L’attività motoria come investimento strategico per la tutela della salute e per la promozione del benessere psico-fisico
La tematica dell’attività motoria e le sue implicazioni che investono il campo della salute e, più in generale, il campo dell’educazione, è ampiamente evidenziata, discussa e approfondita dalle attuali scuole di pensiero, dalle teorie psico-pedagogiche più accreditate, nonché dalle recenti scoperte delle neuroscienze.
Ne deriva la consapevolezza che l’attività fisica costituisce, di fatto, uno dei nuclei fondanti della vita umana, soprattutto in una società moderna, civile ed ispirata ai valori dove lo scopo primario delle Istituzioni pubbliche dev’essere quello di assicurare il benessere psico-fisico e lo sviluppo dei valori etico-comportamentali di tutti i cittadini.
In realtà, una società come quella attuale, fortemente caratterizzata dalla meccanizzazione e dall’automazione accelerata dei processi produttivi e dall’immobilità fisica con esse collegate e ulteriormente aggravata dalla Pandemia del COVID-19, di fatto, condiziona gli stili di vita delle persone .
Le restrizioni imposte, infatti, hanno limitano le attività di movimento per tutta la popolazione, compromettendone la funzionalità di organi e apparati, nonché il grado di efficienza fisica, anche nelle semplici attività quotidiane.
La moderna tecnologia offre, infatti, a tutti ed in particolare alle persone di qualsiasi età, molti espedienti per evitare l’uso del corpo ed annullare la fatica fisica.
Eppure, le più recenti evidenze scientifiche dimostrano che le persone attive, indipendentemente dall’età, presentano, oltre ad una migliore condizione fisica, una riduzione significativa dei fattori di rischio di malattie croniche ma, soprattutto, una percentuale di decessi cardiovascolari inferiore del 30% rispetto ai sedentari.
Le indagini svolte a livello internazionale dimostrano, infatti, che un quarto delle cause di morte è dovuto all’inattività fisica.
Attività motoria e risposta immunitaria
Ricerche e studi specifici piuttosto accreditati evidenziano, inoltre, nelle persone che praticano un’attività fisica con costanza e continuità, un’azione difensiva dalla contrazione di infezioni e di esposizioni a contagi e di prevenzione di certi fenomeni di stress legati alla vita sedentaria.
La migliore risposta immunitaria riferita a una migliore barriera di contrasto rispetto a patologie virali, compresa quella collegata col Coronavirus, è stata riscontrata soprattutto nell’attività fisica moderata (per esempio un’attività blanda o moderatamente intensa, come la semplice camminata), mentre, secondo alcuni studiosi, tale difesa si indebolisce nello sport agonistico che prevede sforzi fisici maggiori (es. maratona o altri sport ad elevata intensità agonistica).
In base a questa teoria, nota come “open windows”, dopo aver svolto un esercizio molto intenso si verificherebbe una diminuita funzionalità temporanea del sistema immunitario (da 3 ore a 3 giorni a seconda dei casi) e, quindi, una maggiore predisposizione alle malattie e alle infezioni del sistema respiratorio, compresa la possibilità di sviluppare la comparsa del COVID – 19.
Resta, perciò, accertato, che con la ripetizione sistematica e prolungata dell’attività, svolta a ritmi blandi o moderati migliora la resistenza dell’organismo contro l’attacco di virus o batteri, influendo, in qualche misura, sulla difesa immunitaria (“Coronavirus e attività motoria adattata”, Carmelo Giuffrida, 7 Marzo 2020).
Altri contributi, in questo campo, sono stati offerti da J. Romeo et al., Session 6 : Role of phisical activity on immune function, nell’articolo “Physical activity, Immunity and Infection”, il quale sostiene, comunque, che esiste un dibattito ancora in corso sulla materia.
L’azione immunitaria è svolta, principalmente da una serie di cellule : immunoglobuline, macrofagi, neutrofili (globuli bianchi), mastociti, linfociti NK (cellule Natural Killer), che sono in grado di creare una barriera difensiva degli agenti esterni virali.
Attività motoria e sistema nervoso
Lo scienziato Donald Olding Hebb (1904 – 1985) sostiene il valore del corpo in movimento, che, sperimentando una conoscenza esplorativa dell’ambiente, svolge un’importante azione nel processo di modificazione della rete neuronale, che è alla base della memoria e dell’apprendimento.
In base a tale teoria l’esperienza fisico-motoria è, quindi, in grado di attivare circuiti e strutture specializzate, capaci di mantenere l’eccitazione elastica del neurone e di determinarne importanti modificazioni adattive.
Una ricerca presentata a Toronto al meeting annuale della American Academy of Neurology (2020) ha coinvolto 1557 persone, nelle quali è stato esaminato il cervello con risonanza magnetica.
Il campione è stato suddiviso sulla base dei diversi stili di vita: un gruppo poco attivo e un gruppo attivo.
Il gruppo sedentario presentava in media una superfice di 871 centimetri cubici, contro gli 883 centimetri cubici del gruppo più attivo dal punto di vista motorio, corrispondente, cioè, a 12 centimetri in più.
Gli studiosi hanno, inoltre, sottolineato che, per ottenere questo risultato e mantenere giovane il cervello, bastano semplici attività di movimento, come la semplice camminata, il nuoto, la danza, le attività di giardinaggio, ecc.
È stato, inoltre, verificato, a tale proposito, che una persona che svolge attività fisica risulta biologicamente più giovane di 4 anni rispetto alla sua età anagrafica.
L’autore di questo studio, la ricercatrice della Columbia University Yian Gu ha, recentemente (2015), effettuato un’indagine sul ruolo della dieta mediterranea, dell’attività motoria, del sonno e di altri fattori legati allo stile di vita, rapportati all’attività cognitiva del cervello e alla possibilità di rallentarne, attraverso il movimento, il processo di invecchiamento e l’insorgenza delle malattie neurodegenerative.
Altre ricerche, anche a livello nazionale, hanno dimostrato che un’attività fisica di due ore e mezza a settimana di attività aerobica, come la corsa lenta, svolta per 4 mesi, rende il nostro organo pensante più efficiente, più lucido e in grado di prendere decisioni in tempi decisamente più brevi.
Le evidenze scientifiche, dunque, sottolineano che l’esercizio fisico può essere considerato un vero e proprio farmaco, come sottolinea l’Organizzazione Mondiale della Sanità che, nel sostenere l’azione di prevenzione delle varie patologie, legate alla mancanza di movimento, afferma che “se esistesse un farmaco in grado di dare gli effetti benefici dell’esercizio fisico, sarebbe il medicinale più prescritto al mondo”.
Il fenomeno della sedentarietà, che sta assumendo dimensioni sempre più preoccupanti, in particolare nella terza età, si configura, dunque non solo come una limitazione funzionale, ma come una vera e propria malattia ipocinetica, definita anche la malattia del secolo dei paesi sviluppati.
In tutto il mondo, infatti, un adulto su 4 e 3 adolescenti su 4 (tra gli 11 e i 4 anni), non svolgono un’attività fisica adeguata che, secondo le Raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sarebbe quantificabile in almeno di 150 minuti settimanali per gli adulti e di 60 minuti al giorno per i bambini e i ragazzi.
Si presenta, dunque, l’esigenza/urgenza che le Istituzioni preposte o le varie associazioni presenti nel territorio, si facciano carico di questo problema e che attivino progettualità mirate verso una campagna di “alfabetizzazione culturale” del fenomeno motorio-sportivo, orientato alla difesa e al potenziamento della salute, intesa nella accezione più ampia di difesa della vita, secondo il principio enunciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che considera la salute come “uno stato di benessere fisico, mentale e sociale completo e non semplicemente l’assenza di malattie o infermità”.
Lo stretto rapporto tra attività motoria e salute non rappresenta, comunque, un fatto nuovo, ma trae origine da un concetto antico, già presente nella civiltà antica, a partire da Platone (427-347 a.C.), Ippocrate (460-377 a.C.), Galeno (131-201 d.C.) e altri, i quali, già nella loro epoca, sostenevano che la pratica di un’attività fisica regolare fosse correlata a significativi benefici per la salute e al benessere psico-fisico.
Dopo il periodo greco, l’associazione tra attività fisica e salute non ha più ricevuto adeguata attenzione fino alla metà del 20° secolo, tanto che, ancora adesso, il mancato decollo di una pratica motoria generalizzata, in tutte la fasce della popolazione, costituisce motivo di forte preoccupazione a livello mondiale.
È, dunque, urgente e necessario, a questo punto che, di fronte a situazioni di malessere sempre più diffuse, le istituzioni preposte, le strutture sanitarie o altri soggetti impegnati nel campo di attività promozionali finalizzate a garantire la salute dinamica dei cittadini, concentrino l’attenzione e mobilitino gli sforzi intellettuali ed operativi per attivare un piano d’intervento ad ampio respiro.
Linee guida e principi dell’OMS
Si riportano, qui di seguito, alcune riflessioni personali, integrate dalle strategie indicate da 53 Stati Membri nella 65ma Riunione del WHO REGIONAL COMMITTEE FOR EUROPE, che hanno adottato una nuova strategia sull’attività fisica 2016 – 2025. Esse ci indicano, infatti, alcuni principi prioritari per le politiche nazionali, che si concretizzano nei seguenti interventi:
- ridurre la sedentarietà e promuovere l’attività fisica in tutte le fasi della vita,
- creare condizioni di vita fisicamente e psicologicamente “sane”,
- creare servizi e infrastrutture adeguati, per promuovere l’incremento della pratica motorio-sportiva generalizzata, che possano favorire la partecipazione dei cittadini e della comunità,
- garantire l’assenza di diseguaglianze nell’accesso ai servizi,
- attivare progettualità integrate sul territorio, che favoriscano la promozione e il potenziamento della salute, del benessere individuale e sociale, nell’ambito di un quadro valoriale, riferito allo sviluppo della cittadinanza attiva (star bene con se stessi e star bene con gli altri),
- sviluppare apposite progettualità non limitate all’aspetto semplicemente informativo, ma centrate principalmente su un percorso di prevenzione e di assunzioni di personali consapevolezze utili ad adottare comportamenti e atteggiamenti igienicamente ed eticamente fondati,
- adottare strategie che prevedano il monitoraggio e la valutazione delle iniziative di promozione dell’attività motorio-sportiva.
Oggi, più che mai, dunque, è necessario fornire a tutti, ed in particolare alle persone fragili, una corazza per difendersi da “patologie” che oggi l’uomo si autoprocura nell’ossessivo bisogno di un sollievo immediato, che li liberi da forme di disagio paradossalmente prodotte da quella stessa società del benessere che, sebbene abbia sconfitto tante miserie e malattie, ha creato altre forme morbose che sono causate, nel 70% dei casi, da errori di comportamento.