ASPETTI GENERALI
Tutte le persone vivono spesso degli stati di ritiro sociale. Si può quindi dire che il ritiro sociale corrisponde ad una condizione normale e non è per forza da attribuirsi ad un quadro patologico del soggetto. Con il termine “ritiro sociale” s’intende un allontanamento dalle relazioni sociali. Questo allontanamento assume differenti connotazioni: una connotazione adattiva e una connotazione disfunzionale.
Quando si parla di ritiro sociale disfunzionale ci si riferisce ad una condizione in cui il soggetto si allontana dalle relazioni sociali e questo può provocare un disagio significativo. Casi patologici in cui la persona attraversa uno stato di isolamento e dunque di ritiro sociale possono essere per esempio nella schizofrenia e nell’autismo.
Si parla invece di ritiro sociale adattivo quando la persona decide di allontanarsi dalle relazioni sociali come tentativo di ridurre la tensione psichica che sta provando in quel momento. Questo tentativo viene messo in atto di solito dopo un lutto o quando gli individui sono particolarmente interessati a coltivare interessi culturali.
Ovviamente questa condizione di ritiro sociale adattivo non è propria solamente degli adulti e degli adolescenti, ma può riguardare anche i neonati. Molte ricerche hanno considerato la relazione madre-bambino come uno scambio in cui entrambi i partner si autoregolano reciprocamente attraverso postura, sguardo e tono di voce. Può capitare però che in questi rapporti il neonato si ritiri socialmente, in quanto cerca di ridurre la tensione che sta provando.
Il ritiro sociale può essere anche, nonché molto frequentemente, considerato come un meccanismo di difesa che il soggetto compie per cercare di difendersi dalle tensioni che sta vivendo in quel periodo.
IL RITIRO SOCIALE NEI CASI DI AUTISMO E DI SCHIZOFRENIA
Autismo e schizofrenia sono due condizioni patologiche in cui si può verificare frequentemente il ritiro sociale.
AUTISMO
Il termine “autismo” deriva dal greco e significa letteralmente chiuso in se stesso. Eugen Bleuler lo identificò per primo, descrivendolo come un particolare aspetto della psicosi umana. Successivamente, Leo Kanner e Hans Asperger lo descrissero come una condizione patologica, caratterizzata dal fatto che il soggetto interrompeva i suoi rapporti con le altre persone.
Il soggetto autistico è un soggetto che è di solito colpito dagli stimoli ambientali ed è ipereccitato dalle varie stimolazioni. Questo soggetto non riesce a trovare un modo plausibile per allentare questa eccessiva eccitazione e quindi questa eccessiva tensione. L’unico modo che il soggetto autistico può trovare è quello del ritiro sociale.
Un esempio può rendere più chiaro questo concetto: una bambina autistica vede sul tavolo della cucina un cubo rosso e lo fissa intensamente; questa bambina è evidentemente molto eccitata. Dopo poco, prende tra le mani il cubo rosso e si rifugia in un angolo manipolando questo oggetto, ma neanche questo tentativo riesce a placare la sua tensione. L’unico modo che la bambina trova per liberarsi del suo stato ipereccitato è quello di disfarsi dell’oggetto, lanciando via il cubo rosso.
SCHIZOFRENIA
La schizofrenia è invece considerata come il più grave caso della psicosi e la sua terminologia fu usata per la prima volta da Bleuler. Essa ha particolari caratteristiche, quali per esempio la disintegrazione dell’Io, le allucinazioni, i deliri e il ritiro sociale. Tuttavia, Bleuler non fa dell’autismo il sintomo caratterizzante della schizofrenia e quindi il ritiro sociale nella schizofrenia non può essere ritenuto, secondo Bleuler, riconducibile alla spiegazione che ne fa l’autismo.
Eugène Minkowski, invece, sosteneva che l’autismo era la parte irrazionale della persona vivente nei suoi rapporti con l’ambiente. Secondo lo psichiatra il ritiro sociale della schizofrenia e dell’autismo potevano ricondurre le proprie origini ad un’unica spiegazione.
E’ possibile quindi sostenere che il ritiro sociale nell’autismo e nella schizofrenia sia la normale risposta che il soggetto fornisce.
IL RITIRO SOCIALE NELL’INFANZIA E NELL’ADOLESCENZA
Anche nell’infanzia e nell’adolescenza possono manifestarsi casi di ritiro sociale. Nel DSM-5 (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders V edizione) non vi è nessun riferimento ad un disturbo specifico che abbia come sintomatologia principale il ritiro sociale. Tuttavia, esistono molti disturbi che hanno nella loro sintomatologia l’evitamento dalle situazioni sociali.
Per esempio, si può fare riferimento alla fobia sociale; in questo disturbo, il bambino o l’adolescente può provare un’eccessiva ansia quando viene sottoposto al giudizio delle altre persone e quindi questo soggetto eviterà di conseguenza situazioni quali ad esempio interrogazioni scolastiche, ecc.
HIKIKOMORI
Un altro fenomeno molto importante e molto studiato a partire dalla seconda metà del secolo scorso in Giappone, è quello dell’”Hikikomori”. E’ un fenomeno per cui alcuni ragazzi si ritirano in casa, interrompendo così i rapporti con le altre persone nella vita reale.
L’ Hikikomori è un fenomeno che colpisce solitamente i ragazzi dai 15 ai 39 anni di età, ma non è del tutto vero che essi interrompono proprio tutti i rapporti con le altre persone, poiché essi continuano a mantenere i loro rapporti utilizzando i social network. Tale condizione potrebbe essere legata al fatto che l’eccessiva dipendenza dalle cure della propria madre venga erroneamente interpretata da questi ragazzi come un modo per affermare la propria indipendenza.
Ovviamente l’Hikikomori è un fenomeno che si è diffuso nella cultura orientale, in quanto questa vede l’abbandono scolastico come un fattore che provoca vergogna e disonore e quindi come un elemento che può spingere al ritiro sociale. Invece, nella cultura occidentale, i casi di fallimento scolastico non vengono interpretati in questa maniera, ma vengono visti come una spinta ad un maggior impegno.
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