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Noi siamo le nostre storie: la narrazione come viaggio

Noi siamo le nostre storie: la narrazione come viaggio

L’uomo ha da sempre sete di narrazione perché in essa ritrova lo spazio, il tempo ed il respiro giusto per la propria vita. Narrare è un modo per dare significato al vivere, per continuare a sperare.

La storia e il racconto

In principio è il racconto: la narrazione è strettamente legata alla temporalità perché soltanto attraverso essa è possibile cogliere l’esperienza del tempo. La storia prende forma attraverso il racconto, ed è proprio il narrare che genera la storia, in quanto umanizza il tempo.

Le storie compongono il mondo reale: senza, non è possibile elaborare un quadro della propria esistenza, perché diventano parte della conoscenza di chi legge o di chi ascolta. E se prima le storie modellano la visione del mondo propria dell’uomo, poi le confermano. Formano, infatti, la mente e lo spirito, il modo di percepire se stessi e gli altri e le modalità di agire nel mondo.

Sono le storie a dare una risposta più diretta ai grandi interrogativi: “Chi sono? Perché sono qui? Che cosa dovrei fare?”. Sono queste le storie fondamentali, quelle che organizzano per noi la realtà, dandoci valori e consentendoci di spiegare l’esistenza, l’esperienza vissuta.

Si raccontano le storie nella speranza di trovare o creare connessioni significative tra gli elementi ed attribuire un senso alla vita, poiché le vicende uniscono il passato, il presente ed il futuro in un modo che ci racconta dove eravamo, dove siamo e dove stiamo andando.

Lo scopo della narrazione

La narrazione è una pratica sociale ed educativa che da sempre risponde a molteplici e complesse funzioni: dal “fare memoria” alla condivisione di esperienze collettive, dall’apprendimento al puro intrattenimento.

Siamo nati nelle storie: esse ci nutrono e ci guidano attraverso l’esistenza, ci consentono di essere creature umane. La qualità della vita stessa di un individuo è correlata in modo diretto con la natura dei racconti a cui partecipa. Se, pertanto, il carattere di un soggetto dipende in misura considerevole dalle storie a cui prende parte, risulta evidente quanto sia importante che esse siano buone.

Un buon racconto è quello che rende l’uomo migliore, sapendo estrarre da ognuna ciò che lo rende essere umano sensibile, generoso, pensante, creativo e curioso.

Noi siamo le nostre storie, siamo il prodotto di tutte le storie che abbiamo ascoltato e vissuto: esse hanno modellato la nostra visione di noi stessi, del mondo e del posto che in esso occupiamo.

In questo senso, le storie sono la più grande speranza per sorvolare gli abissi che separano gli individui, le razze, i sessi, l’età, le culture e la miriade di altre differenze che ci rendono unici.

Esiste un rapporto inscindibile, infatti, tra fiaba e viaggio: essa racconta regolarmente l’avventura di formazione del soggetto e del mondo, è una metafora del percorso di crescita poiché racconta di un viaggio. La narrazione è un invito ad intraprendere instancabilmente il viaggio verso la pienezza dell’essere.


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La narrazione: un viaggio curioso verso l’indipendenza

Il buon lettore è come un viaggiatore curioso: ogni libro rappresenta l’inizio di un viaggio dove poter esplorare nuovi mondi ed arricchire la propria mente. L’essere umano, per natura, aspira alla libertà e, pertanto, deve camminare, pronto a superare ogni chiusura, ostacolo, che impediscano l’esplicarsi della naturale indipendenza.

Il bisogno stesso di viaggiare è nato e cresciuto con l’uomo, si tratta di una necessità che non risulta limitata alla ricerca e conoscenza di nuovi mondi, ma rappresenta qualcosa di profondo, ovvero la fuga dai confini e dalle costrizioni della propria realtà. L’uomo è inevitabilmente un viaggiatore alla ricerca personale di se stesso, del proprio Io, condizione fondante, indispensabile per la manifestazione dell’autonomia.

La figura del viaggio è un’immagine ricorrente nella narrazione, proponendosi con varianti ed articolazioni dotate di sfumature simboliche tanto ricche e complesse. Il tema del viaggio esprime una metafora del percorso formativo in modo inseparabile dalla più ampia metafora dell’esistenza umana. L’intera complessa vita dell’uomo viene descritta come cammino, trasformazione, come un movimento intenzionale verso una meta ipoteticamente predefinita.

E la condizione di questa trasformazione è l’accettazione del rischio di esistere. Questo è il presupposto per cui gli eroi delle fiabe iniziano il viaggio misterioso e terribile e affrontano l’avventura. Il viaggio esistenziale può avere inizio soltanto nel momento in cui l’eroe accetta le presenze nel bosco e dialoga con le figure che gli vanno incontro.

Se Pinocchio, ad esempio, non attraversasse peripezie proprie dello stato di burattino, non si trasformerebbe mai in un bambino vero. Perfino Cenerentola, per superare la prova del ballo, deve fidarsi degli incantesimi fatti dalla fata madrina.

L’eroe, iniziando il suo viaggio, deve imparare a rischiare di fidarsi. L’eroe bambino ha successo solamente nella misura in cui si trasforma. Crescere significa affrontare l’esperienza del viaggio, seguire un preciso percorso di allontanamento dal “noto”, dal “conosciuto”, dal familiare, confrontarsi con il diverso e, attraverso ciò, esplorare l’universo spazio-temporale sconosciuto.

Tale iter costituisce sempre l’occasione per una chiarificazione ed arricchimento personale. Nella fiaba si riscontra la dimensione del viaggio sia a livello fisico che interiore, personale, inteso come capacità di superare le proprie difficoltà.

Il tema del viaggio esalta la curiosità e la scoperta come atteggiamenti positivi propri di chi è disponibile ad incontrare il nuovo, l’altro, la diversità. Il viaggiatore parte per conoscere, comprendere, amare, è chi è in grado di abbracciare il mondo da vicino e da lontano.

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