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Come nasce il Servizio Sociale?

Come nasce il Servizio Sociale?

GLI ALBORI DEL SERVIZIO SOCIALE

La nascita del Servizio Sociale si fa risalire al 1869 con le esperienze realizzate a Londra con la Charity Organization Society (C.O.S.). Questa organizzazione cercava di coordinare le diverse attività di volontariato che erano rivolte ad aiutare la popolazione più povera.

Una volontaria della C.O.S., Ottavia Hill, ricopre un importante ruolo in questo periodo nell’anticipare la costruzione dei principi del servizio sociale, ponendo le basi del social work nel 1870 e influenzando, con i suoi lavori, il pensiero americano del tempo.

MARY RICHMOND

In particolare Mary Richmond dà fondamenti scientifici e metodologia a queste attività attraverso la pubblicazione, nel 1917, di “Social Diagnosis“. Attraverso questo testo l’autrice sottolinea che i bisogni delle persone devono essere affrontati in primo luogo mediante un metodo di lavoro, basato sulle fasi di studio, diagnosi sociale e trattamento. Si inizia dunque a comprendere che questa professione non è fondata solo sul buon senso e l’amore per il prossimo, ma si avvale di un metodo scientifico.

Nel 1922 l’autrice pubblica “What is social case work?, una ulteriore opera sulla metodologia del lavoro sul caso, portando all’introduzione di alcuni elementi di deontologia professionale elaborati attraverso una metodologia operativa centrata nel casework. Si inizia infatti a parlare di family social work, medical social work, school social work e psychiatric social work.

JANE ADDAMS

Accanto a questa dimensione orientata alla soluzione dei problemi delle persone, c’è l’approccio di Jane Addams, a lavoro nella periferia di Chicago, raduno degli immigrati del tempo. Analizzando la realtà di riferimento comprende di dover attivare una modalità diversa di lavoro ed inizia a lavorare con i gruppi, dando vita all’approccio dei group work.

Nel 1889 fonda la Hull House, una casa di assistenza che includeva un luogo di aggregazione per ragazzi, una cucina pubblica, una palestra, una scuola di musica, un teatro, una sala da pranzo e diverse abitazioni. Venivano offerti servizi sociali, culturali e formazione sul campo per i giovani assistenti sociali. Dopo la Prima Guerra Mondiale viene dato un forte impulso al community work che tra gli anni Quaranta e Cinquanta diviene uno dei metodi del servizio sociale.

VERSO UNA PROFESSIONE STRUTTURATA

Nel secondo dopoguerra, l’Organizzazione delle Nazioni Unite si fa promotrice di uno scambio internazionale con l’obiettivo di colmare i danni morali e materiali provocati dalla guerra. Uno degli strumenti presi in considerazione è la diffusione dei metodi del servizio sociale dagli Stati Uniti ai paesi europei maggiormente colpiti dalla guerra e dal nazismo e fascismo. Da questo intervento americano ne beneficia anche l’Italia.

IL SERVIZIO SOCIALE IN ITALIA

L’origine del servizio sociale italiano si colloca negli anni Venti con la fondazione a Milano dell’Istituto Italiano di Assistenza Sociale, dove lavorano nelle fabbriche le segretarie sociali dopo brevi periodi di formazione.

Paolina Tarugi, pioniera del servizio sociale italiano, partecipa alla prima conferenza internazionale che si tiene a Parigi nel 1928. Nello stesso anno viene istituita a Roma una scuola per assistenti sociali con lo scopo di preparare il personale femminile che doveva svolgere nelle fabbriche un’assistenza sociale ai lavoratori.

Nel 1944 a Milano il sacerdote don Paolo Liggeri, con l’aiuto dell’assistente sociale francese Odile Vallil, fonda la prima scuola di servizio sociale. I direttori delle prime scuole di assistenti sociali e studiosi italiani in campo sociale presero parte, nel 1946, al primo Convegno Nazionale di Studi sull’Assistenza Sociale, a Tremezzo, sul lago di Como, ponendo le basi dell’impianto concettuale del servizio sociale nel paese.

In questo periodo, con il sostegno dei privati e degli aiuti internazionali, nascono molte scuole di servizio sociale tra Milano e Roma. Poco alla volta queste scuole si diffondono in tutta Italia e si raggruppano in diverse associazioni come E.N.S.I.S.S., U.N.S.A.S. e O.N.A.R.M.O.

L’Università di Siena, nel 1956, inserisce al suo interno una scuola diretta a fini speciali per formare assistenti sociali che rilasciava un titolo abilitante alla professione. Firenze, Pisa, Perugia, Roma e Parma seguono le orme di Siena nel 1959. Da questo momento in poi vi è un ricco sviluppo del servizio sociale che in una prima fase accoglie la formazione e i metodi provenienti dall’America. Il casework inizia, nel 1968, a far discutere: in quegli anni i movimenti sociali puntavano ad un cambiamento strutturale e tale modalità iniziava ad essere considerata incline al cambiamento delle persone allo scopo di adeguarle alla società.

UN’ATTENZIONE TRIFOCALE

In questo momento storico il servizio sociale passa ad un metodo unitario, cioè ad un’attenzione trifocale, per cui si presta attenzione alla persona, alla comunità e all’organizzazione e si interviene su questi tre livelli in maniera integrata. Negli anni Ottanta la formazione viene ad essere ricompresa nell’alveo dell’università.

Nel 1993 viene istituto il diploma universitario in servizio sociale (DUSS) ai sensi della legge 341/90 “Riforma degli ordinamenti didattici universitari” che definisce i titoli universitari in: diploma (DU), diploma di laurea (DL), diploma di specializzazione (DS) e dottorato di ricerca (DR). La legge n. 84 del 23 marzo decreta l’istituzione dell’Ordinamento della professione di Assistente sociale e dell’albo professionale. Si arriva all’istituzione delle classi di laurea in Scienze del Servizio Sociale e di laurea specialistica in Programmazione e gestione delle politiche e dei servizi sociali con la Riforma Universitaria del D.M. 3 novembre 1999 n. 509.

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