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LA PREADOLESCENZA E I NUOVI MODELLI ESISTENZIALI

LA PREADOLESCENZA E I NUOVI MODELLI ESISTENZIALI

Durante l’infanzia – e fino alla preadolescenza – il bambino vive ed opera in una sorte di corsia protetta (tutto ruota intorno a lui), che gli permette di acquisire conoscenze, abilità e competenze per la vita, in un ambiente stimolante, dove sono presenti altri soggetti responsabili (genitori, insegnanti), che lo guidano, lo preservano e lo difendono da situazioni di pericolo. A lui tocca il compito di rispettare le consegne e le norme, che devono regolare la sua vita, verso le quali sviluppa rispetto, obbedienza e senso di responsabilità.

DALL’INFANZIA ALLA PREADOLESCENZA

Nel passaggio dall’infanzia alla fase adolescenziale, il bambino, una volta diventato ragazzo, si trova ad affrontare, da solo, un nuovo percorso di vita, che si svolge in un traffico caotico e non più protetto da una corsia preferenziale e rassicurante. In questa situazione, il preadolescente, da una parte, vorrebbe non perdere il ruolo di bambino, dall’altra, sente l’esigenza pressante di guidare, in modo autonomo, la sua esistenza e di acquisire una sua identità personale, di organizzare il proprio concetto di sé, che assume caratteristiche estremamente diverse (conscioussness), rispetto a quelle che lo avevano definito, nel periodo infantile.

Ora egli percepisce la realtà, con campi coscienziali nuovi, che influenzano e modificano il suo comportamento. “La consapevolezza dell’essere e delle proprie funzioni diventa esperienza del self (sé), che ha elaborato in interazione con l’ambiente, specie con persone significative e diviene concetto di sé, come oggetto percettivo di un nuovo campo esperienziale” (Carl Rogers, Psycology: a study of science, Vol.3°, New York, Me Graw Hill). Il preadolescente, con la consapevolezza di sé, rinforza, anche, il bisogno di autoconsiderazione e di considerazione positiva da parte dei compagni, che si concretizza, secondo Goldstein, con l’autorealizzazione, che riunisce in sé tutti i bisogni e gli impulsi. La crescita delle sue aspettative stimola lo sviluppo verso l’autonomia, la produttività, l’assunzione di rischio e delle responsabilità, anche se, talvolta, si spaventa di questa indipendenza.

PREADOLESCENZA E RELAZIONI INTERPERSONALI

Bisogna, poi, considerare che durante la preadolescenza il sistema delle relazioni interpersonali si arricchisce, uscendo dall’alveo familiare, che, peraltro, in questa fase della vita, risulta svalutato e contestato, per aprirsi ad un sistema di relazioni più articolato, in cui giocano un ruolo decisivo il rapporto amicale con i pari e con le agenzie extrafamiliari. Il gruppo dei coetanei è, quindi, molto importante per lui che, normalmente, viene descritto, dal mondo adulto, come un non-conformista, nei riguardi di costumi, tradizioni, valori tipici della società in cui vive. In realtà egli si adatta alle abitudini e al modo di atteggiarsi, di esprimersi, di vestire dei suoi amici del gruppo, dimostrando di essere un vero conformista, che si adegua alle regole del ”branco”.

IL GRUPPO DEI COETANEI

Il gruppo dei coetanei è in grado di garantirgli una sorta di solidarietà che, per lui, significa protezione che, solitamente, egli compensa con una forma di affiliazione e con un patto di fiducia e lealtà. Il superamento del ruolo infantile, comporta, dunque, per il preadolescente, il desiderio di costruire progetti, in una proiezione verso lo status di adulto e verso spazi operativi e vitali autonomi (life-space). Bisogna, però, rilevare che non esiste uno specifico riconoscimento sociale di status specifico della sua situazione esistenziale.

É opinione diffusa, infatti, che la sua condizione sia quella di un pre-adulto e che i suoi diritti di cittadino ufficiale possano essere rimandati alla fase successiva del suo sviluppo (la giovinezza). Anche, a livello istituzionale, gli interventi sono stati, perlopiù, improntati sul diritto per i minori, ma non come diritto dei minori. In questo modo, si determinano i doveri degli adulti nei confronti dei minori, come se fossero le persone adulte gli interlocutori e destinatari primi e non i minori stessi. Si parla agli adulti dei minori, ma non ai minori e con i minori. In pratica il preadolescente e l’adolescente perdono il diritto di essere bambini, ma non hanno, ancora, acquisito il riconoscimento dei diritti di persone adulte.

IL RUOLO DELLA FAMIGLIA

Gli stessi genitori, spesso, adottano comportamenti contrastanti, nel senso che sollecitano il figlio ad assumersi le proprie responsabilità e a cavarsela da solo, ma, nel momento in cui quest’ultimo rivendica una certa libertà, usano condotte frenanti, limitanti, condizionanti e ricattanti (“puoi uscire fino a tardi se porti a casa un bel voto”) . Ciò che più preoccupa è, proprio, l’atteggiamento incoerente e ambivalente dei genitori, i quali passano, spesso, da un autoritarismo minacciato e sbandierato a parole, sino ad arrivare a un permissivismo esasperato, che rasenta, a volte, l’indifferenza e che rivela gravi situazioni di latitanze affettive, oppure l’inefficacia e la povertà di spazi comunicativi adeguati.

La società e la famiglia devono, dunque, trovare un esatto equilibrio tra l’esigenza, da parte del ragazzo, di godere di una certa autonomia e quella di essere guidato nel suo percorso di crescita, maturazione e sviluppo, sviluppandone la cittadinanza attiva. Non si svolge un’opera veramente educativa se, nella famiglia, nella scuola, nella società si seguono condotte didattico educative di tipo coercitivo o, al contrario, si esaspera la sua libertà e i suoi conseguenti diritti. “Non si può avere una vera crescita in umanità, concedendo tutto e non richiedendo alcunché, sollecitando la richiesta di avere e trascurando l’esigenza di dare” (da “Diritto di crescere e disagio” – Rapporto sulla condizione dei minori in Italia, a cura del Dipartimento di Affari Sociali della Presidenza del Consiglio dei Ministri).

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