1. Educazione matematica: Montessori e Freinet
L’educazione matematica fu un argomento molto discusso durante il corso degli anni. Ricordiamo, in particolare, due figure di alto spessore, le quali si sono distinte all’interno della pedagogia educativa. Stiamo parlando di Maria Montessori (1870-1952) e di Célestin Freinet (1896-1966).
Introducendo la prima, ricordiamo che ella fu un medico, una filosofa, un’educatrice e una scrittrice. In particolare, la ricordiamo per i notevoli contributi che ha fornito in ambito pedagogico ed educativo.
In ambito di educazione matematica, ella affermava che l’aritmetica e, in generale, le scienze matematiche risultano utili per educare la mente dei giovani verso l’attuazione dei processi di astrazione. Attraverso alcuni materiali predefiniti scientificamente. In questo modo, nella mente dello studente si formeranno le basi su cui si edificherà l’attività ragionativa, che andrà a migliorare il ragionamento aritmetico e logico.
Nei suoi due volumi, “Psicoaritmetica” e “Psicogeometria”, vengono citati i suddetti materiali: i fuselli, le aste con le palline e le tavole per la moltiplicazione.
Analizzando un’altra prospettiva di pensiero, vedremo che Célestin Freinet confuta e contraddice il pensiero di Maria Montessori. Egli si dimostra, infatti, contrario al metodo montessoriano basato su un insegnamento statico e invariante nel tempo, senza essere soggetto ad un’eventuale revisione. Freinet, aggiunge che preferisce parlare di tecniche, che risultano essere aperte al cambiamento e risultano flessibili e adattabili in base al contesto di riferimento. Egli, per confermare la sua teoria, introdusse altre tipologie di materiali: il geomeccano e il Logicub.
2. Educazione matematica e Neuroscienze
È interessante analizzare il legame che coesiste tra l’educazione matematica e il mondo delle neuroscienze.
Si è scoperto che educare un alunno vuol dire, anche, allenare il suo cervello. Infatti, si è evidenziato che alcuni circuiti neurali sono specializzati per l’elaborazione numerica ed essi sono associati con il lobo parietale sinistro del cervello (situato nella parte superiore del cervello e controlla: la comprensione del linguaggio scritto e parlato; la memoria delle parole; le capacità matematiche). Codesti circuiti vanno a formare quello che viene identificato come “modulo numerico”. Grazie alla loro azione, aiutano lo studente a riconoscere le numerosità, oltre che aiutarlo nella comprensione e nella manipolazione mentale dei numeri. Infatti, i neuroscienziati ci spiegano che se abbiamo davanti ai nostri occhi tre mele rosse, il nostro cervello ci fa capire che sono rosse e che ce ne sono tre. Quindi, si è constatato che la percezione, di piccole numerosità, risulta innata e automatica quanto la percezione cromatica.
Dehaene, in particolare, scoprì che le aree cerebrali che si occupano di algoritmi di calcolo con un grado minore di coinvolgimento del linguaggio, come la sottrazione, sono diverse da quelle che vengono coinvolte per eseguire algoritmi più complessi e mediati, come la moltiplicazione. Questa sua teoria la estrapolò a conclusione dei suoi studi effettuati su pazienti aventi lesioni in regioni diverse del lobo parietale. Utilizzando alcuni metodi e strumenti (elettroencefalogramma, spettroscopia a risonanza magnetica, functional neuroimaging), egli si rese conto che, in base alla localizzazione della lesione, questi pazienti erano in grado di eseguire le sottrazioni ma non le moltiplicazioni, oppure viceversa.
3. Benefici dell’educazione matematica
Uno dei benefici dell’educazione matematica è quello che riguarda la capacità di problem-solving.
Questa capacità non fa riferimento a rivolvere un esercizio (in cui vi è una domanda la cui risposta prevede solamente l’utilizzo di procedure di routine) ma essa fa riferimento alla risoluzione di un problema. Risolvere un problema, infatti, consiste nel riuscire a trovare una strada corretta e favorevole per uscire da una determinata difficoltà. Insomma, una strada che aiuterà il soggetto a superare l’ostacolo per raggiungere un determinato obiettivo.
Inducendo lo studente a risolvere un problema, miglioreranno, inoltre, le sue capacità metacognitive.
Il termine “metacognizione” fu coniato da Flavell facendo riferimento alla conoscenza che qualcuno ha riguardo i propri processi cognitivi o riguardo qualsiasi cosa ad essi correlata.
Flavell specifica che si attuano dei processi metacognitivo quando, ad esempio quando ci si rende conto di provare difficoltà nell’apprendere un concetto, che ai nostri occhi e alla nostra mente sembra complesso, in confronto ad altri concetti. Oppure, ci si focalizza su una domanda per molto tempo prima di apportare un segno che farà capire, a coloro che dovranno correggere il compito scritto, la nostra scelta decisiva.
Bibliografia
Badger, M., Sangwin, C. J., Hawkes, T. O., Burn, R. P., Mason, J., & Pope, S.(2012). Teaching problem-solving in undergraduate mathematics. Coventry University Coventry, UK.
Dehaene S. (2000). Il pallino della matematica. Tradi. It. Cortina, Milano.
Flavell, J. (1976). Metacognitive aspects of problem solving. In L. Resnick (Ed.), The nature of intelligence (pp. 231–236). Hillsdale, NJ: Lawrence Erlbaum.
Paoli F. (2018). Didattica della matematica dai tre agli undici anni. Roma. Carocci Editore
Pólya G. (1945). How solve it. [Trad. it.: Milano, Feltrinelli, 1967].
Sitografia
https://www.treccani.it/enciclopedia/maria-montessori
https://www.treccani.it/enciclopedia/celestin-freinet_(Enciclopedia-Italiana)
https://it.aliexpress.com/i/32960590494.html
https://en.wikipedia.org/wiki/Stanislas_Dehaene
https://it.wikipedia.org/wiki/Neuroimaging_funzionale