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L’esigenza di un dialogo tra la cultura tecnica e la cultura umanistica

L’esigenza di un dialogo tra la cultura tecnica e la cultura umanistica

Ogni conquista, sul piano scientifico e tecnologico, ha significato e valore etico se, oltre ad affrontare e risolvere, con rigore logico, problemi di vario tipo, che prima sfuggivano ad una severa indagine, si interroga anche sulla conoscenza dell’uomo, nella sua più intima natura e sul suo coinvolgimento interiore, cercando di analizzare i fenomeni e gli aspetti più significativi, che caratterizzano la sua vita, dai quali é condizionata e, per certi versi, vincolata.

Sembra impossibile, infatti, percorrere le vie della conoscenza, intesa come chiara esperienza delle vie, attraverso le quali il pensiero si struttura, nel continuo contatto dell’uomo col mondo, se non si indaga sull’espressione più profonda e sugli aspetti più significativi del suo modo di pensare, sentire ed agire.

Il futuro della prossima generazione è, quindi, affidato alle conquiste della scienza, della tecnologia e, in modo particolare, alle scoperte, dirette alla conquista di nuovi saperi, ma anche e, soprattutto, alla conoscenza, riferita alla fenomenologia esistenziale e alla dinamica della nostra attività pensante.

In realtà, pur essendo, recentemente, accertata, a livello di principio, l’inadeguatezza di tracciare un confine tra scienza, tecnologia, umanesimo, non si è mai creata, di fatto, una vera alleanza, finalizzata a conciliare e trovare un punto d’incontro sui principi fondanti e sulle le finalità, che le caratterizzano.

LE TEORIE DELLA SEPARAZIONE  

Lo scrittore e fisico inglese Charles Percy Snow (1905-1980), in un celebre saggio del 1959, nel richiamare l’attenzione sulla frattura tra umanisti e scienziati, sulle reciproche diffidenze e incomprensioni, che li dividevano, affermava che, purtroppo, le due culture, quella scientifica e quella umanistica, si sono andate, sempre più, separando; infatti, egli sosteneva che “ i non scienziati hanno una radicata impressione che gli scienziati sono animati da un positivismo superficiale e non abbiano coscienza della condizione dell’uomo. Dall’altra parte, gli scienziati credono che il letterati siano totalmente privi di preveggenza e nutrono un particolare disinteresse per gli uomini e i loro fratelli”.

Ad amplificare le differenze e l’incomunicabilità, tra le due culture, si è aggiunta la separazione, che si è realizzata a livello scolastico, dove i tentativi di alleanza tra le due scuole di pensiero contrastanti, nonostante i contributi delle scienze dell’educazione e delle neuroscienze, sono stati, per gran parte, trascurati o ignorati, all’interno dei percorsi scolastici curriculari nei vari livelli di istruzione, compreso quello universitario.

Tale situazione comporta la necessità  e l’urgenza, per le istituzioni scolastiche, di realizzare, all’interno del processo educativo degli studenti, dei vari ordini di scuola, progettualità mirate a ricomporre la situazione di frattura, ancora imperante, tra le due culture, per impostare una nuovo percorso formativo, basato su tematiche metacognitive e finalizzato ad esplorare, a livello transdisciplinare, la vera dimensione umanistica dell’essere umano, centrata sull’unitarietà del sapere e dei saperi e, quindi, della sua stessa realtà esistenziale.

LE TEORIE DELL’INCONTRO

In una posizione opposta, al tipo di indirizzo sostenuto da Charles Percy Snow,  si inquadra il contributo dello scrittore Primo Levi (1919-1987), secondo il quale la separazione tra cultura scientifica e cultura umanistica è frutto di lontani tabù e della controriforma, sottolineando che tale differenziazione risulta del tutto sconosciuta da parte di illustri personaggi della letteratura, dell’arte e della scienza, come : Empedocle, Dante, Michelangelo, Leonardo, Cartesio, Goethe, Newton, Einstein.

Lo scienziato Erwing Schrodinger (1887-1961), premio Nobel per la fisica del 1953, nonché, grande umanista, nel suo libro “Scienza e Umanesimo”- Cambridge University Press, 1953, afferma che quello delle due culture è un falso problema e che, essendo la cultura una sola, non si può avere una visione parziale e parcellizzata del mondo e dell’essere umano.

Sul fronte della letteratura, Italo Calvino (1905-1980), sottolinea il ruolo e la funzione di una impostazione umanistica della cultura, in un mondo sempre più dominato dalla verità della scienza e della tecnologia.

Il filosofo gesuita Enrico Cantone  (1926-2014), che afferma il valore della connessione tra le due culture, ha sviluppato l’idea di un “umanesimo scientifico sapienziale”, che valorizza le dimensioni umanistiche della scienza e il ruolo che essa svolge, per la promozione sociale ed umana dell’uomo.

Lo scrittore John Brockman, nella sua opera del 1995 :  “La terza cultura” propone  la possibilità, per lo scienziato (che deve sostituire il filosofo), di promuovere un dialogo tra la scienza e la riflessione sulle grandi domande riguardanti il significato, il senso e l’origine della vita.  Tale teoria  viene confermata, in Italia, nel 2005, dal matematico e noto saggista Piergiorgio Odifreddi (1950).

La necessità di porre in essere un nuovo  indirizzo, orientato verso un fruttuoso dialogo, tra le due opposte scuole di pensiero, nella che convinzione, questo sia, non solo possibile, ma auspicato, è sottolineata dal genetista statunitense Francis Collins (1950) , che pubblicò, la prima bozza completa del genere umano, il quale afferma: “è stata la ricerca scientifica a convincermi che una visione puramente materialistica, fosse inutilmente limitante per il tipo di domande che noi uomini ci poniamo, come quella sul perché esiste qualcosa piuttosto che il nulla. Queste esplorazioni intellettuali alla fine mi hanno condotto , con mia grande sorpresa, al Cristianesimo”. Egli sostiene infatti, che esistono domande a cui la scienza non può né deve rispondere (come : perché esiste qualcosa invece di niente ? perché siamo qui ?).

Particolarmente illuminante,  risulta, in  questo  caso,  il  Discorso  di  Paolo II ,  del  13 Novembre del 2000, alla Pontificia Accademia delle Scienze, sul tema della dimensione umanistica della ricerca scientifica, in cui  intende “l’umanesimo scientifico” come una prospettiva che cerca di proporre una cultura integrata e completa, capace di superare la frattura tra le discipline umanistiche e le discipline scientifico-sperimentali”.  Infatti, afferma il Papa, l’esperienza dello scienziato deve intendersi collegata ai valori della verità, della libertà e della responsabilità.

 L’EVOLUZIONE DEL NOVECENTO

Nei primi del ‘900 si è verificato il predominio della cultura umanistica, che relegava la scienza a una nicchia praticata in laboratorio. Nella seconda metà del secolo, invece, l’egemonia del pensiero umanistico è stata sostituita dalla supremazia della scienza.

In riferimento a questo ultimo indirizzo, il sociologo Luciano Gallino (1927-2015), afferma che la scienza costituisce “ l’intero apparato locomotorio dell’economia e della società”, producendo i seguenti effetti :

a) una crescita diffusa dell’economia (mai il mondo è stato più ricco),                           

b) una diseguaglianza enorme, che non si era mai verificata prima,                           

c) una coscienza enorme dei limiti dello sviluppo.                                                                 

È cosa nota, a tale proposito che, troppo spesso, la scienza e la tecnologia, nate con l’intento di promuovere il progresso dell’intera umanità, in realtà,  vengono usate, dal potere dominante, come fattori di emarginazione e di esclusione sociale.

IL PROBLEMA DELLL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

Negli ultimi tempi si sta, sempre più, intensificando il dibattito sulla necessità di valorizzare e dare concretezza all’intelligenza artificiale che, in qualche modo, è collegata con la tematica che abbiamo esaminato e che rappresenta il presente e il futuro  della tecnologia.

L’Intelligenza Artificiale, nata, ufficialmente, nel 1956, per plasmare una macchina in grado di imitare e superare le abilità cognitive dell’uomo, è diventata, recentemente, una delle priorità dell’Unione Europea, basata sul sistema informatico, che consente di programmare interventi, anche complessi, legati all’uso dei sistemi hardware e software.

I PUNTI DI FORZA

L’I.A.  è in grado di gestire vari aspetti della vita umana, che riguardano una molteplicità di interventi, riferiti ai seguenti campi di applicazione :

       il sostegno del ragionamento con conclusioni logiche,                                               

–   la risoluzione di problemi complessi, la pianificazione delle attività, comprese  quelle legate alla vita quotidiana,                                                                   

–   l’istruzione,                                                                                                                           

–  la salute,                                                                                                                                 

–  la sicurezza e la protezione in caso di frodi o attacchi informatici               

        e, più, in generale:                                                                                                                 

        l’efficienza dell’amministrazione pubblica,                                                                 

–     l’ aumento qualitativo dell’assistenza sanitaria,                                                         

        il miglioramento dell’offerta educativa,                                                                     

     il miglioramento dei trasporti,                                                                                      

        l’incremento della produttività nel campo del lavoro,                                               

       l’ammodernamento dell’agricoltura,                                                                          

        le nuove fonti dell’energia,                                                                                            

       l’ambiente, con la riduzione delle emissioni globali di gas serra, dall’1,5%  al   – 4%, entro il 2030, previste, dalle indicazioni, fornite dal Parlamento Europeo.

I PUNTI DI DEBOLEZZA

I punti sopra esaminati, evidenziano una importante conquista umana, che potrebbe offrire servizi, utili a gestire l’inarrestabile progresso, a livello scientifico, economico e sociale.

Una sua gestione acritica e inadeguata del sistema rischia, comunque, di generare una situazione “schiavizzante” , in cui non sia prevista l’azione dell’uomo, come protagonista, ma come essere passivo, che delega, totalmente, l’Intelligenza Artificiale, a risolvere ogni problema, legato alla sua esistenza, con la conseguenza di determinare una condizione di vita, tutto sommato, impoverita  e disumanizzante.

Secondo Stephen William Hawking (1942-2018), illustre fisico, astrofisico, matematico e divulgatore scientifico, che rappresenta uno dei più autorevoli studiosi, a livello mondiale, “L’intelligenza artificiale potrebbe sviluppare una volontà tutta sua” , per cui “la sua ascesa potrebbe essere la cosa peggiore o la cosa migliore che può accadere per l’umanità”.  Secondo lo scienziato, si tratta, comunque, di un processo inarrestabile, che potrebbe superarci in pochi decenni. Egli afferma, inoltre, che la sua espansione può rappresentare una seria minaccia per milioni di posti di lavoro.

Il pericolo che si profila per l’abuso incondizionato di tale tecnologia, nel caso non venga programmata, in modo corretto, potrebbe, infatti, condurre a decisioni penalizzanti per l’occupazione e creare situazioni di diseguaglianza a livello sociale.

È, inoltre, il caso di registrare, i seguenti fenomeni devianti:

la scarsa protezione dei dati e il diritto alla privacy,                                                      

– l’aumento  di dipendenza dalla tecnologia,                                                                      

 – la possibilità di errore,                                                                                                              

– la visione dispotica di una super intelligenza, con cui l’I.A. supera il controllo umano e  può sfociare in una  vera e propria dittatura tecnologica,                                 

– la sottovalutazione delle componenti emotive e dei risvolti psicologici, che una  forma di dipendenza sistematica può comportare,                                                              

– il rischio che il servizio offerto non si inquadri in una dimensione etica,                   

– la disuguaglianza dell’accesso alle informazioni,                                                              

– la manipolazione dell’informazione, con la creazioni di immagine ingannevoli e distorte della realtà.

CONCLUSIONE

Sulla base delle considerazioni , sopra esposte, il tentativo di un’autentica alleanza tra il saper scientifico e i sapere umanistico, diventa un’esigenza fondamentale, per garantire all’uomo del futuro, una sua giusta collocazione nel mondo, in cui si affermi e si realizzi il principio fondativo, che il progresso realizzato dalla macchina artificiale, rappresenti uno strumento utile, per una sua elevazione umana, civile e sociale e non costituisca una catena vincolante, che limiti gli elementi etici, che sono fondativi della sua più intima e profonda natura.

In definitiva, è fondamentale chiarire che al centro di ogni sviluppo ci deve essere sempre e, comunque, l’uomo, nella consapevolezza che, in ogni caso, la tecnologia, peraltro indispensabile, deve essere sempre al servizio dell’uomo e non viceversa.