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La dipendenza da smartphone: quando il terrore di restare senza diventa reale

La dipendenza da smartphone: quando il terrore di restare senza diventa reale

Ormai, è difficile immaginare la nostra vita senza gli smartphone. Questi dispositivi sono diventati parte integrante della nostra quotidianità, utilizzati per scopi lavorativi, comunicativi, informativi e di intrattenimento. Ci consentono di controllare le email, effettuare chiamate, studiare tramite app di apprendimento online e, soprattutto, ci tengono connessi ai nostri social network preferiti, ci tengono aggiornati sui trend del momento e ci permettono di condividere foto e pensieri con il mondo.

Quando ci troviamo in situazioni in cui il telefono sta per scaricarsi o, peggio ancora, ci accorgiamo di averlo dimenticato a casa o in auto, scatta in noi una sorta di panico, noto come “Nomofobia,” l’acronimo di “No Mobile phone Fobia.” Questo termine, coniato dai ricercatori britannici nel 2008, descrive la paura, più o meno intensa, di non essere raggiungibili o di non avere il nostro smartphone con noi.

Ma è davvero giusto parlare di dipendenza da smartphone?

La dipendenza è una parola che di solito associamo all’assunzione di sostanze nel nostro corpo, come droghe o alcol. Tuttavia, quando si tratta di un’interazione eccessiva con un oggetto, come uno smartphone, si parla di “utilizzo problematico.” Questo utilizzo problematico può trasformarsi in una vera e propria dipendenza quando si verificano sintomi fisici e psicologici, come tremori, sudorazione, tachicardia, ansia eccessiva e una costante preoccupazione riguardo al dispositivo.

La Nomofobia è strettamente legata alla “FOMO,” la “Fear Of Missing Out” (la paura di essere tagliati fuori). Alcuni individui più dipendenti prendono precauzioni estreme, come portarsi dietro il caricabatterie, verificare costantemente la copertura di rete o l’abilitazione di un hotspot, cercando in tutti i modi di rimanere costantemente connessi. Questo terrore di rimanere senza telefono si intensifica con la paura di non essere aggiornati sugli eventi e le novità in corso.

Il piacere da notifica

La sensazione di piacere che proviamo quando riceviamo una notifica sul nostro smartphone è legata all’azione della dopamina, un neurotrasmettitore che regola le emozioni. L’attesa di una notifica attiva il circuito della dopamina, creando sensazioni di piacere o ansia. Quando il telefono si scarica o perde la connessione, questo circuito viene bruscamente interrotto, causando tensione.

Soluzioni?

Se ti riconosci in questi comportamenti e vivi lo smartphone come un’estensione di te stesso, potrebbe essere il momento di fare una pausa e disintossicare. Molti smartphone offrono funzionalità per monitorare il tempo di utilizzo e ci informano sulle ore trascorse sul dispositivo. Puoi iniziare stabilendo delle regole, come evitare di tenere il telefono sul comodino durante la notte o metterlo da parte durante i pasti. Inoltre, puoi provare una “terapia d’urto” attivando tutte le notifiche e i suoni possibili, in modo da creare fastidio nei confronti di queste interruzioni costanti. Questo potrebbe portarti a silenziare o rimuovere le app e i social media che ritieni inutili e a ridurre l’uso eccessivo dello smartphone.

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