Aggressività, autolesionismo, frustrazioni sempre più difficili da gestire, ritiro sociale e poi i social: una dipendenza che spinge i più giovani dentro “una bolla virtuale” inaccessibile ai genitori. Scopriamo l’ampio campionario di patologie esaminate dai duecento psicologi che durante il periodo pandemico sono stati inviati nelle scuole calabresi, grazie a un protocollo siglato dal Consiglio nazionale dell’Ordine e dal ministero dell’Istruzione.
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Al termine del progetto concluso nel 2022, dopo la fase più acuta della pandemia, si desidera dare seguito a questa iniziativa, almeno in Calabria. “Circa un anno fa, un gruppo di psicologi, fra cui alcuni membri del Consiglio dell’Ordine, ha presentato alla Regione Calabria un progetto di psicologia scolastica che mira a inserire in modo definitivo lo psicologo all’interno degli istituti”, spiega Rocco Chizzoniti, consigliere dell’Ordine degli Psicologi della Calabria. L’obiettivo è garantire una presenza stabile.
“Alla luce di quanto emerso, diventa necessaria una presenza stabile e continuativa, non solo in situazioni di emergenza. L’obiettivo è sicuramente quello di avere un impatto maggiore, soprattutto a lungo termine, per aiutare i ragazzi, gli insegnanti e le famiglie ad affrontare le problematiche che emergono all’interno delle scuole. Gli istituti scolastici già svolgono un grande lavoro, ma la presenza dello psicologo può contribuire alla prevenzione e alla creazione di una rete di supporto”.
La pandemia ha agito come un detonatore sociale, portando alla luce patologie che in precedenza erano solo latenti: “I principali problemi sono legati soprattutto a una difficile relazione con i genitori”, spiega Rocco Chizzoniti. “In Calabria, durante la pandemia, si è registrata un’accentuazione della dispersione scolastica, del ritiro sociale, della gestione della frustrazione e della dipendenza dai social media e dalla connessione a Internet. Ciò ha portato i ragazzi a chiudersi in una bolla virtuale impenetrabile per i genitori, oltre a fenomeni di bullismo e cyberbullismo”.
Secondo il professionista, patologie simili si manifestano sottoforma di aggressività tra i minori, all’interno del gruppo dei pari o anche nei confronti degli insegnanti, oltre a fenomeni di autolesionismo, disturbi alimentari e fino ad arrivare a sfide perverse che circolano sui social media. È evidente che i ragazzi non dispongono degli strumenti educativi necessari per affrontare questi fenomeni, e lo psicologo potrebbe svolgere un ruolo fondamentale nel prevenire tali patologie.
“La presenza dello psicologo all’interno della scuola è di fondamentale importanza”, aggiunge. “Come Ordine degli Psicologi, abbiamo cercato più volte di sensibilizzare gli istituti e la giunta regionale, che si è dimostrata molto attenta. Il gruppo di lavoro di psicologia scolastica all’interno dell’Ordine ha redatto e pubblicato delle linee guida. La figura dello psicologo è quasi indispensabile in un contesto di prevenzione, in quanto è in grado di rilevare il disagio, segnalarlo e indirizzarlo verso i servizi di cura, qualora sia necessario”.