra disposizione” e chiede di riaprire i negoziati mentre gli Stati Uniti si anticipano, equipaggiando l’Ucraina e il suo presidente Volodymyr Zelensky con nuove armi, per un valore di 1,1 miliardi.
A Mosca la Piazza Rossa festeggia la “volontà di autodeterminazione” delle regioni annesse. Mentre in altre 45 aree del Paese continuano le proteste dei cittadini russi contrari alla guerra.
Resta la certezza dei 4,7 milioni di rifugiati ucraini, in salvo in Occidente.