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Mamme Avatar: una risorsa o un problema? (Parte 2)

Mamme Avatar: una risorsa o un problema? (Parte 2)

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La fase dell’infanzia, tra i mille salti mortali della mamma avatar (e acrobata!), viene tutto sommato superata con discreti risultati.

Numerosi psicologi sostengono che addirittura questa modalità di famiglia, che potremmo definire a forte inclinazione narcisistica, protegga i bambini da problematiche che invece si presentavano con evidente frequenza nel passato, come il ricorso a meccanismi di difesa psichica di emergenza quali la rimozione o la scissione, ovvero quei meccanismi psicologici di difesa adottati al fine di cancellare o distaccarsi da emozioni o situazioni dolorose. Prima fra tutte ovviamente il distacco dalla propria mamma.

Lo psichiatra e docente della Scuola di Psicoterapia dell’Adolescenza Gustavo Pietropolli Charmet afferma, inoltre, che la generale assenza di traumatizzazioni rende il bambino predisposto ad essere piuttosto spavaldo e sicuro.

Il rovescio della medaglia però è che il bambino cresciuto nel contesto appena descritto, tenderà inevitabilmente a sua volta al narcisismo e, laddove non riesca a suscitare l’approvazione del suo interlocutore con le proprie prestazioni, risulterà essere particolarmente debole ed entrerà subito in sofferenza, provando un sentimento che non è abituato a vivere e che dunque non è in grado di gestire e che lo fa sentire “sbagliato”: la vergogna.

Mamme Avatar e adolescenza

Durante l’adolescenza, che un tempo era un momento di forte burrasca, in realtà questo problema si farà più evidente: il ragazzo tenderà a chiudersi in sé stesso, ad apparire svogliato e disinteressato verso qualsivoglia tipo di attività.

Non sentirà più la necessità di arrivare allo scontro aperto con la famiglia come succedeva in passato, ma preferirà piuttosto provocare delusione ai genitori, essendo appunto poco brillante ed inconcludente.

La mamma acrobata, che tanto si era prodigata affinché il suo bambino sviluppasse numerosi interessi, a questo punto si domanderà che cosa sia andato storto e avvertirà un sentimento di preoccupazione poiché non riesce a comprendere quel che le sta accadendo intorno.

Si renderà altresì conto che il figlio, fortunatamente, ha una rete sociale (altro elemento sul quale lei fin da subito aveva investito, anche per sopperire alla propria mancanza). Ma questa rete sarà ben diversa da quella che lei ricorda di aver avuto da adolescente, e sarà gestita per lo più online.

E a questo punto proprio lei, che in passato ne aveva fatto sua fedele alleata per essere onnipresente con il suo “avatar”, si domanderà se DAVVERO la tecnologia possa essere un valido supporto e se le relazioni create per il suo tramite possano realmente essere considerate “vita sociale”. O se, invece, non si tratti più che altro di uno strumento mediante il quale ricercare apprezzamento e approvazione, necessari a nutrire il proprio narcisismo.

Da mamme avatar a figli insicuri

Infatti è proprio durante l’adolescenza che l’insicurezza di fondo e l’esigenza di grandiosità a sfondo narcisistico prendono maggiormente piede, generando l’esigenza di diventare popolari, di ricevere i like e soprattutto di non essere contrastati.

Quando ciò non accade il ragazzo, come già faceva da bambino, crolla sotto il peso delle sue insicurezze.

Il figlio che in età adolescenziale dovrebbe separarsi dalla nicchia affettiva primaria fornita dalla famiglia, rendendosi indipendente sia dalle figure reali che dalle sue rappresentazioni mentali idealizzate, è in realtà cresciuto in un contesto in cui i suoi “genitori perfetti” hanno bandito il conflitto, impostando il processo educativo sulla comprensione e sulle reciproche ragioni affettive.

In questa famiglia affettiva nascono e crescono dei soggetti adultizzati, responsabili e precocemente esperti, ma con una personalità debole.

I ragazzi fanno dunque fatica ad individualizzarsi, e in questo campo internet gioca nuovamente un ruolo fondamentale: per i nativi digitali la rete rappresenta una estensione del proprio mondo reale, con il quale confrontarsi.

Il ruolo della rete

È spesso online che identificano i primi pari con i quali identificarsi, da emulare e seguire come modelli, ed è sempre più spesso on line che lavorano alla costruzione della propria rete sociale ma anche della propria identità.

Purtroppo, però la rete, in maniera ancor più esagerata di quanto non lo sia già la nostra società reale, è intrisa di valori legati al consumismo, quali la ricchezza, la fama, la bellezza estetica.

Questo fa sì che il ragazzo si debba confrontare con suoi pari, che sono però dei modelli irraggiungibili, provocando così un’incolmabile ferita narcisistica a seguito della quale subentra il sentimento più difficile che l’adolescente Narciso (che ha soppiantato quello Edipo, figlio della famiglia normativa di un tempo) possa trovarsi a fronteggiare: ancora una volta, la vergogna.

I genitori si colpevolizzano, non riescono a capire, talvolta cercano supporto, come ci viene raccontato nel testo “Mamma ho l’ansia” della fantastica Stefania Andreoli, che ci descrive come nelle famiglie postmoderne abitate da genitori super perfetti e figli narcisi la vera difficoltà nasca nel momento in cui durante l’adolescenza il figlio, abituato ad essere sempre idolatrato nel contesto familiare, valuta l’ipotesi di allontanarsene (come sarebbe normale facesse per permettere la creazione del proprio sé). Ma, tastando il mondo esterno, vada in crisi per paura “di non farcela” e di incappare nella “vergogna” di non essere abbastanza.


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Paura del giudizio, vergogna e ansia

Questo crea un blocco nel ragazzo, che sempre più spesso inizia a soffrire di problemi di ansia ai quali apparentemente non si riesce a dare una spiegazione.

In realtà l’ansia non è “la malattia” o “il problema” ma una via di scampo, chiaramente inconscia, che gli permette in qualche modo di avere ancora bisogno di essere accudito e di considerarsi dunque ancora il piccolo di casa, rimandando così il momento della separazione.

In conclusione, se da un lato dobbiamo ammettere come inconfutabile l’abilità delle mamme avatar moderne di essere proattive e presenti nella crescita dei figli, questo genera purtroppo degli scompensi che diventano più evidenti nella fase adolescenziale, ma dei quali sarebbe necessario preoccuparsi già a monte. Rendendosi conto che non è possibile proteggere i figli da qualsiasi trauma e rimandare troppo a lungo un distacco che è inevitabile.

In fondo, come ci ricorda Luciana Cursio (psicoterapeuta contemporanea): “Genitori perfetti spesso fanno figli psicotici”.