Il termine “meme” è stato coniato da Richard Dawkins nel suo saggio del 1976 intitolato “Il gene egoista”, dove utilizza la parola “meme” come sostitutivo del termine “gene”, poiché entrambi risultano assonanti, al fine di descrivere il processo di trasmissione e diffusione culturale, simile a quello dei geni tra gli organismi.
Secondo la definizione di Dawkins, alcuni esempi di meme possono essere rappresentati dagli slang, ossia parole che utilizziamo per esprimere concetti in modo più espressivo rispetto al linguaggio comune, o dalle tendenze della moda.
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Inoltre, i meme sono influenzati dalla cultura e dalla società in cui si diffondono. Vivono e muoiono in base all’adozione o al rifiuto da parte della comunità che li circonda. La sopravvivenza e la diffusione dei meme sono strettamente legate alla dinamica culturale e sociale.
Internet e i meme
I meme che troviamo su Internet hanno delle radici concettuali simili a quelli individuati da Dawkins, ma nell’accezione comune vengono spesso considerati come scherzi o battute che guadagnano visibilità grazie alla loro diffusione nel mondo digitale. A differenza dei meme di Dawkins, i meme di Internet vengono costantemente e deliberatamente modificati dalla creatività umana: possono assumere la forma di un breve testo associato a un’immagine, un’illustrazione, una gif, un video o una sequenza di immagini. Un esempio noto è la cosiddetta “content image meme” composta da una o più immagini con un testo sovrapposto, dove il testo trasmette il contenuto e l’immagine dà il tono. Questa forma di meme è facilmente creabile o modificabile, permettendo di generare nuovi meme partendo da quelli esistenti.
Tuttavia, è importante sottolineare che l’associazione di un testo a un’immagine non è sufficiente per creare un meme. Ciò che qualifica un contenuto digitale come meme è la sua trasmissione, diffusione e, soprattutto nel caso dei meme di Internet, la rapidità con cui viene condiviso.
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La psicologia e i meme
In psicologia, i meme possono essere considerati come indicatori culturali e unità di significato (Wang & Wang, 2015). Queste unità riflettono contesti e significati specifici, che possono essere percepiti in modo diverso da individuo a individuo.
Gli psicologi culturali hanno individuato specifiche caratteristiche che consentono ai meme di funzionare come unità culturali:
la fedeltà si riferisce alla riconoscibilità e alla capacità di un meme di essere copiato accuratamente. Il meme di Jordan che piange è un ottimo esempio di fedeltà, poiché è stato riprodotto accuratamente in uno dei formati di meme più popolari, ovvero la “content image meme”, in cui l’immagine viene abbinata a testi vari.
la longevità, invece, indica la durata e la persistenza di un meme nel tempo. Ancora una volta, il meme di Jordan che piange è un esempio perfetto di longevità, essendo diffuso dalla cerimonia di ritiro dell’atleta fino ai giorni nostri, con oltre 12 anni di vita. Questa lunga persistenza dimostra anche la sua alta memorabilità, poiché il pubblico ha riconosciuto immediatamente il riferimento al meme quando Jordan vi ha fatto allusione durante il memoriale di Kobe Bryant nel 2020.
In conclusione, i meme, grazie alla loro identità unica e al loro formato, riflettono in modo efficace la cultura in cui vengono prodotti. Essi sono distinguibili, adattabili e duraturi, e hanno il potenziale per amplificare le rappresentazioni dei valori, dei contesti, delle comunità e degli ambienti in cui sono diffusi. Questa caratteristica rende i meme un terreno fertile per ulteriori approfondimenti e ricerche qualitative su queste tematiche.
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