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Come il cervello affronta il processo di apprendimento linguistico

Come il cervello affronta il processo di apprendimento linguistico

Una facoltà tipica dell’uomo è quella di utilizzare il linguaggio per comunicare. Se ogni bambino dalla prima infanzia viene esposto ad una lingua in una situazione comunicativa adeguata sarà in grado di sviluppare tale conoscenza. Il periodo critico per l’apprendimento linguistico, che avviene per immersione e imitazione, va dalla nascita sino ai 3 anni e mezzo circa, per poi proseguire per tutto l’arco della vita con modalità diverse. E’ in questa fase che il bambino, attraverso le esperienze sensoriali (vista, udito, tatto, gusto, olfatto), è in grado di acquisire e potenziare il linguaggio.

Spesso ci chiediamo perché i bambini riescano ad apprendere velocemente una o più lingue: il motivo è dettato dalla maggiore plasticità del cervello che lo rende maggiormente predisposto all’acquisizione delle lingue. Prima, dunque, che le connessioni sinaptiche si consolidino.

BASI NEUROLOGICHE DELL’APPRENDIMENTO LINGUISTICO

Le funzioni utili al linguaggio e all’apprendimento trovano la loro origine in due aree del cervello: l’Area di Wernicke e l’Area di Borca, nella corteccia dell’emisfero sinistro. Mentre la prima ci permette di capire le lingue e creare uno spazio specifico per ciascuna, la seconda consente di esprimerci oralmente e comunicare in più lingue senza fare alcune differenza. Questo ci permette di affermare che in alcuni casi ci sono dei parlanti che, seppure riescano a capire bene una lingua, hanno difficoltà nel parlarla.

Gli emisferi celebrali sono fondamentali per la comprensione e la produzione del linguaggio e all’interno si sviluppa la corteccia celebrale sino a ricoprire tutto il cervello, svolgendo il ruolo di controllo ed elaborazione delle informazioni in entrata e delle funzioni intellettuali superiori.

I due emisferi lavorano diversamente ma entrambi si occupano della produzione linguistica. L’emisfero destro si occupa della percezione globale/olistica (percepire la realtà), situazionale/contestuale (colloca l’evento nel contesto che lo circonda) e analogica/associativa (mette insieme gli elementi secondo principi di somiglianza). L’emisfero sinistro, invece, si occupa di tutte le operazioni analitiche, logiche e razionali.

Secondo la neurolinguistica sono due gli aspetti fondamentali che entrano in gioco nell’acquisizione di una lingua: il principio della bimodalità e quello della direzionalità. Il primo ci permette di attivare entrambe le modalità quella globale e quella analitica. La seconda stabilisce, invece, l’uso bimodale del cervello secondo una specifica direzione, da destra verso sinistra.

IL “LANGUAGE ACQUISITION DEVICE”

Secondo Noam Chomsky, la mente umana è dotata di un LAD “Language Acquisition Device” un meccanismo secondo cui tutti gli esseri umani sono dotati di capacità innata di acquisire le strutture sintattiche di una lingua. Noam Chomsky sostiene che attraverso questo meccanismo del cervello, è possibile rispondere all’argomento della povertà di stimolo nei bambini. Per loro sarebbe impossibile, altrimenti, imparare bene la propria lingua madre in così poco tempo, a meno che abbiano una conoscenza innata della grammatica da cui ricavare strutture sintattiche e regole, nonostante l’input limitatamente fornito dall’ambiente di crescita. Il LAD sottolinea, dunque, la teoria di Chomsky di “Grammatica universalesecondo cui molti aspetti del linguaggio sono universali e comuni a tutte le lingue e culture del mondo, e limitato dalla conoscenza di base innata del linguaggio.

IL BILINGUISMO

L’elaborazione di una lingua nel cervello non avviene in un unico punto, dunque: una mente bilingue o plurilingue dispone di numerosi passaggi e percorsi che collegano tra di loro parole, concetti e ricordi diversi tra lingue diverse. La facoltà di tradurre e l’abilità di tradurre bene sono conseguenza di una serie di operazioni che avvengono nel cervello secondo un preciso ordine logico-gerarchico. Il processo di apprendimento e traduzione di una seconda lingua, che sia dunque diversa dalla lingua madre e/o appartenente ad un’altra famiglia linguistica, risulta essere molto complesso. Secondo alcune indagini condotte negli ultimi anni, gli esperti affermano che una mente plurilingue elabora tutte le lingue in parallelo e le mantiene sempre attive, diversamente da quanto si pensava prima, secondo cui diverse lingue venissero memorizzate in parti diverse del cervello.

Perché alcune persone riescono ad imparare le lingue più facilmente rispetto ad altri? Secondo alcuni studi, esiste una predisposizione innata che deriva da una forte connessione che esiste tra l’Area di Broca e quella di Wernicke. Questo però non è l’unico fattore che determina l’apprendimento di una lingua infatti anche il contesto sociale ha un ruolo cruciale nell’apprendimento, così come la scuola, il contesto familiare in cui si vive e l’età.

Uno studio condotto negli ultimi anni, ha dimostrato come una mente bilingue possa avere una migliore memoria e rallentare il declino cognitivo. Allo stesso modo alcuni studi dimostrano che conoscere più lingue posso diminuire o ritardare il rischio di Alzheimer addirittura di quattro o sei anni in media.

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