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UN PASSO AVANTI NELLA TUTELA DEI DIRITTI DEI MINORI: NO SMARTPHONE PRIMA DEI 14 ANNI, NO SOCIAL AL DI SOTTO DEI 16 ANNI

UN PASSO AVANTI NELLA TUTELA DEI DIRITTI DEI MINORI: NO SMARTPHONE PRIMA DEI 14 ANNI, NO SOCIAL AL DI SOTTO DEI 16 ANNI

Il 25 settembre 2024, è stata presentata in Senato con 50mila firme la petizione lanciata da personalità del mondo della cultura, dell’educazione e dello spettacolo.

L’incontro è stato organizzato dalla senatrice Simona Malpezzi, sottolineando l’accordo delle forze politiche, e ha introdotto due professionisti della formazione, primi firmatari della petizione.

Tali professionisti sono Daniele Novara, pedagogista e direttore del Centro Psicopedagogico e Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta, entrambi autori di testi sull’età dell’infanzia e dell’adolescenza.

È certamente ormai acclarato, noto anche ai non esperti ed evidenziato da svariati studi scientifici, come l’uso smodato, precoce di telefonini “intelligenti” e la partecipazione attiva sui social, prima di una età ben precisa, siano dannosi per la salute mentale dei nostri ragazzi; in particolar modo se parliamo di bambini molto piccoli. 

Novara precisa che oggi, bambini di circa otto anni, possiedono non solo uno smartphone, ma anche un numero di telefono, tramite una firma di uno dei genitori.

Novara ha anche aggiunto di non voler mettere in discussione il valore delle tecnologie e la loro utilità, ma ha ribadito la necessità di stabilire, ufficialmente, un’età “giusta/adeguata” per poter familiarizzare con i vari dispositivi e ciò che da essi ne deriva; dire qualche “no” in più sarebbe la scelta più opportuna. 

Ripensare e ristabilire, dunque, un tempo, un limite, regoline e anche delle negazioni che molto spesso i genitori non sanno come gestire, delle difficoltà all’ordine del giorno.  

Tutto conseguenza di una mancata autorevolezza, la paura di dover dire dei no, insieme ad una scarsa propensione a organizzare e monitorare la routine, la quotidianità di un bambino.

 LA CENTRALITÀ DEI GENITORI NELL’EDUCAZIONE DEI FIGLI E IL RUOLO AUTOREVOLE DELL’ADULTO: “L’ADULTO È L’ADULTO”

Citando il titolo del primo capitolo del libro  Allenare alla vita – Alberto Pellai | Libri Mondadori , di Alberto Pellai, medico e psicoterapeuta, si evince come l’autore auspichi ad un ritorno della figura di un adulto autorevole.

Genitori, adulti che devono rendersi conto al più presto, in special modo al giorno d’oggi, di dover riprendere, con consapevolezza, la responsabilità della crescita dei propri figli, attraverso regole, limiti e “divieti” (piccoli e grandi “no”), le basi sicure per un bambino.

L’adulto deve indicare la via al bambino, non farsi guidare da chi non conosce ancora ciò che lo circonda; non si tratta di essere “sadici”, come afferma Pellai, ma soltanto di essere: “[…. l’adulto della tua vita”.

Una certezza per il bambino che sa e può fidarsi, capisce la stabilità e la fermezza nella sua educazione e allo stesso tempo, si allena alla fatica, ai piccoli stress da sopportare, per poter poi in futuro saper tollerare delle frustrazioni più grandi e diventare forte.

Il bambino piccolo, di due o tre/quattro anni, necessita di affidabilità e figure genitoriali salde, che con amore facciano sentire la loro presenza centrata e strutturata, anche con dei decisi “no”.

Prima dell’adolescenza, non emerge il bisogno di staccarsi, anzi, la prima vera urgenza per un bimbo piccolo è quella di aver un valido sostegno alla sua crescita.

I piccoli capricci sono semplicemente un richiamo, una prova del bambino per vedere se il genitore è realmente una figura solida e una guida sicura, non vi è altro da leggere e interpretare; non c’è manipolazione e o “cattiveria” nei capricci dei più piccoli.

DIRE “NO” PER PROTEGGERE L’ INTELLIGENZA DI BAMBINI E RAGAZZI

La sfida educativa, dunque, parte dai primi anni, senza il timore che dire “no”, negare ciò che non si ritiene giusto, possa recare un danno al bambino, anzi, semmai il contrario; tener ben presente questo concetto condurrà ad aver un punto di riferimento anche quando sarà il momento di gestire il digitale.

Sicuramente la proposta di legge (DDL) discussa in Senato, se verrà concretizzata, sarà di gran supporto ai genitori, come dichiarato anche da Daniele Novara:

“[…] una cornice normativa chiara per poter educare i figli”; senza nulla togliere all’ impegno delle figure genitoriali, che deve e dovrà rimanere comunque imprescindibile, un co-fattore determinante per la riuscita dell’obiettivo prefissato: tutelare la salute psicofisica di bambini e ragazzi.”

Nel suo intervento al Senato, Alberto Pellai, a tal proposito, si è così espresso:

”L’uso dello smartphone compromette la salute”.

Quindi, le facoltà mentali dei minori vengono messe a dura prova: il cervello in piena crescita iper-stimolato, ad una velocità che non è quella con cui normalmente sviluppa e funziona, non dà modo alla concentrazione, all’attenzione e alla capacità di moderazione degli impulsi di strutturarsi e rinforzarsi nella corteccia prefrontale.

Alberto Pellai, nel suo libro, citato in precedenza, elenca molte altre conseguenze sulla salute mentale e le attività cerebrali dei minori, si unisce alle voci autorevoli delle neuroscienze e di tantissimi pediatri:

  • Problematiche legate al sonno.
  • Disturbi cognitivi di varia natura e un notevole calo dell’apprendimento.
  • Sviluppo limitato del pensiero logico-razionale.
  • Iperattività.
  • Disturbi comportamentali, come aggressività e rabbia sopita e latente, un mancato equilibrio tra emozioni differenti.
  • In ultimo, stati d’ansia, depressivi, incapacità di tollerare frustrazioni e conseguenti fenomeni di dipendenza.

 

 

 

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