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Esperta in psicologia forense.
Tutor DSA e BES.
La capacità di percepire in modo accurato gli eventi ambientali, e di rispondere adeguatamente agli stessi, è un elemento essenziale per tenere un comportamento adattivo, in quanto facilita un’attivazione rapida ed efficiente delle funzioni necessarie per regolare l’attenzione, la memoria di lavoro e le risposte comportamentali (Mueller-Pfeiffer, 2013). Ma pensiamo a quando si crea, frequentemente, una risposta reattiva ad uno stimolo ambientale potenzialmente minaccioso, e come questo influenzi fisiologicamente e psichicamente chi lo vive. Magari tutti i giorni.
Bisogna ricordare, nel parlare di stimoli salienti, il concetto di condizionamento alla paura. Tale costrutto, teorizzato da Pavlov nei primi anni del ‘900, espone una modalità di reazione che è potenzialmente adattiva, per cui all’abbinamento ripetuto di uno stimolo inizialmente neutrale (come può essere un suono forte e improvviso) con uno stimolo che può essere intrinsecamente avversivo (come un aumento del battito cardiaco, sudorazione, arousal muscolare), produrrà un’associazione che genererà una risposta negativa automatica alla presentazione dello stimolo inizialmente neutrale. Ed ecco quindi come, nel momento in cui, ripetutamente, si vive l’esperienza di essere indirizzati da un suono forte e non richiesto, fisiologicamente parlando la risposta sarà quella di un improvviso allarme, preparazione alla fuga, preoccupazione mentale, rabbia, frustrazione. Tutti questi elementi andranno a consolidarsi nella memoria di lavoro e genereranno un pattern di pensiero che porterà ad associare l’evento scatenante ad una risposta di stress e ansia.
Ciò accade in quanto una delle aree cerebrali centrali coinvolte in questo processo è l’amigdala, criticamente coinvolta nell’espressione della paura condizionata, attraverso la sua diretta proiezione sui nuclei del tronco encefalico, coinvolti nella mediazione delle risposte di “startle”.
L’amigdala è il nucleo centrale che crea le associazioni tra emozioni e memorie; dunque, quando viene attivata attraverso reazioni di paura in determinati contesti condizionati, l’amigdala genererà tracce mnestiche che porteranno, anche in futuro, ad associare un luogo e un tempo ad un’esperienza in cui si è percepito un rischio, anche solo potenziale.
Ogni volta che vado a correre, nel parco dietro a casa, ricevo almeno un colpo di clacson da qualche simpatico signore. Ogni volta non solo interrompo il mio ritmo di corsa raggiunto (che, per chi come me non è un’animale da maratona, saprà quanto è importante e difficile da mantenere).
Mi viene un colpo al cuore, ogni volta. Inizio a sudare più forte, ho la tachicardia, respiro corto. Inizio a correre più velocemente, ma in maniera più sforzata, non concentrandomi più sull’attività ma sulla fuga.
Finisce sempre che mi fermo, qualche centinaio di metri più avanti, quando mi sento al sicuro in una strada chiusa, ansimante, incazzata e frustrata come non mai.
Ma tu che mi hai suonato, volevi solo scherzare vero?
Cerchiamo di capire, senza scendere in specificità da articolo scientifico, quelle che sono le reazioni che i nostri comportamenti generano non solo nella psiche delle altre persone, ma anche nei loro corpi. La percezione di ansia e paura che vengono prodotte da suoni forti, improvvisi, non richiesti e indirizzati alla propria persona in un momento di potenziale vulnerabilità, come quando si cammina per strada, generano non solo il tipico sussulto da stimolo improvviso, con tutto quello che ne deriva a livello corporeo; producono anche un condizionamento, un apprendimento, per cui io, in quanto donna, imparo che, se vado a correre da sola alla mattina al parco, mi trovo in una situazione di potenziale minaccia. Imparo che se percorro quel tratto di strada al buio, qualcosa di brutto potrebbe succedermi. Imparo che il mondo è un luogo pericoloso, popolato da mostri, che mi porto dietro tutta la vita e tramanderò a chi verrà dopo di me.
E tutto perché non riesci a tenere le mani lontane da quel clacson e i tuoi apprezzamenti dentro le mura della tua mente.
Ogni azione ha una conseguenza.
Lo ha già detto molto bene Lorenz con la teorizzazione dell’effetto della farfalla3: un battito d’ali di una farfalla può provocare un uragano dall’altra parte del mondo (Lorenz, 2000).
“Dalla condotta di alcuni, dipende il destino di tutti”, diceva Alessandro Magno.
E forse è bene ricordarlo.