Reggere situazioni nuove e impegnative è faticoso, chiunque ne farebbe a meno, ma non sarebbe una vita vera.
Il progresso e la tecnologia hanno migliorato la nostra esistenza, dandoci opportunità di cui è giusto avvalersi, ma hanno ridotto drasticamente l’abitudine a sopportare la fatica, quella di cavarsela da soli e di trovare soluzioni alternative.
Ne consegue che spesso gli adulti tendono a semplificare la vita ai bambini, pensando che sia un dovere implicito nell’accudimento e confondendolo con un gesto d’ amore.
Valutiamo la fatica in un’ottica nuova, quella educativa
Mi riferisco alla fatica in senso ampio:
- Fisica (per esempio negli sport)
- Emotiva (gestione delle relazioni ad esempio: risolvere i conflitti, affrontare il distaccamento dalle figure genitoriali, attuale in tempo di inizio scuola)
- Strategie di gioco, ecc…
- Applicarsi in qualcosa di nuovo
- Protrarre l’impegno nel tempo
- Pazientare
- Aspettare
Queste e molte altre sono esperienze che i bambini dovranno affrontare, prima o poi anche da soli.
Concedere Fatica
L’adulto dovrebbe avvicinarsi a loro emotivamente, sostenere le loro libere iniziative e in una prospettiva di graduale autonomia, lasciarli fare da soli, non rimuovere eventuali ostacoli, evitare di dare soluzioni ma concedergli di faticare.
Concedere fatica è dare fiducia.
È come dire: “sono sicuro che puoi farcela da solo, io ti sostengo …ma a distanza, tu prova.”
È motivare a fare, a definire obbiettivi, a vincere resistenze. Ma soprattutto, scoprire le risorse di cui ognuno è in possesso.
Ogni bambino si merita di rendersi conto di cosa è capace…di infinite possibilità.
Può essere faticoso, ma non sarà da solo, avrà vicino i migliori motivatori. Adulti che non si sostituiscono a lui, perché accomodare può essere più facile che motivare, ma non insegna a darsi delle mete e a trovare le strade per raggiungerle.
In pratica cosa fare:
- Permettere al bambino di fare scelte da solo
- Se necessario, fornire stimoli diversi, meglio se molto diversi fra di loro
- Accogliere l’insicurezza
- Verbalizzare il proprio sostegno e la fiducia nella buona riuscita
- Aiutare il bambino a ipotizzare strategie
- Spostare il piano mentale su una prospettiva futura (es: “potresti fare, domani puoi riprovarci, hai pensato di…”)
- Se necessario, fare il primo passo insieme per poi lasciarlo continuare da solo.
E il traguardo?
Non è fondamentale
E so non riuscisse?
Ripartiamo
Quanto ti sta a cuore quell’obbiettivo?
Tanto da rimetterti in gioco o non ne vale la pena?
Restiamo concentrati sulla meta o ci ostiniamo inutilmente su pratiche che non funzionano?
In tutti questi casi si aprono valutazioni diverse che l’adulto dovrebbe sollecitare.
Imparare a variare prospettive è un sano allenamento alla vita.
Conclusioni
L’attenzione dell’adulto dovrebbe restare sull’impegno profuso dal bambino, a prescindere dall’esito. Sarà molto importante apprezzare e valorizzare la fatica spesa.
I BAMBINI?
Evitargli la fatica, è privarli della soddisfazione di averci provato da soli.
GLI ADULTI?
Partecipare alla gioia di un bambino che con fatica ha conquistato un successo da solo non ha eguali.