IPERTROFIA DELL’IO
In una società come quella attuale, fortemente sbilanciata dall’esaltazione dell’egocentrismo, dall’ambizione del potere, dal dominio e dalla sovrastazione dell’uno sull’altro, prende sempre più corpo e consistenza la lotta per l’affermazione della propria individualità, centrata sull’ipertrofia dell’Io, in cui l’altro si considera come un nemico da dominare ed abbattere, per evitare che ci possa sottrarre e rubare l’oggetto d’amore che ci appartiene. Nello stesso tempo, però, la persona egocentrica ha la sensazione che, per percepirsi come vincitore, bisogna possedere un Io così forte da temere di non possederlo.
La vita del singolo, quindi, ondeggia in un’alternanza dall’alta alla bassa marea, che fa vacillare la sua sicurezza del potere, con una estrema preoccupazione della sua perdita che può sfociare in sintomi patologici caratterizzati “dalla paura e dalla fatica di vivere” .
PAURA, POSSESSO, PSICOPATOLOGIA DELL’IO
In questo modo la lotta e la conquista dell’altro, che diventa oggetto, si configura come il desiderio sfrenato e maniacale di dominarlo per possederlo, come una cosa da comprare. A questo punto l’Io è sopraffatto e a volte, quando la lotta per il possesso non produce il risultato desiderato, si identifica nell’oggetto fino alla devastazione e all’annullamento dell’Io stesso. In questo caso la paura di non possedere l’altro può generare una tensione distruttiva, che diventa depressione e, a volte, violenza nei confronti degli altri, ma anche di se stessi.
Questa percezione di non possesso dell’oggetto, compreso anche quello delle cose inanimate (come comprare un abito costoso), determina una forma di bulimia, paragonabile alla tossicodipendenza, necessaria per poter continuare a vivere. Può sconfinare, nei casi più gravi, in disturbi d’ansia e di paura, disturbi ossessivi, disturbi affettivi, che investono il campo della psicopatologia.
In questa logica primeggia il mondo della finanza e la realtà del possesso: messaggi pubblicitari accattivanti e allettanti dei mass media centrati sul mercato e veicolati verso il consumo influiscono sugli stili di vita di ognuno e diventano un vero e propri motivo dell’esistere. Il risultato finale di questa dinamica sociale può approdare ad un vero e proprio annullamento e negazione di sé.
DALL’IO AL NOI: INVERSIONE DI TENDENZA POSSIBILE
Un’inversione di tendenza, che permetta l’evoluzione umana, da una situazione esistenziale egocentrica ad una condizione socio-centrica, è possibile se si vince la scommessa dal punto di vista educativo.
In alternativa al deserto di tristezza, che rischia di annientare l’umanità, nella cultura del nulla, è necessario avviare, in termini educativi, un riscatto della persona, in termini umanistici, in cui l’affermazione della propria identità si armonizzi con una forma di consolidazione dei rapporti interpersonali, in cui prevalga l’elemento etico del saper essere al mondo, la dimensione valoriale dell’essere insieme agli altri e, quindi, il senso del Noi, alimentando lo spirito collaborativo, che porta all’acquisizione di uno stile esistenziale centrato sula “gioia di vivere insieme” .
L’attenzione che si sposta, in questo caso, dall’Io al Noi, è in grado di superare la fragilità della solitudine e produrre un senso di sicurezza, che solo la solidarietà e i rapporti interpersonali affettivi ed empatici, intesi come il bisogno e il piacere di vivere-con, possono garantire.
IL VALORE EDUCATIVO
L’educazione indirizzata all’apertura verso l’altro da sé presuppone, come afferma Daniel Goleman, un percorso di sviluppo dell’intelligenza emotiva e dell’intelligenza sociale come condizione indispensabile per un’operazione pedagogica necessaria per avviare un processo di alfabetizzazione del convivere.
Si tratta, cioè, di inaugurare, con l’accoglienza dell’altro, una gioia di vivere che dia un senso e un significato etico-sociale alla propria vita e al proprio modo di essere.
Bisogna sottolineare, a tale proposito, che si tratta di un’impresa non facile in una società complessa come quella attuale che, spesso, sembra ostacolare la filosofia dell’essere sacrificandola alla filosofia dell’avere, orientata a perseguire risultati prestigiosi e vincenti, ad esibire il prestigio della propria immagine, in cui la stessa persona, inconsapevolmente, non è padrona di se stessa, ma diventa oggetto di consumo.
In conclusione, inaugurare, soprattutto a livello scolastico, una progettualità mirata ai Traguardi di Sviluppo, centrati su una nuova filosofia del Noi, e su un percorso formativo umanizzante significa guidare gli alunni a decentrarsi psicologicamente verso una realtà che supera la mera individualità (l’Io del singolo si combina a quello dell’altro) e in cui ognuno possa maturare la consapevolezza che ogni persona fa parte di un insieme, di una comunità in cui deve, necessariamente, esistere un aiuto reciproco, uno scambio sinergico di doni, che sia carico di affettiva solidarietà.
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