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Chat WhatsApp: codice di comportamento per insegnanti, alunni e genitori

Chat WhatsApp: codice di comportamento per insegnanti, alunni e genitori

Dopo l’ennesima chat whatsApp, inviata da un professore di 35 anni ad una sua studentessa minorenne, in un liceo classico romano, i presidi della capitale stilano un serio vademecum che presto dovrebbe essere applicato anche su scala nazionale.

Un conto sono le chat di classe, utilizzate per scopi didattici, un altro è utilizzare i social e i servizi di messaggistica istantanea per parlare privatamente con gli studenti e le studentesse di tutto ciò che non è attinente alla scuola.

Hanno commentato i genitori della sedicenne, la quale aveva prontamente avvisato la famiglia a proposito dei messaggi inopportuni.

Il Vademecum

Con l’occasione il codice di comportamento redatto dai dirigenti scolastici non riguarda solo le chat whatsApp ma anche le modalità d’interazione in classe con gli alunni, con i colleghi e le famiglie dei ragazzi.

Mario Rusconi, a capo della Associazione Nazionale Presidi, ha affermato:

Per fare l’insegnante non basta conoscere la materia che si spiega in classe. In molti Paesi internazionali esistono dei codici deontologici solo per i professori […] Il vademecum non è un mansionario ma contiene indicazioni prospettiche di tipo professionale, utili agli insegnanti per affrontare anche una serie di problematiche che nel corso degli ultimi anni si sono sviluppate, a partire dal bullismo.

Inoltre così facendo si va anche a ricostruire quello che è il ruolo educativo del docente e dell’istituzione scolastica, agli occhi dell’opinione pubblica.

Il codice ovviamente non è nulla di perentorio o normativo, perché non presenta sanzioni. Avere delle regole specifiche da integrare nell’uso quotidiano delle chat whatsApp è assolutamente pedagogico, anche per gli adulti. All’estero, infatti, è prassi da tempo – sopratutto in Francia ed Inghilterra.
E allora andiamo a scoprirle.

Codice di comportamento per la messaggistica

Per gli insegnanti, a proposito dei canali non istituzionali utilizzati per comunicare fra gli organi collegiali:

  • Pubblicare solo messaggi relativi all‘attività didattica e quindi alla scuola;
  • Rispettare il diritto alla disconnessione: nel Contratto Integrativo di Istituto è disposto che sia garantito ad ogni docente il diritto a non essere sempre connesso – “libertà fondamentali delle persone” – favorendo una conciliazione tra vita privata e lavoro. Solitamente, infatti, le comunicazioni possono essere inviate dal lunedì al venerdì, fino alle 19:00, salvo messaggi urgenti dal DS o dai delegati/collaboratori;
  • Non esagerare con il numero di post;
  • Evitare di lasciarsi andare a commenti su particolari episodi accaduti all’interno dell’Istituto;
  • Fare uso di un linguaggio semplice e chiaro, per evitare fraintendimenti;
  • Non mancare di rispetto o dare spazio ad ambiguità in relazione agli altri membri del gruppo o di persone assenti;
  • Evitare discriminazioni nei confronti degli alunni. Per casi particolari rivolgersi direttamente al Preside e successivamente alla famiglia.

Suggerimenti per le chat docenti-alunni e quelle dei genitori:

  • Non utilizzare la chat per scaricare frustrazioni e rancori;
  • Informarsi sempre prima di gridare “al lupo, al lupo”;
  • Evitare le gare del tipo a “chi resta più sveglio” di notte;
  • No vocali;
  • No spam;
  • Utilizzare un linguaggio chiaro e assertivo. Evitare messaggi caotici;
  • Evitare qualsiasi forma di discriminazione o propaganda.

Infine per quanto riguarda gli studenti, ci sono anche presidi che hanno inviato comunicazione a proposito della diffusione di foto, post e commenti relativi al proprio l’Istituto: non ne devono danneggiare l’immagine. Sanzione che si sta prendendo in considerazione è: ore di volontariato con lavori socialmente utili.

Le chat whatsApp in pandemia

Naturalmente la richiesta di regolamentare la messaggistica è partita perché è mancato una sorta di galateo digitale, soprattutto da parte degli adulti ed in particolare dei genitori. La tecnologia in sé non è la causa ma è l’uso che se ne fa.

Infatti Valentina Petri, insegnante e blogger racconta che in pandemia, la chat con i suo studenti:

[…] è stata un’ancora di salvezza pronta a trasformarsi in demonio, per questo ho stabilito regole a monte: sì a informazioni urgenti, sì a video e link da condividere con il gruppo classe, tollerate anche parodie dei poeti che studiamo in classe, il resto no.