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GLI ORIZZONTI DI RIFERIMENTO DELLA COMUNICAZIONE
Nella comunicazione educante, a livello familiare e scolastico, oltre ai contenuti trasmessi dai vari messaggi, è fondamentale che l’educatore, si preoccupi di:
- partire dall’osservazione di sé stesso e degli altri,
- utilizzare messaggi chiari, completi, comprensibili,
- verificare, sempre, se la comunicazione “passa” in maniera corretta,
- accertarsi che il messaggio sia stato ben compreso e richiedere un ritorno d’informazione,
- porsi in ascolto empatico,
- riconoscere i tipi di “rumore” che sono di ostacolo alla comunicazione,
- creare un clima psicologico stimolante e affettivamente intenso,
- favorire l’interazione autentica e costruttiva interpersonale, rispettando i punti di vista degli altri
- dare sempre risposte specifiche alle domande,
- agevolare la scoperta,
- suscitare interessi,
- promuovere feedback,
- proporre esercitazioni didattiche di tipo laboratoriale, che facilitino l’apprendimento
- innescare operazioni mentali, dinamiche emozionali e spinte motivazionali, che rendano il rapporto e, quindi, il processo educativo, più piacevole ed efficace.
All’interno della scuola, l’insegnante, con la sua vigile presenza fisica e con la sua vicinanza con gli alunni, deve diventare, perciò, un facilitatore della comunicazione per ognuno di loro, tenendo presenti, non solo i contenuti disciplinari (dottrinali) da trasmettere, ma orientando, soprattutto, la sua azione, in modo intenzionale, “alle modalità della loro trasmissione, in relazione, anche, alle dinamiche motivazionali ed emotive che influenzano i processi cognitivi” (Osborne E., 1993, De Beni R., 2000, Moé A. 200, Tufanelli L., 1999, Capurso M., 2004).
Una lezione anoressica dal punto di vista emotivo, diventa noiosa e priva di partecipazione e di passione, come è avvenuto nella Didattica a Distanza, nella situazione di isolamento fisico, prodotto dall’epidemia del Coronavirus, la quale, infatti, ha generato una forma di rapporto, basato sulla latitanza del corpo.
L’assenza del corpo fisico e del rapporto comunicativo faccia a faccia, determina, inevitabilmente, una conseguente sordità affettiva da parte chi ascolta e genera, sicuramente, seri fattori di perturbazione, che pregiudicano e compromettono l’efficacia della comunicazione autentica.
I PUNTI DI FRAGILITÀ DELLA COMUNICAZIONE A LIVELLO SCOLASTICO
L’efficacia comunicativa, spesso, viene compromessa da una serie di “rumori”, costituiti da meccanismi, che ostacolano e compromettono la sua importante funzione. In tal caso, si presenta il rischio reale che l’educatore:
- improvvisi la lezione,
- evidenzi scarsa preparazione e difficoltà espressive,
- trasformi il dialogo didattico-educativo in un monologo,
- perseveri e si fissi su cose già dette, evidenziando la mancanza di uno spirito creativo e una certa povertà di idee,
- utilizzi codici linguistici che non facilitano la comprensione,
- non ascolti o sottovaluti le domande poste dall’alunno,
- monopolizzi l’attenzione su di sé, senza preoccuparsi che il messaggio “passi” e che si stimoli una comunicazione di ritorno,
- manchi di coerenza, usando un doppio messaggio (“Fai pure quello che vuoi, ma fallo bene”),
LA SITUAZIONE ATTUALE
Nei vari ambienti di vita e di quello familiare e scolastico, in particolare, spesso, assistiamo a forme comunicative ad una via , in cui gli educatori (genitori e insegnanti) parlano da soli, trascurando, spesso, la necessità di mettersi in ascolto dei bisogni, dei desideri, delle attese dei bambini e dei ragazzi, riducendo, in questo modo, i momenti d’incontro e i flussi comunicativi con loro a tempi e modalità d’intervento frettolosi, limitati e superficiali.
Dai risultati di alcune indagini svolte in Italia, dall’Osservatorio dei Diritti dei Minori, è stato rilevato, su questo tema, l’inadeguatezza del rapporto interpersonale dei genitori, i quali utilizzano 18 minuti ogni giorno, per comunicare con i propri bambini; si tratta, ovviamente, di uno spazio temporale limitato e ridotto rispetto a quello degli paesi europei (Alberico, 2007).
Lo psichiatra Paolo Crepet, nel suo libro “Non siamo capaci di ascoltarli”, Einaudi, fa rilevare che il tempo della comunicazione genitori/figli è di 14 minuti lordi, in orario serale, telegiornale compreso.
Anche nel mondo della scuola, sostiene Michael P. Nichols (“L’arte perduta di ascoltare”, Positive Press, 1997), il tempo e la capacità di dedicarsi all’ascolto degli allievi è piuttosto carente.
Alcune ricerche svolte dalla Società Italiana di Pediatria, fanno emergere che gran parte del nostro tempo è speso ad ascoltare, ma, è importante sottolineare che, in realtà, si tratta di un ascolto superficiale e passivo, per cui diventa problematico attivare quei flussi emotivo-affettivi, che una sintonia empatica tra i due soggetti può garantire.
Come nota conclusiva potremmo sottolineare l’esigenza, per le varie agenzie educative, di inaugurare delle progettualità mirate, sul tema della comunicazione empatica, come suggerisce lo psichiatra e filosofo Roberto Assagioli (1973), per il quale l’empatia, in particolare, rappresenta, infatti, “la proiezione della propria coscienza in un altro essere” (“Dalla coppia all’umanità” – Biblioteca di Psicocinesi, L’uomo Edizioni, 2011, a cura di Alberto Alberti).
IL SUPPORTO DEI NEW MEDIA
Con l’avvento dei new media, è cambiata totalmente la tipologia della comunicazione, la cui espansione è diventata, ormai, inarrestabile. In particolare, si è modificata la partecipazione dell’utente, che può interagire direttamente con altri utenti (chat, e-mail, blog), creando una forma di comunicazione uno a uno (es. e-mail, smartphone) o da molti a molti.(blog, forum…), mentre, nel passato, la comunicazione avveniva dall’uno a molti, in cui il pubblico svolgeva un ruolo di ricettività passiva.
L’educazione, oggi, se finalizzata a raggiungere un’autonomia critica, sull’utilizzo delle strumentazioni digitali, controllandone i processi, attraverso un lavoro di collaborazione ed impegno comune, apre un orizzonte concettuale, che incrementa il senso del vivere sociale, il confronto, la circolazione delle idee con il lavoro in rete, in cui si mettono in connessione e si socializzano esperienze e progetti, nell’ambito dell’educazione e della comunicazione, nel rispetto dei compiti e principi di fondo della dimensione educativa che, nonostante la rivoluzione inarrestabile del “nuovo ospite”, rimane, comunque stabile e immutabile .
Il pericolo, che si corre, è che, “quando gli esseri umani smettono di guardarsi negli occhi, attraverso una piattaforma digitale, si inceppano alcuni meccanismi legati alla compartecipazione e all’ affettività, tratti caratteristici della nostra specie, così gli umani diventano un’altra cosa, una specie aliena rispetto a quella che siamo abituati a conoscere” (Domenico Barrilà).
Non potendo, comunque, pensare che, per arginare la piena, arrivata nelle nostre case, con l’espandersi della tecnologia digitale (molteplicità di stimoli), sia sufficiente esprimere preoccupanti lamentazioni ed erigere delle barriere di difesa, di fronte a questo pericolo, gli educatori non devono lasciarsi spaventare, facendosi paralizzare dalle novità, aspettando che la tempesta passi, o cercando di contrastare l’invasore, che si è insediato nelle loro vite, con opposizioni sistematiche, ma adoperarsi per controllare i processi comunicativi dei ragazzi, in modo tale che gli eccessi di rete, non sconvolgano la loro vita, ma siano uno strumento di emancipazione.
É necessario, cioè, che l’utilizzo dei mezzi telematici sia contenuto entro limiti tollerabili e che non diventi dipendenza patologica, ma sia, in ogni caso, incanalato nell’ambito di un processo educativo, orientato allo sviluppo del senso critico e alla capacità autonoma degli alunni di gestire, in modo responsabile, un personale progetto di vita.