Il Codice Da Vinci è il libro più venduto di Dan Brown, nonché uno dei libri più venduti di sempre, un best seller internazionale con oltre 80 milioni di copie vendute, un thriller che fa discutere.
Il Codice Da Vinci in breve
A Parigi, il curatore del Louvre, Jacques Saunière, viene ucciso da un monaco albino appartenente all’Opus Dei.
Il professor Robert Langdon, studioso di simbologia, viene a sapere dell’omicidio e, condotto al Louvre, viene interrogato, poiché ritenuto colpevole della morte del curatore.
Langdon, affiancato da Sophie Neveu, nipote del curatore ucciso, e successivamente anche dallo studioso sir Leigh Teabing, dovrà ripercorrere attraverso indizi nascosti in importanti opere d’arte, enigmi e misteriosi artefatti, il percorso del Santo Graal, uno dei più grandi misteri della storia.
Tale percorso si incrocia con quello di un’antica e misteriosa società segreta nota come Priorato di Sion di cui Saunière faceva parte come Gran Maestro (livello più elevato), che nasconde un inconcepibile segreto che, se rivelato, potrebbe compromettere i fondamenti stessi del Cristianesimo, nella versione tramandata dalla Chiesa cattolica.
Un triller molto discusso che ha portato al centro delle discussioni di studiosi, religiosi e critici d’arte, la questione della veridicità della storia narrata nel libro.
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La pretesa di storicità
Dallo stesso autore era arrivata la pretesa di storicità, in realtà gli eventi storici reali si intrecciano nella trama fantasiosa del romanzo, risultano coerenti e verosimili, sostenuti da un ritmo incalzante ricco di colpi di scena.
Ed è l’autore stesso ad affermare:
«Tutte le descrizioni di opera d’arte e architettoniche, di documenti e rituali segreti contenute in questo romanzo rispecchiano la realtà»
(Dan Brown, Il codice da Vinci, Milano, Mondadori, 2003, p. 9)
In un’intervista alla CNN nel 2003 Dan Brown ribadisce la pretesa storicità dell’opera:
«Martin Savidge: Quando parliamo di Leonardo Da Vinci e del tuo libro, quanto è vero e quanto è inventato da te nella narrazione?
Dan Brown: Il 99% è vero. Tutto ciò che riguarda l’architettura, l’arte, i rituali segreti, la storia, tutto ciò è vero, i vangeli gnostici. Tutto ciò che… tutto ciò che è finzione, ovviamente, è che esiste un simbologista di Harvard chiamato Robert Langdon, e tutte le sue azioni sono inventate. Ma il contesto è tutto vero.»
Le critiche al Codice Da Vinci
Diversi sono i motivi per i quali storici e critici dell’arte hanno disapprovato il bestseller, i più noti dei quali sono dovuti a discrepanze e fatti non documentati di cui si è avvalsa la narrazione del libro.
Ovviamente, quando il romanzo è stato pubblicato, anche il mondo cattolico si è indignato, considerando blasfema la messa in discussione del Vangelo e della dottrina cattolica.
L’accusa di plagio
Occorre anche ricordare che Dan Brown è stato accusato di plagio; si è affermato infatti che alcune idee del libro sono stata tratte da opere meno note, ma che avevano già trattato lo stesso argomento.
A suo discolpa, l’autore ha affermato che il libro non voleva essere un saggio storico, ma è da considerarsi solo come un romanzo.
In conclusione, Il Codice da Vinci va considerato come un bel thriller con svariati elementi storici; appartenente a un genere innovativo che in seguito si è ampiamente diffuso.