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Educare all’affettività e alla sessualità e alla cura di sé: comunicare efficacemente con gli adolescenti. Una breve guida per genitori e insegnanti.

Educare all’affettività e alla sessualità e alla cura di sé: comunicare efficacemente con gli adolescenti. Una breve guida per genitori e insegnanti.

Per i ragazzi è difficile parlare delle loro emozioni, dei loro sentimenti, delle loro amicizie e dei primi approcci, e di come vivono la loro adolescenza. Imprigionati da stereotipi, retaggi culturali della nostra società, gli adolescenti spesso preferiscono confidarsi con i coetanei, o, ancora peggio “soffrire” in silenzio qualsiasi disagio e problema. Dall’altra parte, genitori e insegnanti trovano difficoltà nell’affrontare alcune tematiche, trovandosi anch’essi imprigionati in stereotipi e retaggi culturali. Ma la cosa fondamentale per gli adolescenti sarebbe riuscire a trovare un porto sicuro, qualcuno con cui poter parlare senza essere giudicati. Argomenti quali un’immagine positiva di sé, salute mentale, affettività e sessualità hanno bisogno di essere affrontati usando solo un linguaggio e un atteggiamento positivi.

1.1 Un’immagine positiva del proprio corpo: no al diet talk, sì all’educazione alimentare.

Si stima che un’alta percentuale di adolescenti soffra di disturbi alimentari e non si senta a suo agio con il proprio corpo. I giudizi sull’aspetto fisico dell’adolescente posso nascere all’interno della famiglia; i genitori sono soliti a giudicare i comportamenti alimentari dei figli o il corpo, o a giudicare sé stessi, insegnando così ai ragazzi che corpi diversi dai canoni di bellezza attuali sono brutti e non meritevoli di amore. Invece, l’intervento più efficace si fa fin dalla prima infanzia, proponendo ai bambini qualunque tipo di cibo, senza categorizzare il sano e sbagliato, ma facendo attenzione a mantenere per tutta la famiglia un’alimentazione adeguata, comprensiva di ogni nutriente. I periodi difficili dell’adolescenza, vanno affrontati con la massima serenità e ascoltando le problematiche e i possibili disagi del ragazzo, proponendo però soluzioni efficaci quali l’inizio di un’attività fisica piacevole e stimolante, l’aiuto di un nutrizionista competente e, se necessario, l’aiuto di uno psicologo specializzato in disturbi del comportamento alimentare. Occorre dunque evitare parole come “grasso” “magro” “con troppe calorie” , non categorizzare il cibo come giusto o sbagliato, e incentivare uno stile di vita sano, che deve necessariamente coinvolgere tutta la famiglia.

1.2 Omosessualità, disforia di genere e bullismo: osservare, ascoltare, accogliere e comprendere.

Il tema dell’omosessualità e della disforia di genere è molto delicato e aprirsi per i ragazzi è difficile, poiché i retaggi culturali rimasti impongono l’eterosessualità come unica scelta, e l’essere e il sentirsi diversi comporta in molti giovani l’essere vittima di bullismo. Per prevenire il bullismo e le conseguenze negative, sia come atteggiamento, sia per comprendere se il ragazzo ne è vittima, occorre per prima cosa osservare i ragazzi e ascoltarli, e, dall’altra parte comprendere alcuni termini che vengono affibiati alla comunità LGBTQIA+ e capire come la sessualità abbia diverse sfumature, oltre l’eterosessualità e l’omosessualità; l’adolescente potrebbe definirsi bisessuale, asessuale (non sentirsi attratto sessualmente da nessun genere), demisessuale (riuscire a provare attrazione solo dopo l’instaurazione di un legame emotivo) o non sentirsi a suo agio nel corpo in cui è nato (disforia di genere); se il ragazzo non si sente a suo agio nel corpo in cui è nato, potrebbe avere disagio nel vestirsi con abiti che vengono categorizzati al suo genere, provare imbarazzo nell’osservarsi allo specchio; in ogni caso costruire un dialogo con l’adolescente, facendo capire di essere disponibile a ascoltarlo senza giudizio è la cosa migliore, e parlando di accettazione e rispetto. L’ideale sarebbe partire sin dall’infanzia evitando di categorizzare i giochi, i colori, gli indumenti o gli hobby come “da maschio” o “femmina” ; il bambino così imparerà anche a rispettare o non notare le diversità , e questo è un primo passo di prevenzione verso il bullismo. Ma che cos’è il bullismo? Lo studioso Dan Olweus, definisce il bullismo un comportamento aggressivo intenzionale, con azioni vessatorie persistenti nel tempo, uno squilibrio di forza/potere nella relazione, dove la vittima è incapace di difendersi1. I bulli possono essere aggressivi con i genitori, essere svogliati a scuola con un rendimento basso e non avere interessi, avere un linguaggio dove sono presenti insulti, minacce e espressioni razziste; mentre la vittima non vuole andare a scuola, è spesso triste o pensieroso, ha spesso libri/quaderni distrutti, ma non vuole parlare; imparare a osservare e cogliere i segni è importante per evitare conseguenze negative a lungo termine, chiedendo l’aiuto di un professionista.

1.3 Educare all’affettività e alla sessualità

L’adolescenza è il periodo in cui in ragazzi si approcciano a un coetaneo, intraprendendo le prime relazioni romantiche e spesso anche i primi rapporti sessuali. Perciò è importante che sia i genitori che gli insegnanti ne parlino. In età adolescenziale, un rapporto amoroso può essere un interesse totalmente assorbente e perciò può capitare che il ragazzo sia spesso distratto; non bisogna per forza negativizzare ciò, ma è importante ricordare che al ragazzo che, nonostante amare sia bello, non bisogna perdere di vista sé stessi, preoccupandosi in maniera equilibrata dei propri interessi e di continuare a avere soprattutto rispetto per sé stessi. Altra regola da insegnare categoricamente per vivere serenamente una relazione è il consenso, sia che corrisponda a una richiesta di un bacio, di un abbraccio, di un rapporto sessuale, di invio e scambio di immagini, e questa regola deve valere per entrambi i sessi; qualsiasi richiesta, perché si tratti di consenso, deve corrispondere a un “sì” chiaro e forte; chiarire, infine ai ragazzi, il rispetto per la privacy del rapporto di coppia, ossia il tenere per sé foto, video, conversazioni e confidenze, anche dopo la fine della relazione. Conclusa l’educazione all’affettività, occorre parlare di sessualità e di prevenzione, sia di malattie sessualmente trasmissibili, sia di gravidanze indesiderate in età precoce. Nelle scuole occorrerebbe che si parlasse più di sessualità: invece, l’argomento rimane un tabù, anche e soprattutto in famigli, e si evita molto spesso parole come sesso, rapporti sessuali,mestruazioni e salute intima; occorre invece usare un linguaggio positivo e rilassato, usare i nomi corretti e scientifici, per evitare che possano nascere nei ragazzi timori e dubbi, e perché possano vivere serenamente la loro vita sessuale. Le regole devono riguardare un corretto comportamento sessuale, ovvero approcciarsi al sesso solo quando si è pronti,e mai sotto costrizione, evitare partner multipli, vaccinarsi contro l’HPV prima dei rapporti sessuali e usare la contraccezione; informare a dovere sulle malattie sessualmente trasmissibili, come HIV, clamidia, tricomoniasi, sifilide e HPV, perché i ragazzi siano spinti a usare i metodi contraccettivi a barriera come il profilattico, che è l’unico a proteggere dalle malattie, oltre che le gravidanze. Dopo la vicinanza e l’osservazione, utilizzare le armi più potenti: informazione e comunicazione.