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Educazione Fisica e Scienze Motorie a scuola: gli orizzonti di riferimento (Parte 1)

Educazione Fisica e Scienze Motorie a scuola: gli orizzonti di riferimento (Parte 1)

Il sistema educativo di istruzione e formazione del nostro Paese prevede la collocazione, come Disciplina obbligatoria, all’interno dei curricoli di ogni ordine di scuola, della disciplina centrata sulla motricità, conferendole, così, un vero diritto di cittadinanza sul piano culturale e formativo e riconoscendole, perciò, la piena dignità epistemologica, che ne giustifica la solidità e la consistenza dal punto di vista scientifico e pedagogico. L’area disciplinare riferita alla motricità, nelle Indicazioni Nazionali per il Curricolo, ha assunto la denominazione di “Corpo e Movimento” nella Scuola dell’Infanzia, di “Educazione Fisica”, nella Scuola Primaria e Secondaria di Primo Grado, di “Scienze Motorie”, nella Scuola Secondaria di Secondo Grado.

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Il sapere motorio e la cultura del movimento, legati alla sfera dei saperi procedurali (saperi applicativi), che si affiancano ai saperi dichiarativi (saperi teorici e concettuali), assumono, quindi, un ruolo irrinunciabile nel processo di formazione dell’alunno, in cui lo sviluppo delle conoscenze (il sapere: knows) e delle abilità apprese (il saper fare: skill) diventa generativo di competenze, utilizzabili nel campo del lavoro e della vita (saper essere: life-skill).

Gli elementi epistemologici, i nuclei fondanti e costitutivi della Disciplina riguardano, fondamentalmente, i seguenti quattro assi e orizzonti culturali di riferimento, che pur nella loro distinzione, trovano, nell’agire pedagogico, una dimensione interdisciplinare, che li rende permeabili, trasversali e trasferibili, nell’ambito di una concezione unitaria del sapere:

  1. Concezione unitaria della persona e dei saperi disciplinari (asse unificante dei saperi);
  2. Il significato della corporeità (asse espressivo non verbale);
  3. Il valore dello Sport, nei suoi varie espressioni valoriali (asse abilitativo-prestativo, asse etico-comportamentale, asse socio-relazionale);
  4. La difesa e la salvaguardia della salute (asse igienico-salutistica)

LA CONCEZIONE UNITARIA DELLA PERSONA E DEI SAPERI DISCIPLINARI

Le varie Indicazioni Nazionali, contenute nell’ultima Riforma Scolastica e gli stessi Orientamenti, emanati dalla Commissione Europea, in tema di educazione e di istruzione, affermano che ogni azione educativa deve tener conto dell’unitarietà della persona, nel cui processo formativo, interagiscono e si armonizzano funzioni cognitive, emotivo-affettive, socio-relazionali, corporee.

Nel processo educativo, nei rapporti interumani, nella vita in genere, l’unità è il modo di essere al mondo della persona umana, che si armonizza, di pari passo, con l’unitarietà del sapere, inteso come intreccio ed interazione delle varie aree disciplinari, in cui si superamo gli steccati tra le cose pensate e le cose agite, mediante un processo reciproco di integrazione e complementarietà, per cui l’homo sapiens non può che essere anche homo faber e homo ludens.

Potremmo dire, dunque, che la persona è il luogo pedagogico di incontro di molteplici tendenze centripete (dall’esterno all’interno) e di molteplici tendenze centrifughe (dall’interno all’esterno), che si articolano in tre momenti (nosse, velle, posse), vale a dire del conoscere del volere e del fare. Il conoscere è un’attività assimilativa che intreccia tutte le tendenze centripete; il fare è l’espressione del momento centrifugo; fra i due sistemi si inserisce la fase volitiva e decisionale.

La persona al centro

Come ha avuto modo di affermare Papa Benedetto XVI, nel suo “Incontro col mondo della cultura”, svoltosi a Pavia nel 2007, “solo ponendo al centro la persona e valorizzando il dialogo e le relazioni interpersonali può essere superata la frammentazione specialistica delle discipline e recuperata la prospettiva unitaria del sapere”. Ciò che mette la persona al centro attivo del suo sapere è l’essere educata e l’educarsi alla capacità di trovare un orizzonte di senso nella realtà, di porsi domande e di cercare risposte; al contrario, ciò che distrugge l’unità del sapere come esperienza della persona (e quindi attenta all’unità della persona stessa) è il trovarsi ad ospitare, in modo acritico, molte cose imparate, senza essere state veramente conosciute; cose, cioè, che, spesso, con i mezzi di comunicazione telematica, restano al livello della sola informazione, come saperi frammentati, sgretolati e dispersi, quasi come piccole isole cognitive inerti.

Educazione fisica e sapere motorio

Il sapere motorio, in questo caso, interagendo con gli atri saperi (compresi i saperi dichiarativi) ben si sposa al concetto unitario della persona e dei saperi, perché offre all’alunno la possibilità di:

  • fare esperienze calde di giornata (Frabboni),
  • coinvolgerlo nella sua unità e totalità antropologica,
  • abituarlo a chiedersi la funzione, il significato e lo scopo di un esercizio,
  • assumere un atteggiamento critico sulle cose che apprende (che cosa apprende, come apprende, perché apprende, quali sono gli obiettivi e gli esiti finali del suo processo di apprendimento),
  • provare emozioni,
  • modificare e ristrutturare comportamenti, atteggiamenti, attitudini e stili di vita, in una prospettiva di educazione permanente, che, attraverso i vissuti personali legati al movimento, attivano varie dinamiche, che investono il contesto cognitivo, emotivo, affettivo e socio-relazionale.

Il sapere è, perciò, tale se si sviluppa in una dimensione formativa, che non si limita, cioè, all’informazione, che non è stata interrogata nella sua ragion d’essere e sulla cognizione che non è stata accolta come risposta ad una domanda, come spesso avviene nell’apprendimento dei contenuti culturali disciplinari isolati, i quali vengono travasati, in abbondanza (secondo il concetto dell’accumulo), dall’insegnante all’allievo e inglobati meccanicamente e quasi passivamente da quest’ultimo.

“Non si fanno esperienze senza porre domande”; il domandare , infatti, è il principio del sapere umano, è vita e motore dell’intelligenza, che implica anche una relazione educativa biunivoca e reciproca, in cui, oltre alla comunicazione, entra in ballo la condivisione fra l’educatore e l’educando, in un percorso di crescita che li investe entrambi e li contagia, emotivamente, in un rapporto di reciproca empatia, che si concretizza in un vero e proprio scambio di doni. 

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