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Anoressia nervosa: il “peso” di essere se stessi

Anoressia nervosa: il “peso” di essere se stessi

Il mondo a cui apparteniamo oggi è cambiato. Viviamo in un’epoca in cui conta più il contenitore che il contenuto: si è abituati così tanto a curare l’involucro da non curarsi di quanto c’è al suo interno. Questa, probabilmente potrebbe essere la spiegazione che meglio rende l’idea di cosa significhi soffrire di un disturbo alimentare. Nello specifico verrà trattato uno dei disturbi in modo particolare.

DISTURBI DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

Si definisce disturbo del comportamento alimentare (DCA) una patologia caratterizzata da una alterazione delle abitudini alimentari e da una preoccupazione eccessiva ed ossessiva relativa alle forme e al peso del proprio corpo. Vengono classificati come disturbi dell’alimentazione la bulimia nervosa, l’anoressia nervosa e il disturbo da alimentazione incontrollata. Ciò che accomuna un disturbo alimentare ad un altro è quasi sempre l’alterazione della propria immagine corporea. Di solito questi disturbi correlano sempre con altre tipologie di patologie quali la depressione, i disturbi d’ansia, il disturbo ossessivo- compulsivo e i disturbi di personalità. Talvolta possono essere compiuti anche atti autolesionistici e, nei casi più gravi, tentativi di suicidio.


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ANORESSIA NERVOSA

Come si è accennato nel paragrafo precedente, l’anoressia nervosa è uno dei disturbi del comportamento alimentare. Nonostante sia il più noto, quello maggiormente menzionato e discusso è anche quello meno compreso. L’anoressia nervosa compare tra l’adolescenza e la prima età adulta e si caratterizza per un’eccessiva preoccupazione del proprio peso corporeo e una distorsione limitante ed estrema per “ciò che si vede allo specchio”. In gergo scientifico parliamo di “dismorfofobia”. Due sono le tipologie di anoressia nervosa:

  • ANORESSIA DI TIPO RESTRITTIVO: la perdita di peso è ottenuta attraverso una dieta restrittiva ed un’eccessiva attività fisica;
  • ANORESSIA DI TIPO BULIMICO/CON CONDOTTE DI ELIMINAZIONE: in questo caso le restrizioni alimentari sono seguite da intense abbuffate che culminano con l’espulsione di cibo attraverso il vomito autoindotto o l’utilizzo di lassativi.

Si è cercato a lungo di capire cosa provochi questa patologia e studi scientifici ritengono che buona parte di essa sia una questione di geni a cui si accompagnano, però anche dinamiche sociali e familiari. Considerando l’aspetto clinico, l’anoressia nervosa si manifesta attraverso:

  • eccessive restrizioni caloriche e perdita consequenziale di peso, variabile da 0,5 kg a 1 kg a settimana;
  • paura di ingrassare. Proprio per questo vengono messi in atto dei comportamenti di intensa ed eccessiva attività fisica, talvolta estenuanti;
  • alterata percezione del proprio corpo. Il/la paziente anoressico/a non ha una visione chiara del proprio corpo, a tal punto da vedersi continuamente in sovrappeso, nonostante arrivi ad essere gravemente sottopeso.

Comprovati studi dimostrano che il metodo più efficace per la cura dell’anoressia nervosa è di tipo psicologico, in modo particolare ricorrendo alla terapia cognitivo-comportamentale.

OLTRE LA MALATTIA

Purtroppo si pensa ancora che l’anoressia sia un capriccio, un voler raggiungere la magrezza, a tutti i costi, per essere più belle/i. In realtà questa tipologia di pensiero caratterizza la mente del soggetto anoressico solo all’inizio. La prima fase di questa malattia pervasiva consiste nel voler perdere qualche chilo di troppo per motivi puramente estetici. E così, quando l’ago della bilancia inizia a scendere, le persone cominciano a complimentarsi per il traguardo raggiunto, il soggetto prova un senso di euforia e di benessere enorme. Questa fase prodromica viene definita “luna di miele”, proprio per il piacere che diffonde.

Le difficoltà purtroppo iniziano dopo, quando tutto quello che si credeva potesse essere soggetto al proprio controllo, in realtà non lo è. E così, il primo taglio avviene in direzione della sfera sociale che inizia a diventare un pericolo: un invito a cena, per esempio è un vero e proprio campo minato poiché non si sa cosa quali pietanze verranno proposte, se le calorie da ingurgitare sono quelle che “ci si può permettere” e diventa persino fastidiosa la presenza di quelle persone che sembrano voler invadere quei rituali di cui, ormai non si può più fare a meno.

La vita del soggetto anoressico diventa una questione di controllo maniacale, di raggiungimento di un perfezionismo malato. E più, il soggetto si vede allo specchio meno riesce a guardarsi.

Ma perché? Cosa c’è nella testa di chi mette in atto queste condotte? Purtroppo un’enorme necessità di attenzioni poiché incapaci di darsene da soli. E così si pensa che l’amore passi attraverso l’estremismo, in ogni cosa. Che per essere accettati sia necessario privarsi della propria essenza perché, probabilmente è sbagliata. E che quelli giusti siano gli altri.

L’anoressia, a dispetto di quanto si crede, è un disperato bisogno d’amore manifestato attraverso un silenzio assordante, quasi come fosse un “Urlo di Munch”. La mente di questi soggetti è un labirinto in cui si intrecciano così tanti pensieri da rimanere ingarbugliati al loro interno e, purtroppo, tante volte ci si rimane per sempre.

In realtà, il cibo non è l’elemento centrale ma è solo un mezzo attraverso cui si esprime un disagio: il disagio di sentirsi talmente pesanti da desiderare, piano piano, di sparire.