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Le problematiche dell’anziano fragile: l’importanza dell’esercizio fisico come strategia utile per un invecchamento attivo

Le problematiche dell’anziano fragile: l’importanza dell’esercizio fisico come strategia utile per un invecchamento attivo

La società attuale, come si sa, pur garantendo l’aumento della vita media, presenta, inevitabilmente, un elevato numero di persone fragili a causa dell’età età avanzata che, attualmente, in Italia, rappresentano circa il 20% della popolazione totale, ma che, in base alle previsioni, da qui al 2050, può raggiungere una percentuale superiore al 30%, rispetto alla situazione attuale.

In realtà, sulla indicazione precisa della fascia di età fragile di queste persone, esistono varie teorie, ma, si potrebbe, comunque riportare la classificazione dell’American Medical Association (1990), che la colloca nel 10 -15 % dei casi negli ultra 65enni e nel 46% dei casi negli ultra 85enni.

Il prolungamento dell’età, nonostante i grandi progressi della medicina, che ha debellato malattie una volta considerate incurabili, non ha risolto, però, il problema della fragilità psico-fisica di questa fase della vita, che risulta, comunque, diversificata ed eterogenea, dal punto di vista funzionale, a seconda dei casi.

Essa è, infatti, rapportabile alla naturale involuzione di capacità e abilità dell’anziano, ma anche al suo stile di vita, al grado di partecipazione attiva alla vita sociale, alla condizione (più o meno attiva) della propria salute dinamica, al grado di efficienza delle capacità motorie coordinative e condizionali.

GLI ELEMENTI CARATTERIZZANTI  DELLA FRAGILITA’

Uno studio sulla fragilità del 1992, realizzato da David Bucner ed Edwuard Wagner, fornisce un contributo fondamentale per la comprensione dei meccanismi fisiopatologici della fragilità e della disabilità. I due studiosi definiscono la fragilità come “una condizione caratterizzata da una ridotta riserva fisiologica, associata ad un’aumentata suscettibilità alla disabilità, per cui le principali componenti della fragilità sono una ridotta capacità del sistema neurologico, cardiovascolare e respiratorio indotta dal sommarsi agli effetti dell’invecchiamento dei danni conseguenti ad uno stile di vita inadeguato (sedentarietà, fumo, abuso di alcol, ecc.)”. La fragilità degli anziani presenta, dunque, una situazione di naturale degenerazione, riferita, sia alla ridotta funzionalità di organi e apparati, sia al declino della funzione cognitiva e della vivacità mentale, che possono influire negativamente sul ben-essere psico-fisico e, più in generale, sulla qualità della vita.

In ogni caso, le persone in età avanzata si differenziano, come abbiamo già sottolineato, perché alcune sono in grado di gestire la propria esistenza, in modo autosufficiente (indipendenza) o, al contrario, in presenza di chiari quadri patologici, sono costrette a ricorrere, a supporti o aiuti esterni (dipendenza) o all’assistenza del sistema sanitario. Su questo argomento Waneen Spiriduso, nel suo libro “Physical dimension of aging” (2001)), propone la seguente classificazione della fragilità:

  • elite,
  • fisicamente in forma,
  • fisicamente indipendente,
  • fisicamente fragile, 
  • fisicamente dipendente.

I primi due termini indicano che l’anziano è completamente autonomo e indipendente, che gode una buona condizione di salute dinamica (attività strumentali della vita quotidiana, come: spostamenti a piedi, in macchina o coi mezzi pubblici, la cura della casa, le attività di volontariato, la gestione del tempo libero, ecc.). In particolare, nel caso dell’elite, egli è in grado di essere performante, anche, dal punto di vista sportivo.

L’anziano indipendente, pur presentando, come è già stato rilevato, una chiara involuzione delle capacità fisiche e mentali, è un soggetto fragile che, però, possiede l’idoneità necessaria a svolgere attività basilari della vita quotidiana (Basic Activities of Daily Living), riguardanti la capacità di vestirsi, curare l’igiene personale, spostarsi, mangiare, camminare; anche se, a causa di malattie o condizioni disabilitanti, alcune di queste attività non sono sufficienti, per vivere in maniera completamente indipendente.

C’è da chiarire, a questo punto, la differenza tra la fragilità e la disabilità: la prima indica uno stato di instabilità e il rischio di perdita di una funzione , la seconda evidenzia l’avvenuta perdita della funzione  (Rockwood e Fox, 1997). Le principali componenti della fragilità, secondo gli autori sopra citati, riguardano la riduzione di una serie di funzioni, come la funzione muscolo-scheletrica, la capacità aerobica, le funzioni cognitive e di integrazione neurologica, la nutrizione, senza, però, determinare una situazione di disabilità.

L’anziano fisicamente dipendente, invece, non può eseguire alcune o tutte le attività basilari della vita quotidiana (BADL), per cui ha un bisogno sistematico di affidarsi al supporto di altre persone, anche per lo svolgimento delle normali azioni quotidiane. In questo contesto centriamo, ora, l’attenzione, principalmente, sulle problematiche dell’anziano fragile. Ci si pone, ora, la domanda : come si fa a definire il livello di fragilità?

Proponiamo, qui di seguito i cinque criteri, sviluppati da Frie ed altri, nel 2001, riguardante la sfera bio-morfologico-funzionale e abilitativa:

1. Perdita di peso (4,5 nell’ultimo anno)

2. Affaticamento (fatica in almeno tre giorni a settimana)

3. Riduzione della forza muscolare (hand-grip= forza di presa della mano), ovvero meno di 5,85 Kg nei maschi e 3,37 Kg nelle femmine

4. Ridotta attività fisica (valutabile attraverso il PASE – Physical Activity Scale for for the Elderly)

5. Riduzione della velocità di cammino (percorso noto: più di 7 secondi a percorrere 4,57 metri) .

Se vengono registrati almeno tre di questi parametri, siamo presenti a una situazione di fragilità , se sono presenti meno di tre parametri, si può parlare di di pre-file .

Per quanto riguarda la situazione, che investe l’area psicologica e la brillantezza mentale, non sono facilmente reperibili dati di misurazione delle condizioni di malessere esistenziale, riferite alle limitazioni, che investono queste aree (l’isolamento sociale, la mancata motivazione a svolgere attività utili dal punto di vista personale e sociale, il mancato riconoscimento di una personale dignità, la diminuzione del senso di autoefficacia, con una chiara tendenza alla depression) . Sulla base del rilevamento sul livello di fragilità, sopra esaminato, è particolarmente utile individuare la tipologia degli interventi e le strategie preventive da mettere in atto (come, ad esempio, i carichi di lavoro relativi ad un’attività motoria continuativa e sistematica, il controllo medico e l’utilizzazione dei medicinali da lui prescritti, il miglioramento della dieta, ecc.). Il tempestivo riconoscimento, anche in ambito medico, consente di intervenire con tempestività e, quindi, contrastare il ridotto funzionamento di organi e apparati. Facciamo, ora, un particolare riferimento all’esercizio fisico e ai suoi benefici influssi sulla condizione di ben-essere psico-fisico dell’anziano fragile .

GLI INFLUSSI POSITIVI DELL’ESERCIZIO FISICO SULL’ANZIANO: QUALCHE ORIENTAMENTO OPERATIVO

L’evidenza scientifica, nonché i recenti studi e ricerche, dimostrano, in modo chiaro, che un’attività fisica continuativa e sistematica determina un’azione frenante nei sistemi chiave colpiti dall’età, riguardanti :

* l’aspetto morfologico funzionale riferito alla funzionalità cardio-vascolare, alla funzionalità respiratoria, alla funzionalità muscolo-scheletrica, alla prevenzione di malattie croniche, del diabete tipo 2, dell’obesità, dell’ipertensione, di tumori specifici, di ictus, ecc.),

* l’aspetto psicologico e cognitivo che riguarda le capacità relazionali, l’orientamento spazio-temporale, la vivacità mentale, la memoria, la capacità di reazione, l’abilità di calcolo, il linguaggio, ecc.

La letteratura attuale, riferita alla predisposizione di un piano d’intervento mirato, basato sulla motricità, fa una distinzione tra anziani fragili, pre-fagili e non fragili. Tale distinzione è necessaria per programmare un esercizio fisico adeguato e personalizzato (Nick W e altri, 2016).

QUALCHE CONSIGLIO OPERATIVO

Gli anziani pre-fragili dovrebbero :

*fare attività fisica 2 – 3 volte a settimana per 45 – 60 minuti a seduta e dovrebbero privilegiare l’allenamento aerobico, accompagnato da esercizi di flessibilità ed equilibrio (Bray Nick e altri, 2016).

Per gli anziani fragili, che potrebbero avere difficoltà ad affrontare sessioni di allenamento prolungate, gli stessi autori consigliano di :

* svolgere un’attività fisica 3 volte alla settimana 30 – 40 minuti a sessione, ponendo particolare attenzione alla componente aerobica ( Bray Nick e altri, 2016);                   

* particolarmente indicati sono le attività di rinforzo muscolare ed osseo per tutti i principali gruppi muscolari, per almeno 2 volte a settimana.

Per tutte le attività è necessario che gli interventi siano adeguati, per durata,intensità, rapidità esecutive, alle caratteristiche del corredo motorio posseduto e alle condizioni di salute della persona anziana.

LINEE GUIDA PER LA REALIZZAZIONE DI UN PROGETTO SPERIMENTALE CENTRATO SULL’ATTIVITÀ MOTORIA PER L’ANZIANO FRAGILE

Il Progetto sperimentale, qui proposto, è finalizzato a creare un servizio mirato a stimolare e coinvolgere, i soggetti anziani, in un’attività motoria programmata, da svolgere in palestra o a domicilio, finalizzata a migliorare il loro grado di autonomia ed efficienza, che incida, in modo positivo, sulla loro realtà esistenziale e sui loro rapporti sociali.

Per rendere attuabile un intervento di questo tipo, è necessario investire in politiche sociali e sociosanitarie multidisciplinari, tra cui quella dello specialista in attività motorie, in grado di operare in presenza o a distanza, rivalutando lo spazio abitativo (sedute svolte a domicilio), per la realizzazione di alcune esercitazioni, sulla base delle indicazioni fornite dall’esperto.

Al fine di rendere operativo questo tipo di intervento, a livello territoriale, sarà necessario che un’Associazione locale o un Ente di promozione sportiva, particolarmente sensibili a questo problema, si facciano promotrici di questo Progetto, che potremmo definire: “PROGETTO P.A.M.A.F.” (PROGETTO ATTIVITÀ MOTORIA ANZIANI FRAGILI), coinvolgendo, attraverso un preciso Protocollo d’Intesa, alcuni soggetti istituzionali, come le Amministrazioni locali, le USLSS (Aziende Unità Locale Socio Sanitarie), il Medico di base, le Associazioni di volontariato, le Associazioni degli Anziani, altri soggetti istituzionali e non.

Un importante ruolo potrà essere svolto dai medici di base, i quali avranno il compito di individuare e sensibilizzare gli anziani , che possono essere coinvolti nel Progetto. In un primo tempo, il protocollo di esercizi, limitato, in via sperimentale, ad un numero limitato di persone, potrà essere sviluppato, con l’intervento diretto dell’esperto motorio, in un secondo tempo sarà l’anziano ad eseguire, in modo autonomo, gli esercizi, senza il supporto di una figura esterna.

L’attuabilità di questo Progetto prevede che i soggetti interessati presentino una condizione di salute con alcune precise caratteristiche, come :

* l’assenza di un grave deterioramento cognitivo, tale da impedire lo svolgimento delle attività,

* l’assenza di patologie acute in atto (processi infettivi, angina di recente insorgenza, vasculopatie acute, ecc, ),

*l’assenza di vasculopatie croniche invalidanti (scompenso cardiaco grave, BPCO di grado elevato, angina instabile, ecc.),

* un livello insufficiente di autonoma motoria, in grado di svolgere le attività collegate con la vita quotidiana (BADL),

* il caso di invalidità grave, come una persona inabile o con difficoltà deambulatorie.

In prospettiva futura, questo tipo di servizio e supporto, potrebbe essere inserito in un quadro di impegno istituzionale allargato, che, al momento, appare insostenibile, per i costi eccessivi che comporterebbe.

In ogni caso sarebbe auspicabile che si operasse, sul territorio, anche con un impegno finanziario limitato, su un piano di alfabetizzazione culturale dell’esercizio fisico, come strumento privilegiato di promozione della salute delle persone anziane e come utile opportunità per conferire loro pieno diritto di cittadinanza, all’interno della comunità di appartenenza e, quindi, che rappresenta, in definitiva, un giusto riconoscimento umano, civile e sociale della loro personale dignità.