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Eutanasia e suicidio assistito: qual è la situazione in Italia

Eutanasia e suicidio assistito: qual è la situazione in Italia

La morte della signora Gloria, il secondo caso di suicidio assistito in Italia, ci riporta l’attenzione alla situazione attuale in Italia.

Quali sono le condizioni che consentono ad una persona di vedersi riconosciuto il diritto di chiedere di porre fine alla propria vita?

In cosa consiste il suicidio assistito e quando è autorizzato?

Cos’è l’eutanasia?

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Cos’è l’eutanasia

L’origine del significato di eutanasia risale a tempi antichi, e la parola stessa, di origine greca, unisce il concetto di bene con quello di morte.

Nei pensieri dei filosofi, l’eutanasia esprimeva l’idea di una dipartita naturale e tranquilla, accettata con serenità e vista come un perfetto compimento della vita.

Questo concetto filosofico continua ad accompagnare il nostro pensiero nel mondo moderno. Attualmente, per definire il significato di eutanasia, possiamo fare riferimento all’enciclopedia Treccani, che la descrive come l’azione o l’omissione volta a provocare anticipatamente la morte di un malato al fine di alleviare le sue sofferenze.

Nei paesi in cui l’eutanasia è consentita, è una scelta volontaria della persona che esprime al medico la volontà di morire nel presente o in futuro.

Un’ulteriore definizione attuale è rintracciabile nella Proposta di legge presentata alla Camera in data 12 ottobre 2022 su iniziativa dei deputati: Sportiello, Conte, Di Lauro, Quartini, Marianna Ricciardi.

Il testo della proposta di legge, “Disposizioni in materia di suicidio medicalmente assistito e di trattamento eutanasico”, all’articolo 2, offre la seguente definizione di eutanasia:

Per trattamento eutanasico si intende l’atto con cui un medico del Servizio sanitario nazionale, nell’esercizio delle proprie funzioni, pone fine alla vita, in modo immediato e privo di sofferenza, di un paziente che in modo consapevole ne abbia fatto esplicita richiesta.

Qual è il significato di suicidio assistito

Quando dobbiamo definire il suicidio assistito, possiamo fare riferimento alla stessa proposta di legge, che all’articolo 2 lo descrive come:

“una procedura in cui il personale medico del Servizio sanitario nazionale fornisce al paziente tutto il supporto sanitario e amministrativo necessario per permettergli di porre fine alla propria vita in modo dignitoso, consapevole, autonomo e volontario.”

Quali sono le differenze tra suicidio assistito ed eutanasia

La principale differenza tra eutanasia e suicidio assistito riguarda l’agente che compie l’atto che causa la morte. Nel suicidio assistito, il soggetto è in grado di compiere autonomamente alcune azioni, come auto-somministrarsi una combinazione di farmaci letali, ma riceve l’assistenza del medico che prescrive tali farmaci.

In Italia, attualmente, l’eutanasia è considerata un reato, mentre il suicidio assistito, in situazioni specifiche, può portare all’assoluzione di chi aiuta una persona malata a porre fine alla propria vita.

La Corte Costituzionale ha stabilito, con un’ordinanza del 16 novembre 2018, n. 207, che l’incriminazione dell’aiuto al suicidio non è incompatibile con la Costituzione, ma ha specificato che ci sono situazioni particolari da considerare.

In particolare, la Corte ha fatto riferimento ai casi in cui la persona assistita sia affetta da una patologia irreversibile e subisca gravi sofferenze fisiche o psicologiche che considera insopportabili. Questa persona può essere mantenuta in vita attraverso trattamenti di sostegno vitale, ma è in grado di prendere decisioni libere e consapevoli. In tali circostanze, l’assistenza di terze persone nel porre fine alla vita del malato può essere l’unica possibilità per evitare il prolungamento artificiale della vita, che egli ha il diritto di rifiutare in base all’articolo 32 della Costituzione.

Quattro le condizioni necessarie per il suicidio assistito

Viene riconosciuta la legalità del suicidio assistito a patto che siano soddisfatte quattro condizioni:

  1. Il malato deve essere affetto da una malattia irreversibile.
  2. Tale patologia deve causare sofferenze fisiche o psicologiche insopportabili.
  3. Il paziente deve essere in grado di prendere decisioni autonome e consapevoli.
  4. Il paziente deve essere dipendente da trattamenti di sostegno vitale.

La quarta condizione è la più problematica: mentre in passato il termine “trattamento di sostegno vitale” si riferiva solo a elementi come alimentazione, respirazione e idratazione, nel caso della signora Gloria è stato per la prima volta incluso anche il trattamento chemioterapico.

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