L’archetipo “madre” è l’immagine che ciascuno di noi ha da sempre, frutto dell’inconscio collettivo, che crea un modello di madre idealizzato. Ancor prima di essere madri crediamo di sapere cosa aspettarci da noi stesse e cosa la società pretenderà da noi nel momento in cui saremo investite di tale nuovo ruolo.
La nostra cultura identifica l’immagine di madre con quella di una donna felice, appagata, che sta realizzando un sogno. Le credenze rispecchiano emozioni molto lineari, positive, legate all’amore, alla felicità, alla gioia.
Una rappresentazione quasi monotona e che non prevede scossoni.
La madre come modello di eccellenza
Contestualmente oggi l’eccellenza è l’obiettivo da raggiungere. La performance ha assunto un ruolo principe nella nostra quotidianità, grazie anche ad una vita sempre più “vetrinizzata”.
I progressi scientifici fanno sì che le mamme di oggi siano madri per scelta, che decidono di arrivare ben preparate al momento del parto. Donne che cercano di mettere insieme un corredo teorico, affettivo e pratico che possa accompagnare loro e i loro bambini e aiutarle ad affrontare e dissimulare quell’ansia latente che percepiscono dentro di sé.
La genitorialità, infatti, nonostante sia una fase assolutamente normale della vita adulta, rappresenta comunque un momento molto delicato per le persone che si avvicinano ad essa e il modo in cui ciascuna persona vi si adatta è fortemente mutevole in base ad una serie di fattori personali e situazionali.
L’importanza della rete e delle community
Diventa inconfutabile l’importanza della rete, mediante la quale è possibile accedere a siti più o meno accreditati a livello scientifico, blog personali riportanti le esperienze soggettive, forum di discussione all’interno dei quali è possibile confrontarsi con altre donne che stanno attraversando una fase analoga alla propria, che probabilmente hanno i loro stessi dubbi e i loro stessi timori.
La gravidanza prima e la maternità poi mettono a dura prova sia il fisico che la psiche della madre. Fare parte, ad esempio, di una community a tema le mette in condizione di entrare in contatto con altre donne che stanno vivendo un’esperienza simile alla propria, di confrontarsi, di scambiarsi opinioni e consigli.
Credenze e paure ancestrali
È buffo notare come, nonostante il proliferare di informazioni e di ricerche che aumentino le competenze specifiche della futura mamma, nella sua testa facciano sempre e comunque capolino delle credenze ben meno “ragionevoli” e “ragionate”.
Ne è un esempio l’idea che il parto possa più facilmente avvenire in una notte di luna piena. O che alcuni prodotti non debbano essere neppure assaggiati dalla futura mamma per non mettere a rischio la salute del nascituro. O ancora che la forma della pancia possa fornire chiare indicazioni riguardo il sesso del bambino.
A livello psicologico questa è forse la dimostrazione che, per quanto impegno si possa investire per razionalizzare un evento come la gravidanza e il parto, questi manterrà sempre un che di istintivo e magico, in quanto tale non programmabile.
Ma cosa succede realmente dentro la futura madre nel momento in cui si scopre che presto avrà un bambino da accudire?
La nascita di una madre
La Dott.ssa Gisella Congia, psicologa formata in ambito perinatale, ha pubblicato un interessante progetto, intitolato Katastrophé edito nel 2021.
Il titolo è stato scelto proprio per darci un’idea di quanto l’esperienza materna possa essere in realtà tutt’altro che lineare, ma un vero e proprio “rovesciamento” (il verbo greco καταστρέφω significa proprio capovolgere) tra ciò che si immagina e ciò che si può sperimentare.
Tra i tanti esempi da portare, uno è quello dell’allattamento. Descritto come momento magico, di massima interazione tra madre e neonato, evento rispondente a caratteristiche di assoluta naturalità… Ma che per qualcuno può rivelarsi difficile, fonte di angoscia, stanchezza fisica, e senso di colpa. Perché “se non allatti e se non allatti per abbastanza tempo non sei abbastanza mamma”.
La stessa scoperta della gravidanza può provocare sentimenti ambivalenti di gioia da un lato e di paura, di senso di perdita dall’altro. Gioia per un desiderio che si realizza, per una famiglia che cresce. Paura per un se che da quel momento cambierà, morirà in parte per lasciare spazio a qualche cosa di nuovo e sconosciuto.
L’arrivo del bambino può essere un altro momento delicato, perché non sempre corrisponderà all’immagine che la mamma si era fatta di lui/lei nei nove mesi precedenti. Può succedere e, anzi, è abbastanza comune provare sentimenti contrastanti nei confronti del proprio bambino, amore e odio che si alternano. Amore per la nuova vita che sopraggiunge, odio e terrore per il sentimento di morte del vecchio sé, che con l’arrivo del nuovo membro della famiglia dovrà certamente essere rivisitato.
Perché nel momento in cui nasce un bambino, in quello stesso istante, nasce anche un genitore. E quel genitore sarà tenuto ad essere persona diversa da quella che era prima ma sarà inevitabilmente intricata fra il sé esistenziale pregresso, il presente storico e le proiezioni del sé nel futuro.
Il delicato tema dei cambiamenti fisici, psicologici ed emotivi che coinvolgono la donna durante la gravidanza e la maternità è approfondito nel seminario gratuito online Genitori non si nasce e nel corso online La maternità consapevole – Dalla nascita del figlio, alla nascita della madre.
Gravidanza e maternità tra gioia e paura
Sono dunque da considerarsi naturali sentimenti che si estendono in un più ampio e complesso spettro di quello che normalmente viene raccontato: paura, depressione, disturbi o sbalzi dell’umore, senso di inadeguatezza ne fanno parte a pieno titolo.
Purtroppo si parla ancora troppo poco di questo ampio ventaglio emotivo, delle ambivalenze che si aprono al cuore di ogni donna che diventa mamma.
Si dice purtroppo troppo poco che non esistono emozioni giuste o sbagliate, ma solo emozioni vere e che ci insegneranno ad essere madri. Uniche. Forti. Diverse. Vere.