Oggi, l’età pensionabile standard è solitamente di 67 anni, con un minimo di 20 anni di contributi. Tuttavia, in alcune situazioni, i requisiti possono essere più agevolati.
Ad esempio, chi soffre di una malattia cronica che comporta una significativa riduzione della capacità lavorativa può avere il diritto alla pensione anticipata. Gli invalidi che soddisfano determinati criteri possono accedere alla pensione con un anticipo di 6 anni, e addirittura di 11 anni nel caso delle donne.
In merito a ciò, è legittimo domandarsi quale sia il rapporto tra le malattie croniche e l’anticipazione del pensionamento.
Elenco delle malattie croniche invalidanti
È compito dell’INPS fornire dettagli sulle malattie considerate invalidanti, precisando la percentuale di invalidità che deve essere assegnata in base alla gravità dei casi.
Queste informazioni sono contenute nel documento che definisce le linee guida per l’accertamento degli stati invalidanti. Tale documento è messo a disposizione delle commissioni specializzate incaricate di valutare se una malattia (o una menomazione psico-fisica) sia così grave da limitare la capacità lavorativa.
La linea guida dell’Inps delle malattie invalidanti
Il documento è estremamente dettagliato e complesso, il che potrebbe renderlo difficile da comprendere per coloro che non sono esperti nel settore. Per agevolare la comprensione, abbiamo preparato una tabella riassuntiva delle principali malattie croniche invalidanti. Nel paragrafo successivo esamineremo come queste malattie possono anticipare il pensionamento.
- Sistema Cardiocircolatorio – aritmie, coronopatie, disfunzioni cardiache
- Sistema Respiratorio – broncopneumopatie, interstiziopatie, trapianti di polmoni
- Sistema Digerente – stenosi, cirrosi, trapianti, infiammazioni intestinali croniche
- Sistema Urinario – insufficienza renale cronica, trapianti di reni
- Sistema Endocrino – diabete mellito, insufficienza corticosurrenale, acromegalia, sindrome di Cushing
- Sistema Osteoarticolare – amputazioni complete o parziali, perdita delle mani
- Sistema Neurologico – sclerosi multipla, morbo di Alzheimer, morbo di Parkinson, epilessia, emiplegia, o malattie psichiche come disturbo amnesico, schizofrenia, depressione, ritardi mentali, disturbi del comportamento
- Sistema Uditivo – sordità completa o parziale
- Sistema Visivo – ipovisione, cecità parziale o completa
Oltre a queste, sindromi come la sindrome di Down o la sindrome di Patau, patologie congenite, ematologiche, neoplastiche e reumatiche rare come la sindrome di Edwards, la fibrosi cistica, l’Aids, la talassemia, l’artrite reumatoide, rientrano nella lista delle malattie invalidanti.
Il cancro è anch’esso considerato invalidante: a seconda della gravità e della compromissione derivante dalla malattia, si può ottenere un’invalidità fino al 100%.
Malattie che consentono il pensionamento anticipato di 11 Anni se…
Come accennato in precedenza, quando una malattia cronica risulta invalidante, è possibile richiedere l’accesso anticipato alla pensione di vecchiaia.
Nello specifico, secondo quanto stabilito dal Decreto legislativo n. 503 del 1992, con istruzioni dettagliate fornite dalla circolare INPS n. 35 del 2012, coloro che presentano un’invalidità non inferiore all’80% possono accedere alla pensione di vecchiaia:
- A 61 anni per gli uomini (inizialmente l’età era di 60 anni, ma è stata aumentata a causa dei miglioramenti della speranza di vita);
- A 56 anni per le donne (in precedenza l’età minima era di 55 anni).
Naturalmente, è necessario aver versato almeno 20 anni di contributi, come richiesto per la maggior parte dei lavoratori.
In certi casi, dunque, è possibile ottenere il diritto alla pensione con un’anticipazione di 6 anni per gli uomini e addirittura di 11 anni per le donne. Tuttavia, per ricevere effettivamente l’assegno pensionistico, è necessario attendere ulteriori 12 mesi (finestra mobile).
Tuttavia, è importante sottolineare che il riconoscimento di un’invalidità al 80% non è sufficiente per ottenere il beneficio del pensionamento anticipato. Come spiegato dall’INPS, è richiesto un ulteriore riconoscimento: è necessario considerare l’invalidità specifica (legge n. 222 del 1984) anziché quella generica (legge n. 118 del 1971). In altre parole, una commissione apposita deve valutare se la malattia cronica impedisce effettivamente l’esecuzione della maggior parte dei compiti previsti dalla propria professione.
Opzioni di pensionamento anticipato anche per malattie meno gravi
Potrebbe accadere che la malattia cronica non comporti una riduzione della capacità lavorativa pari o superiore all’80% per la specifica professione, ma comunque almeno del 74%.
In questo caso, non è possibile anticipare la pensione come descritto in precedenza, ma ci sono comunque altre agevolazioni disponibili.
Ad esempio, chi è invalido almeno al 74% e ha accumulato almeno 30 anni di contributi può optare per l’APE Sociale, interrompendo il lavoro all’età di 63 anni e 5 mesi e ricevendo un’indennità sostitutiva (per 12 mensilità) fornita dallo Stato per il periodo fino al raggiungimento dell’età pensionabile.
Inoltre, con un’invalidità almeno al 74% e 41 anni di contributi, è possibile smettere di lavorare in qualsiasi momento (Quota 41). Tuttavia, almeno 12 mesi di contributi devono essere versati entro il compimento dei 19 anni di età e almeno un contributo settimanale deve essere relativo a un periodo precedente all’1 gennaio 1996.
Inoltre, per coloro con una capacità lavorativa ridotta di un terzo (invalidità del 67%), è previsto l’Assegno Ordinario di Invalidità (AOI) per coloro che hanno contribuito per almeno 5 anni, di cui almeno 3 anni devono essere accreditati nell’ultimo quinquennio. La pensione di inabilità è invece garantita a chi ha un’invalidità al 100% e soddisfa i requisiti contributivi sopra menzionati.
Infine, per coloro con un’invalidità di almeno il 74% e uno stato di bisogno economico (5.725,46 euro quest’anno), è prevista un’assistenza economica con un assegno mensile di 333,33 euro. Per coloro con un’invalidità al 100%, la pensione di invalidità civile è garantita con lo stesso importo, ma il limite di reddito è elevato a 19.461,12 euro.
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