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Quota 41 e il dibattito sulla riforma pensioni 2024: analisi delle tempistiche

Quota 41 e il dibattito sulla riforma pensioni 2024: analisi delle tempistiche

Le sfide e la possibilità di un ulteriore “rinvio” della nuova riforma pensioni proposta dal Governo Meloni, nota come Quota 41, stanno diventando sempre più concrete. Questi ostacoli rischiano di far slittare l’implementazione del progetto legislativo ben oltre l’anno in corso. Secondo le analisi di SkyTG24, è altamente improbabile che la nuova riforma pensionistica possa essere approvata nel 2024, e le prospettive per il 2025 non sembrano essere più favorevoli.

Riforma pensioni e il nuovo patto di stabilità

Nelle prossime Manovre di Bilancio, l’Italia dovrà affrontare la necessità di destinare risorse per ridurre il deficit accumulato, stimato intorno ai 5 miliardi di euro all’anno. Inoltre, con il “nuovo” Patto di Stabilità che torna ad essere attivo, sarà estremamente difficile ricorrere all’extradeficit per finanziare nuove misure economiche o una riforma pensionistica di vasta portata che possa sostituire la legge Fornero.

Quota 41

Sembrano esserci poche speranze per l’inclusione di misure di riforma delle pensioni nella prossima Legge di Bilancio. Secondo Sky Tg24, nemmeno l’opzione di una Quota 41 con ricalcolo contributivo dell’assegno sembra trovare spazio, nonostante l’ipotesi fosse stata considerata prima dell’ultima manovra, data la limitata spesa per le casse dello Stato. Tuttavia, l’idea è stata scartata, anche se il concetto di ricalcolo contributivo è stato ripreso nella modifica apportata a Quota 103. Il problema principale è che i risparmi si vedrebbero nel lungo periodo, mentre nell’immediato si dovrebbe comunque pagare un numero maggiore di pensioni, seppur di importo inferiore.

Due fattori principali sembrano pesare sul sistema pensionistico. Il primo è l’andamento demografico, che prevede un numero insufficiente di lavoratori attivi per sostenere l’aumento di pensionati nel corso degli anni. Il secondo è legato all‘inflazione, poiché l’indicizzazione degli assegni comporta un aumento della spesa. Anche per questo motivo, non è escluso un rinnovo del blocco parziale delle rivalutazioni per l’anno prossimo.

CGIL e UIL: contestazione della riforma fiscale

Si avvicina la manifestazione nazionale organizzata da Cgil e Uil, prevista a Roma sabato 20 aprile. Secondo quanto riportato, una delegazione regionale di dirigenti, delegati e lavoratori dei due sindacati parteciperà all’evento. Tra le motivazioni della manifestazione vi è anche la protesta contro la riforma fiscale promossa dal Governo, la quale continua a tassare il lavoro e le pensioni più delle rendite finanziarie e immobiliari. I sindacati ritengono che sia necessario colpire gli extraprofitti evitando le sanatorie e i condoni, i quali non costituiscono una vera forma di contrasto all’evasione fiscale.

Per quanto riguarda il tema della riforma delle pensioni, CGIL e UIL sottolineano l’importanza di indicizzare all’inflazione le detrazioni per lavoro e pensioni. È importante notare che, secondo le organizzazioni sindacali, compresa la CISL, sarebbe auspicabile che il Governo riprendesse il confronto sulla previdenza, il quale si è interrotto alla fine del 2023.

Ugo Loeser e la previdenza complementare

Secondo Ugo Loeser, Ceo di Arca Fondi, la previdenza complementare riveste un’importanza fondamentale per i lavoratori, offrendo loro la possibilità di integrare un futuro assegno pensionistico che rischia di essere sempre più basso. Loeser sottolinea che la previdenza complementare può essere uno strumento aggiuntivo per le imprese, le quali sono sempre più impegnate nel trattenere i propri talenti o nel attirare quelli della concorrenza.

Loeser afferma che la previdenza complementare “può aiutare a fare una serie di cose importanti: ridurre i disequilibri di finanza pubblica, supportare l’economia reale, sganciare i giovani dalla tegola del debito pubblico, ma anche rendere le aziende più competitive“. Questo perché, specialmente nel caso dei giovani alla ricerca di un’occupazione, il livello dello stipendio potrebbe non essere sufficiente, considerando l’importanza sempre crescente dei benefici welfare offerti dalle aziende. La previdenza complementare rappresenta un pilastro fondamentale di questi benefici.

Proposte e dichiarazioni chiave

Domani a Roma verrà presentato un “position paper” sulla previdenza complementare, realizzato da “The European House – Ambrosetti” in collaborazione con Fondo Perseo Sirio. Il documento conterrà proposte per potenziare il secondo pilastro pensionistico, che al momento coinvolge solo il 36,2% dei lavoratori in Italia, in netto contrasto con altri Paesi europei come la Germania (84%) e l’Olanda (93%). Le proposte si concentreranno su facilitazioni per favorire gli investimenti in economia reale dei fondi, la copertura totale dei dipendenti pubblici e una campagna di comunicazione diffusa sul territorio.

Il sottosegretario all’Economia, Federico Freni, ha dichiarato l’importanza di non rendere obbligatori gli investimenti in economia reale, ma piuttosto di rendere il sistema attrattivo, affinché investire diventi conveniente al punto da suscitare un forte interesse. Freni ha anche considerato l’ipotesi di creare una “grande scatola comune“, un fondo unico per convogliare tutti i fondi verso l’economia reale.

I sindacati continuano a chiedere al Governo la ripresa del confronto sulla riforma delle pensioni, con interventi mirati al rilancio della previdenza complementare. Tra le richieste sindacali, vi è anche una nuova fase di silenzio-assenso per far confluire il Trattamento di fine rapporto dei lavoratori nei fondi.

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