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25 Ottobre, Giornata Internazionale degli Artisti: La nascita dell’artista indipendente

25 Ottobre, Giornata Internazionale degli Artisti: La nascita dell’artista indipendente

Francesco Poli, storico dell’arte, nel suo libro Il sistema dell’arte contemporanea (laterza.it) ci parla di come nel secolo XVII, in Francia, patria dei pittori più famosi, esistesse lo statuto dell’Accademia, per la precisione Accademia des Beaux Arts, fondata nel 1648, ovvero un organo di selezione, legittimazione e controllo degli artisti. L’Accademia vietava agli artisti una carriera libera ed indipendente: la carriera di un giovane artista doveva, necessariamente, passare attraverso delle tappe controllate dal sistema accademico.

L’unica soluzione era quella di un mercato alternativo, completamente nuovo, come quello che incomincia a prendere forma in Francia verso la metà del 1800, con la nascita e lo sviluppo delle esposizioni indipendenti, organizzate dagli artisti, una produzione artistica radicalmente nuova che, come tale, veniva rifiutata e boicottata dalle strutture dominanti del mercato ufficiale.

Dal Salon des Réfusés al Salon des Indipéndants

Nel 1863, infatti, ci fu la prima ed unica edizione del Salon des Réfusés, voluto da Napoleone III per permettere di esporre agli artisti esclusi dai Salon ufficiali. In quella occasione, Manet, quello che ormai oggi è ricordato come uno dei più talentuosi pittori francesi della corrente impressionista, espose “Le déjeuner sur l’herbe”.

Fu proprio così che Manet diventò il capofila della nuova generazione degli artisti indipendenti. La sua opera, se da una parte fu oggetto di derisione, fu ammirata invece dalla minoranza più vitale e innovatrice del mondo dell’arte. Intorno a lui nacque appunto il gruppo degli Impressionisti.

Dopo il Salon des Réfusés bisogna aspettare fino al 1884 per vedere nascere un vero Salon alternativo, cioè il Salon des Indipéndants, senza premi né giuria, il prototipo di tutte le altre manifestazioni espositive europee indipendenti.

Artista si nasce o si diventa?

Ma Artisti si nasce o si diventa? Come si domanda Angela Vettese, critica d’arte (cfr. Artisti si diventa – Angela Vettese – Libro – Carocci – Quality paperbacks | IBS ), il talento creativo è un dono innato o può emergere ed essere coltivato anche in persone che, da piccole, non avevano mostrato predisposizioni particolari? Quanto conta la vera bravura e quanto invece il riconoscimento dei critici, collezionisti o direttori di musei, nel trasformare uno sconosciuto in una firma famosa e di successo?

La situazione paradossale dell’artista contemporaneo è che, da un alto, la sua figura è per molti versi mitizzata, in quanto simbolo di libertà creativa individuale ma, dall’altro lato, per poter emergere, affermarsi ed essere conosciuto, deve accettare in misura più o meno pesante, i condizionamenti del sistema dell’arte.

In altre parole, le teorie sugli artisti tendono a riunirsi attorno a due tipi di approcci che Vera L. Zolberg, educatrice di sociologia americana, (cfr. Costruire una sociologia delle arti) definisce in due modi:

1. Psicologico: con questo termine si spiega il processo attraverso il quale emerge l’abilità artistica come riflesso dei tratti interni dell’individuo, quali intelligenza, il talento, le spinte e gli impulsi o le reazioni ad esperienze personali.

2. Sociologico: considera il supporto istituzionale e le regole che di solito circondano la produzione culturale, in cui gli artisti svolgono solo un ruolo.

L’artista, quindi, deve poter contare non solo sulle capacità artistiche ma deve anche sviluppare quelle “manageriali” e, per quanto tutto ciò contrasti con la visione tradizionale dell’artista che vive solo del suo talento, l’artista deve dover far i conti anche con il mercato e le tendenze dominanti; fermo restando, sempre e comunque, la presenza di una personalità caratteristica e la sua stravaganza, che rimangono imprescindibili nel suo “essere artista”.