La sensibilità è un tratto individuale che influisce sulla nostra capacità di percepire, elaborare e interpretare le informazioni sensoriali interne (propriocezione e interocezione) e provenienti dall’ambiente circostante. Negli studi di psicologia dello sviluppo e psicologia sociale, questo tratto è spesso definito “sensory processing sensitivity” (SPS), proprio a indicare come si tratti di una caratteristica non esclusivamente caratteriale o emotiva, bensì legata ad una maggiore suscettibilità a tutti gli stimoli, sia interni che esterni.
La SPS è spesso studiata nei bambini e nel contesto educativo ma, in quanto tratto di personalità, non è qualcosa che si “perde” con gli anni e può avere un impatto sulla vita dell’individuo anche in età adulta.
Si stima che questo tratto sia particolarmente elevato soltanto nel 20-30% della popolazione mondiale, il che lo rende una caratteristica piuttosto rara.
Una sensibilità unica
La sensory processing sensitivity descrive la tendenza di alcune persone ad elaborare in modo più intenso ed esteso le informazioni sensoriali. Ad esempio, le persone con una SPS elevata possono percepire e reagire più intensamente ai rumori improvvisi e alle luci abbaglianti, ma anche alle emozioni degli altri e alle dinamiche sociali. Questa sensibilità può, quindi, influenzare la capacità di adattarsi a numerosi contesti e situazioni tra cui, ovviamente, la capacità di reagire in modo efficace alle sfide tipiche delll’ambiente lavorativo.
Essere sensibili non significa, ovviamente, essere fragili o vulnerabili. Al contrario, la SPS è spesso associata a caratteristiche positive come l’empatia, l’attenzione ai dettagli e la capacità di percepire sottili sfumature. Tuttavia, una maggiore sensibilità può anche rendere le persone più suscettibili allo stress e richiedere, quindi, strategie specifiche per affrontare le sfide lavorative.
Secondo Aron e colleghi (2006), infatti, gli individui ad alta SPS possono elaborare in modo più approfondito le informazioni sensoriali e possono essere più influenzati da stimoli emotivi ed ambientali. Questo tratto può influire sul modo in cui le persone interagiscono con l’ambiente di lavoro e possono presentare differenze nel modo in cui affrontano lo stress e reagiscono alle dinamiche aziendali.
L’impatto della sensibilità nel contesto aziendale
Uno studio del 2019, “Who is more susceptible to job stressors and resources? Sensory-processing sensitivity as a personal resource and vulnerability factor“, ha esplorato come la SPS possa influenzare la suscettibilità agli stress e alle risorse lavorative.
Secondo il cosiddetto “Job Demands-Resources Model” (JD-R), introdotto da Demerouti, Bakker, Nachreiner e Schaufeli nel 2001, ogni lavoro si caratterizza per una certa quantità di richieste (demands) e una certa quantità di risorse (resources) a disposizione per i dipendenti.
Le richieste sono gli aspetti del lavoro che richiedono sforzi fisici, cognitivi o emotivi, come il carico di lavoro elevato, i conflitti interpersonali o la mancanza di autonomia decisionale. Le risorse, invece, sono fattori che possono aiutare i lavoratori ad affrontare le richieste e promuovere il benessere, come il supporto sociale, le opportunità di sviluppo professionale e un equilibrio lavoro-vita adeguato.
In particolare, secondo il JD-R Model, quando le richieste superano le risorse disponibili, si verifica uno squilibrio che può portare a uno stress eccessivo, esaurimento, insoddisfazione lavorativa e problemi di salute. Al contrario, se le risorse superano le richieste, i dipendenti sono in grado di affrontare le sfide lavorative in modo più efficace, sperimentando maggiore benessere, coinvolgimento e prestazioni di alta qualità.
La ricerca di Vander Elst e colleghi ha evidenziato che le persone con una SPS elevata possono sperimentare una maggiore sensibilità agli stressors lavorativi – che può manifestarsi come ansia, affaticamento emotivo e una maggiore suscettibilità a situazioni stressanti. Tuttavia, la sensibilità rende le persone anche più reattive rispetto alla risorse lavorative, migliorando, così, i livelli di soddisfazione lavorativa e commitment in contesti organizzativi positivi.
Per approfondire
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La sensibilità come vantaggio
In questo senso, la sensibilità in ambito lavorativo può rappresentare sia una vulnerabilità che un vantaggio, ma questo dipende profondamente dalle richieste e delle risorse disponibili. Ad esempio, se messe nelle giuste condizioni, le persone con una sensibilità elevata possono svolgere efficacemente ruoli che richiedono una maggiore attenzione ai dettagli, una profonda comprensione delle esigenze degli altri e una maggiore creatività.
Questo è particolarmente vero nel caso delle posizioni di leadership o responsabilità, in cui gli individui con una sensibilità elevata possono creare con più facilità un ambiente di lavoro inclusivo basato sulla fiducia, una migliore comunicazione e migliori relazioni interpersonali, un maggior engagement dei dipendenti, più innovazione e una gestione più efficace dei conflitti.
Tuttavia, affinché le persone altamente sensibili possano realizzare appieno il proprio potenziale e diventare una risorsa preziosa per il team, è essenziale che queste siano valorizzate e supportate dall’organizzazione, ad esempio garantendo un sano equilibrio tra vita e lavoro (il cosiddetto “work-life balance”), una formazione adeguata e opportunità di sviluppo professionale.