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Incontro tra arte e società: l’architettura sostenibile

Incontro tra arte e società: l’architettura sostenibile

Alcuni ricercatori ritengono che il settore industriale europeo è quello con il più alto impatto ambientale. Secondo i dati raccolti nel 2004 consuma il 45% dell’energia complessiva, produce il 50% dell’inquinamento e quasi il 50% dei rifiuti.

Nel rapporto del 1987 ”Our Common Future” la Commissione dell’ONU per l’ambiente e lo sviluppo introdusse per la prima volta il termine ”sostenibile” per indicare un modello di sviluppo capace di soddisfare le esigenze del presente, senza compromettere al contempo i bisogni delle future generazioni.

Le attività volte a raggiungere un comportamento responsabile nei confronti dell’ambiente e delle future generazioni sono varie: l’individuazioni di fonti di energia alternative, il riciclo, l’utilizzo di materiale biodegradabile e via dicendo.

Cos’è l’architettura sostenibile

L’architettura ha usufruito del termine “sostenibilità” per indicare un vasto ed articolato insieme di esperienze accomunate dalle stesse tematiche progettuali: il risparmio energetico, l’utilizzo di energie alternative, l’impiego di materiali eco-compatibili e il recupero di tecniche costruttive tradizionali.

Parallelamente nei bandi dei concorsi internazionali ed in alcuni progetti urbani di committenza pubblica si è iniziato un graduale percorso di sensibilizzazione degli architetti e dei committenti alle tematiche dell’architettura sostenibile, che rimane ancora oggi un obiettivo lontano.

Abitazioni autosufficienti

Lo storico dell’arte ed accademico Carlo Bertelli, autore di numerosi libri sul tema, introduce tra le prime ricerche in campo di architettura sostenibile le abitazioni solari. Nel 1967 ne venne realizzato, dal laboratorio di energia solare del Centro Ricerche di Odeillo in Francia, uno dei primi prototipi.

Una volta capito come sfruttare al meglio l’apporto di sole, il problema era evitare la dispersione di energia e di calore. Perciò dagli anni ’80 le ricerche si sono concentrate sulla cosiddetta “casa passiva”. Per casa passiva si intende un edificio autosufficiente dal punto di vista energetico, che non necessita di apporti di energia dall’esterno per essere rinfrescato e riscaldato.

Gli studiosi hanno indagato i vari metodi per isolare termicamente l’involucro e i principi progettuali più adatti per favorire il funzionamento dell’edificio. Un ulteriore accorgimento è l’orientamento e la distribuzione interna degli ambienti: i servizi vanno a nord e gli ambienti di soggiorno a sud, in quanto necessitano di un maggior riscaldamento.

Le case passive si sono diffuse principalmente in Austria, Germania, Svizzera ed anche in provincia di Bolzano, in quanto sono adatte ai climi rigidi.

Francia e Stati Uniti lavorano alla concezione di ZEB, acronimo di ”Zero Energy Building, ovvero ”case ad energia zero”, obiettivo assunto nel 2009 anche dal Parlamento europeo per la produzione edilizia successiva al 2019 e confermato da Obama, allora presidente degli USA, per il 2030.

Sistemi fotovoltaici

Importanti alleati sono i pannelli fotovoltaici. La scoperta del solare fotovoltaico è databile alla prima metà dell’Ottocento ma solo dopo più di un secolo, negli anni ’60 del Novecento è iniziata la commercializzazione dei pannelli fotovoltaici, mentre le prime applicazioni ad uso domestico risalgono agli anni ’80.

Questa tecnologia permette di trasformare la luce solare in energia elettrica, sfruttando le celle fotovoltaiche, che consentono di convertire circa il 15 % dell’energia solare che le colpisce.

Il Centro di Formazione a Herne Sodigen, in Germania, fu progettato nel 1999 dallo studio Jourda & Perraudin nel programma di sostenibilità ambientale dell’Unione Europea. Infatti nella copertura sono collocati 10.000 metri quadrati di pannelli fotovoltaici, in grado di generare ogni anno una quantità di energia elettrica che eccede il fabbisogno dell’edificio. La quantità in eccesso è venduta alla rete nazionale, garantendo un beneficio economico al Centro.

Architettura vernacolare

L’architettura vernacolare può essere annoverata tra le tipologie dell’architettura sostenibile. Con il termine ”vernacolare” si intende l’architettura utilizzata per le costruzioni della tradizione rurale, per sua natura rispettosa dell’ambiente.

Tra gli architetti è giusto menzionare in questo contesto Renzo Piano, noto per l’attenzione rivolta agli aspetti costruttivi dell’architettura e all’impiego di tecniche e materiali innovativi. Nel “Giornale di bordo” del 1997, Piano disse che ”Se ‘rispetto dell’ambiente’ significa metterci le ciabatte per camminare su un prato, allora non mi intessa. È giusto invece parlare di sostenibilità nell’architettura, che è tutt’altra cosa: significa capire la natura, rispettare la fauna e la flora, collocare correttamente edifici ed impianti, sfruttare la luce e il vento”.

Al riguardo, sempre Carlo Bertelli afferma che “la sostenibilità sarà realizzata solo nel momento in cui diverrà sostenibile l’intero sistema edilizio coinvolto“.