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Appuntamento con l’Amore

Appuntamento con l’Amore

Nel periodo natalizio, capita spesso di imbattersi in film e programmi televisivi dedicati all’amore e al romanticismo, a flusso continuo e per parecchie ore al giorno. Ne è un esempio il contenitore “Appuntamento con l’Amore”, da cui prende titolo e ispirazione questo articolo.

I film, tanti, tutti sempre uguali, con lo stesso plot, hanno lo scopo di intrattenimento romantico: da un incontro occasionale ad una conoscenza promettente, da una peripezia di allontanamento si arriva ad un reciproco chiarimento dei sentimenti provati, con tanto di bacio suggellatore e promessa di amore per la vita, il tutto in tre o quattro giorni. Fine. Elogio dell’Amore a prima vista.

No, non funziona così.

L’amore a prima vista esiste?

Da psicoanalista abituata ad osservare sia la realtà che la rappresentazione di essa, sia i comportamenti funzionali che quelli disfunzionali rispetto al benessere psichico, non mi sento di dare una risposta affermativa.

In effetti, però, in un incontro, nel giro di pochi secondi due persone sanno perfettamente se c’è attrazione oppure no. Quando si è vicini alla persona che attrae, o si pensa ad essa, nel corpo succedono vere e proprie modificazioni biochimiche: si innalzano i livelli di endorfine e di dopamina (stato di piacere), di noradrenalina (batticuore), così come pure quelli dell’ossitocina, che è addirittura chiamata – quest’ultima – “ormone dell’amore”.

Dunque, qualcosa succede e questo qualcosa è una manifestazione concreta della pulsione libidica, ossia della forza di natura sessuale.

Il concetto di pulsione in Freud

Freud si interessò delle pulsioni a lungo, con diversi scritti alcuni mai pubblicati, finché arrivò alla Teoria delle Pulsioni in “Tre saggi sulla Teoria Sessuale” (1905).

Essenzialmente, è nel primo dei tre libri che si occupò delle Pulsioni, definendole: “il rappresentante psichico degli stimoli che traggono origine dall’interno del corpo e giungono alla psiche”.

Dunque, spinta (Trieb) dall’interno all’esterno ed è proprio questa spinta che determina in modo psichico le nostre esperienze rendendole fruibili nel mondo. Freud chiarì così il concetto di pulsionalità e soprattutto lo distinse da quello di istintualità, che – a sua volta – è determinato da sole regole biologiche. Infatti, l’istinto è riferito alle azioni degli animali, la pulsione è tipica dell’uomo e non è soggetta a leggi della natura.

A proposito, ancora, di pulsione, Freud afferma che essa tenda a “ripristinare uno stato precedente” (Freud, 1920, Al di là del principio di piacere). In ciò, Freud fece riferimento alla ricongiunzione platonica dell’essere che ha perso l’altra parte di sé da cui si è stati separati.

Questo chiarisce la tendenza a trovare narcisisticamente e libidicamente interessante o attraente una persona piuttosto che un’altra.

Nota: ovviamente, nella vita può benissimo succedere che la scintilla che si accende sia solo una, ossia che non si sia corrisposti, ma è un altro tema: non è lo stesso “appuntamento” a due.

Innamoramento

A mio avviso, l’attrazione sessuale non ha a che vedere con l’Amore, bensì con l’Innamoramento – cosa differente – e, tra l’altro, i due termini non non sono affatto sinonimi. Non che durante tutto l’arco dell’amore non ci sia attrazione sessuale, però differenti – come si vedrà – sono le condizioni mentali e fisiche dell’essere in relazione con l’Altro.

Ci si innamora quando la quota di libido riversata su se stessi si trasforma in libido destinata ad essere riversata su un oggetto esterno, ossia sull’Altro.

L’innamoramento è l’idealizzazione dell’altro, certamente, ma è anche rispecchiamento di una quota dell’idealizzazione di noi stessi (Io ideale, Freud 1914, in Introduzione al Narcisismo).

Nell’Altro rispecchiamo noi stessi e crediamo che proprio lui (o lei) sia la persona giusta per noi, quella che ci renderà felici e ci farà realizzare tutti i nostri sogni.

Ma in fondo al nostro animo sappiamo bene che quell’attrazione così forte, così violenta, così incontrollabile ha una scadenza: o finisce tutto e ci si disinnamora oppure si passa all’Amore. E si potrà dire “ti amo” con maggiore consapevolezza dell’intrinsecità dell’espressione. Cambia il senso.

Amore

Dunque, cos’è l’Amore?

È la trasformazione matura dell’Innamoramento: è il momento della costruzione di un Noi; è il vero e primo momento in cui dalle farfalle nello stomaco, così irresponsabili e dalla irrequietezza “psicotica” si passa alla dimensione profonda e alta della realizzazione della vita a due. È la stagione della tenerezza, della compassione, dell’esserci l’un per l’altro. E, soprattutto, è il tempo del Progetto di Vita.

Infatti, l’Amore non è tumulto, è stato di grazia: in senso filosofico questo stato è chiamato “eudaimonia” (Umberto Galimberti, interviste varie) stato che permette, pressoché liberamente, di realizzare se stessi.

L’amore, in teoria, è per la vita.

L’Altro, dunque, se nell’innamoramento è “utile” alla sperimentazione dell’idealizzazione e alla mescolanza libidica di parti narcisistiche di sé, nell’amore l’altro diventa “utile” alla realizzazione profonda di sé.


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Conclusione

Nulla si desidera togliere alle bellezze (differenti) dell’Innamoramento e dell’Amore, ma se ad un “Appuntamento” ci si vuole presentare, sarebbe bene che si andasse consapevoli (nel bene e nel male) e almeno un po’ preparati a delle ipotesi.

In un caso, il rischio è una profonda quanto rapida disillusione, perché troppo in fretta ci si rende conto di esser-ci troppo nell’immagine dell’altro. Nell’altro, si potrebbe presentare una probabile via diretta al tradimento oppure alla rassegnazione, perché l’altro – se non sorretto nella medesima offerta di realizzazione – o resta dentro (con tutti i probabili segni claustrofobici di sofferenza), oppure se ne va in cerca di nuovi giri di giostra.

In ogni caso, innamorarsi e amare sono tra le più belle esperienza che la vita mette sotto il cielo di ognuno e sono tra i più bei doni che possiamo offrire a noi stessi e agli altri.