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Criminologia ambientale: analisi e teorie di prevenzione del crimine

Criminologia ambientale: analisi e teorie di prevenzione del crimine

La criminologia ambientale è una branca della criminologia che si concentra sullo studio delle relazioni tra il crimine e l’ambiente in cui esso si verifica. Anziché focalizzarsi solo sull’autore del reato, la criminologia ambientale considera le caratteristiche spaziali e temporali che influenzano il crimine, analizzando come il contesto può facilitare o inibire il comportamento criminale. Come espresso da Brantingham & Brantingham (1981) l’obiettivo è quello di comprendere come gli ambienti fisici e sociali influenzano l’insorgenza dei crimini, in modo da poter elaborare strategie preventive che riducano le opportunità per la loro commissione.

La criminologia ambientale è sostenuta da diverse teorie, ognuna delle quali esplora particolari aspetti del contesto e dell’interazione con il comportamento criminale. Tra le principali troviamo la Routine Activity Theory (Teoria delle Attività di Routine), la Crime Pattern Theory (Teoria dei Modelli Criminali) e la Situational Crime Prevention (Prevenzione Situazionale del Crimine).

Routine Activity Theory

La Routine Activity Theory, sviluppata da Cohen e Felson (1979), suggerisce che il crimine avviene quando tre elementi si incontrano: un colpevole motivato, un obiettivo attraente e l’assenza di un guardiano efficace. Questa teoria sostiene che il crimine non è necessariamente il risultato di una devianza sociale, ma è il prodotto delle circostanze quotidiane. Ad esempio, secondo gli autori, un’abitazione lasciata incustodita rappresenta un’opportunità di crimine per un ladro potenziale. Questa teoria è utilizzata per spiegare i crimini opportunistici che si verificano, quindi, in situazioni in cui è presente un obiettivo vulnerabile senza che vi sia alcuna sorveglianza.

Crime Pattern Theory

La Crime Pattern Theory, introdotta da Brantingham e Brantingham (1993), esamina come i crimini seguano modelli prevedibili che dipendono dalle routine di spostamento degli individui e dalla geografia degli spazi urbani. Gli individui, compresi i criminali, sviluppano una “mappa mentale” di un ambiente e tendono a compiere reati nelle zone che conoscono. In base a questa teoria, i crimini si concentrano nelle cosiddette “zone calde” (hot spots), ossia aree caratterizzate da un’elevata concentrazione di crimini. Questa consapevolezza permette di applicare misure di prevenzione mirate, come l’aumento della sorveglianza nelle aree ad alto rischio.

Situational Crime Prevention

La Situational Crime Prevention, proposta da Clarke (1980), mira a ridurre le opportunità di crimine modificando l’ambiente in cui il reato può avvenire. Questa teoria parte dal presupposto che ridurre le opportunità di crimine può dissuadere i potenziali criminali. Gli interventi di prevenzione situazionale possono includere misure come l’illuminazione stradale, l’installazione di telecamere di sorveglianza, o il rafforzamento della sicurezza degli edifici. Clarke identifica cinque modalità di intervento per ridurre i crimini: aumentare gli sforzi necessari per commettere il crimine, aumentare i rischi di essere scoperti per i potenziali criminali, ridurre i benefici del crimine, ridurre le provocazioni e rimuovere le scuse per il crimine.

L’analisi ambientale del crimine

L’analisi ambientale del crimine consiste nel raccogliere e analizzare dati riguardanti il luogo e il momento in cui avvengono i crimini, per identificare i fattori ambientali che ne facilitano la commissione. Questa analisi è essenziale per implementare strategie di prevenzione mirate. Strumenti come la mappatura dei crimini e l’analisi delle zone calde permettono di identificare i punti nevralgici del crimine all’interno delle città e di attuare misure preventive specifiche.

La mappatura dei crimini è uno strumento fondamentale della criminologia ambientale. Grazie all’utilizzo di dati spaziali e temporali, è possibile visualizzare le aree ad alta incidenza criminale e individuare correlazioni tra la tipologia di reati e le caratteristiche dell’ambiente urbano. La mappatura dei crimini facilita anche la gestione delle risorse di polizia, permettendo loro di essere distribuite nelle zone più problematiche in modo più efficiente.

L’analisi delle zone calde è una tecnica specifica della mappatura che consente di individuare le aree urbane in cui i crimini tendono a concentrarsi. Le zone calde sono spesso caratterizzate da una combinazione di fattori di rischio, come la densità di attività commerciali, la scarsa illuminazione o la presenza di vie di fuga rapide. Uno studio di Sherman et al. (1989) ha dimostrato che il crimine tende a concentrarsi in determinate zone piuttosto che distribuirsi uniformemente sul territorio. Da ciò deriva che, interventi mirati come la polizia di prossimità o il miglioramento dell’illuminazione pubblica nelle zone calde possono ridurre in modo significativo il tasso di criminalità.

Critiche e limiti della criminologia ambientale

Nonostante i suoi contributi alla prevenzione del crimine, la criminologia ambientale è stata oggetto di critiche. Alcuni studiosi sostengono che essa attribuisca troppa enfasi all’ambiente e alle condizioni spaziali, trascurando i fattori individuali e sociali che influenzano il comportamento criminale. Ad esempio, Wortley (2008) critica l’approccio ambientale per la sua eccessiva focalizzazione sulle opportunità e propone di integrare i fattori motivazionali, che possono variare in base al contesto culturale e socioeconomico del potenziale reo.

Un altro limite riguarda il rischio di “displacement”, ovvero lo spostamento del crimine verso altre aree meno protette. Lo studio di Guerette & Bowers (2009) ha dimostrato che, sebbene la prevenzione situazionale possa ridurre il crimine in una determinata area, essa non elimina necessariamente il crimine, che può semplicemente spostarsi altrove.

In conclusione, la criminologia ambientale rappresenta una prospettiva innovativa che contribuisce in modo significativo alla prevenzione del crimine, concentrandosi sul contesto in cui avvengono i reati piuttosto che sui soli autori.

Alcune teorie forniscono strumenti analitici e pratici per comprendere come le caratteristiche ambientali influenzino il comportamento criminale e come queste possano essere modificate per ridurre le opportunità di crimine. Nonostante alcune limitazioni e critiche, l’approccio ambientale offre un insieme di strategie preventive utili ed efficaci, che completano le tradizionali politiche di controllo del crimine e promuovono una gestione della sicurezza urbana basata sull’analisi spaziale e sulla modifica delle condizioni ambientali.