Il nuovo modello di sviluppo dell’uomo del futuro è legato alla sua capacità di saper guardare oltre gli orizzonti culturali da lui conosciuti e sperimentati e di accettare l’idea che esistono altri modi di vivere e di convivere con culture, lingue, religioni, tradizioni, usi e costumi diversi, non solo all’interno del suo sistema e gruppo di appartenenza, ma anche fuori dei confini geografici della sua comunità, in cui ogni singola civiltà esprime diverse identità culturali, che la caratterizzano e che investono particolari modelli di vita sociale, religiosa, politica.
Per questo motivo, la sfida di una società umanizzata ed umanizzante deve essere, inevitabilmente, di tipo interculturale. In futuro, infatti, si presenterà sempre più l’esigenza di coniugare la pluralità della diversità nella prospettiva di superare la personale “famiglia” culturale, caratterizzata da specifici tratti antropologici e storici, per concepire l’esistenza e la raffigurazione del genere umano, in una dimensione universale e unificante, che stimoli il cittadino di un determinato paese a diventare “cittadino del mondo”.
Aprirsi a questa prospettiva significa mettere in campo un progetto educativo internazionale basato sui valori del riconoscimento della diversità, come valore e del pluralismo, in cui si possano coniugare l’ “io”, col “tu”, col “ noi”, col “voi”) .
Verso una società interculturale
Si tratta, dunque, di partire dalla diversità, di scoprire ed accettare la pluralità delle forme di vita e di pensiero, che contrassegnano etnie e popoli diversi, per costruire l’unità, in cui si possa realizzare l’interazione, lo scambio, la reciprocità, la solidarietà, superando le visioni etnocentriche e ricercando la somiglianza nei tratti delle differenze, vale a dire quegli orizzonti comuni e di reciproca comprensione, che fanno riferimento ai valori trascendentali dell’essere umano.
Le frontiere geografiche degli Stati non dovranno essere più considerate nella limitatezza dei confini chiusi e delle barriere divisorie, ma come opportunità di apertura e di scambio arricchente, verso una nuova visione globale della solidarietà, che preveda uno sviluppo integrale e sostenibile della società, rispettando le diversità e le sue molteplici componenti.
A tal fine, è necessario superare il concetto di egemonia e di colonialismo culturale, ancora ampiamente diffusi, che deprivano gli individui di ogni autonoma capacità di scelta, spingendoli ad accettare modelli di sudditanza e di comportamento che non sono congeniali alla loro cultura di appartenenza.
Solo una cultura partecipata e permeabile alle varie contaminazioni permetterà validi confronti e fecondi scambi di valore, tenendo presente che, ovviamente, la propria cultura è una delle culture, non l’unica. Né, tantomeno, l’unica di valore assoluto, con la presunzione che esiste un pensiero gerarchico dell’uniformità.
Il tema della comunicazione interculturale è affrontato nel dettaglio nel corso online Comunicare tra culture – come farlo nel modo giusto? disponibile sulla piattaforma IGEA CPS.
Educazione interculturale: Il compito della scuola
Sarà, invece, necessario disegnare una politica per le nuove generazioni in cui si realizzi un nuovo piano educativo che stimoli a sviluppare le personali facoltà riflessive, centrate sulle competenze socio-emotive, per rafforzare gli ideali di pace, tolleranza, di cooperazione a livello internazionale e a difendere e promuovere un diritto di cittadinanza mondiale, centrata sulla persona e finalizzata all’emancipazione dell’uomo.
Ne deriva, quindi, il bisogno di inaugurare una forma di civiltà terziaria, basata sulla comprensione internazionale, in cui le istituzioni scolastiche giocano un ruolo determinante.
Un altro aspetto da evidenziare, su questo punto, è quello riferito al tema dell’interculturalità, come oggetto dell’insegnamento scolastico, all’interno del curricolo istituzionalmente definito.
A tale proposito è bene sottolineare anche che l’educazione interculturale non può costituire una disciplina a sé stante, con una sua collocazione oraria specifica, ma deve essere inserita all’interno di tutte le materie di studio, in una dimensione meta-disciplinare, i cui contenuti “siano capaci di allontanarsi dai propri riferimenti cognitivi e valoriali e di dirigersi verso cognizioni e valori differenti, per ritornare, così, arricchito ai “luoghi di partenza” (Cosimo Laneve).
Sul tema specifico, un valore particolare assume la Circolare Ministeriale n. 205 del 26 Luglio 1990 che afferma: “L’educazione interculturale si base sulla consapevolezza che i valori che danno senso alla vita non sono tutti nella nostra cultura, ma neppure nella cultura degli altri […] educare all’interculturalità significa costruire la disponibilità a conoscere e farsi conoscere nel rispetto dell’identità di ciascuno in un clima di dialogo e solidarietà”.
Lavoro di gruppo
Un elemento fondamentale dell’educazione interculturale è rappresentato dal problema dell’inclusione degli alunni in difficoltà di adattamento, come quello degli alunni stranieri.
Tra le varie strategie utili per il loro inserimento a pieno titolo all’interno della realtà scolastica risulta particolarmente efficace il lavoro cooperativo in classe, in cui il confronto continuo potrebbe essere facilitato, utilizzando, la comunicazione interpersonale socio-emotiva, attraverso una metodologia di tipo laboratoriale, in cui hanno pari diritto e dignità culturale tutti i tipi di linguaggi: il linguaggio verbale, il linguaggio logico-matematico, il linguaggio scientifico, il linguaggio iconico – artistico, il linguaggio musicale, il linguaggio corporeo, tra i quali esiste un continuo rapporto dinamico, una sorta di “tango emotivo ed armonico dei saperi”.
I benefici del lavoro cooperativo sono approfonditi nel seminario online “Il lavoro di gruppo nel contesto classe e come esso può favorire la costruzione di relazioni positive“.
Come nota conclusiva, si potrebbe affermare, a questo punto, che è essenziale, in ogni azione educativa, il metodo del incontro/confronto, che prevede il cambiamento dei personali punti di vista, ricercando, in modo sistematico, la dialogicità costruttiva, la cooperazione non gregaria, anche con persone lontane da noi. Come afferma F. Nietzsche: accanto all’amore del prossimo va collocato “ l’amore per i lontani”.