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MIGRAZIONE E DIVERSITÀ

MIGRAZIONE E DIVERSITÀ

Negli ultimi anni i flussi migratori verso l’Europa sono notevolmente aumentati. È all’ordine del giorno ascoltare alla radio e al telegiornale spiacevoli notizie che hanno come protagonisti migranti, perlopiù giovani donne e bambini, che fuggono dalla guerra affrontando lunghe traversate in mare, spesso in condizioni disumane, nella speranza di trovare una vita migliore.

I Fattori della Migrazione

I flussi migratori sono un fenomeno ormai radicato nella nostra società e i fattori scatenanti sono davvero tanti: la ricerca di salari più alti, maggiori possibilità di lavoro, miglior qualità di vita e opportunità di studio. Ma ancor più volte la migrazione è il risultato di problemi legati a disuguaglianze, discriminazioni e pessime condizioni di vita.

Verso l’Europa e l’Italia i flussi migratori si sono intensificate attraverso le rotte via mare provenienti dall’Africa, e  in particolare da Libia e Tunisia. La migrazione è un fenomeno di non facile spiegazione in quanto risulta difficile concettualizzare tale definizione per la complessità dovuta all’alta variabilità spazio-temporale di cause, conseguenze e forma, e allo stretto legame che sussiste tra rilevazione statistica e dimensione politica. Il termine “Migrante internazionale” viene infatti adottato nel 1998 dalle Nazioni Unite per indicare “Ogni individuo che cambia il suo Paese di residenza abituale” e la durata della permanenza all’estero determina due tipi di migrazione: long-term e short-term migrants.

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Le Conseguenze della Migrazione

Le conseguenze provocate da questo fenomeno sono di tipo demografica ma anche sociale ed economico e vanno ad evidenziare quelle che sono le criticità a noi più note come lavoro a nero, bassa o in alcuni casi assenza di scolarizzazione, presenza irregolare sul territorio. Secondo le ultime indagini condotteil Censimento ha identificato che la comunità straniera più numerosa residente in Italia è quella marocchina seguita da quella albanese, cinese e ucraina. Non dimentichiamo che anche l’Italia è sempre stata una Nazione di emigrati, infatti circa 4 milioni e mezzo di italiani oggi vivono all’estero e 100 mila partono ogni anno, soprattutto giovani in cerca di lavoro.

Oggi la società nella quale viviamo è definita “multiculturale” e tale termine viene coniato per la prima volta in Canada, come riporta il dizionario Treccani, negli anni 60 in alternativa a quello di bilinguismo e viene introdotto nel 1971 nel linguaggio politico. Infatti in passato quelle che noi oggi definiamo Paesi multiculturali erano identificati come multilingue, multirazziali, multietnici…

Pian piano dal Canada questa definizione si diffuse nel resto del Mondo sino alla fine degli anni Ottanta quando giunse in Europa. Ma la multiculturalità non deve essere fraintesa con l’interculturalità che è invece un processo educativo per rispondere alle esigenze formative della diversità linguistica e culturale della società in cui viviamo oggi. Sarebbe infatti molto importante intraprendere nelle scuole, iniziando proprio dai più piccoli, percorsi formativi per educare  alla convivenza, alla coesistenza e integrazione di persone di lingua, cultura, tradizioni e religioni diverse dalle nostre.

La migrazione è anche una questione trasversale che interessa tutti e 17 gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Entro il 2030 si ha infatti l’obiettivo di ridurre la disuguaglianza dei e fra i Paesi allo scopo di promuovere l’inclusione di ogni tipo a prescindere da razza, etnia, origine, sesso ed altro ancora riducendo le disuguaglianze. È importante ricordare che non è la “DIVERSITA’” a porre dei limiti ma è la società in cui viviamo.

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