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Riconoscere il proprio valore: Il potere dell’autoefficacia

autoefficacia

Per autoefficacia si intende la convinzione delle proprie capacità di organizzare e realizzare le azioni necessarie, per gestire adeguatamente le situazioni che si incontreranno in un particolare contesto, in modo da raggiungere gli obiettivi prefissati. (Bandura, 2000).

L’autoefficacia è dunque la capacità di riconoscere e credere nelle proprie risorse e potenzialità, capacità che si traduce nella convinzione interiore di essere in grado di affrontare una situazione o svolgere un determinato compito.

Mancanza di autoefficacia e comportamenti auto-sabotanti

Le persone con un basso livello di autoefficacia hanno paura di mettersi in gioco e vivono con un’elevata dose di stress e ansia le sfide che la vita ci pone. Tipicamente attuano questi comportamenti auto-sabotanti:

• Ritrovandosi invischiate nella tela dell’insicurezza, tendono a procrastinare. Evitano tutte quelle situazioni in cui viene richiesto loro di eseguire compiti che reputano troppo difficili, poiché si sentono minacciati da un possibile esito negativo. 

• La paura di fallire diventa un’ombra costante e per questo rinunciano ad opportunità che in fondo vorrebbero cogliere.

• Hanno difficoltà a porsi degli obiettivi, o a perseguirli con adeguato impegno e costante dedizione. 

• Tendono a rinunciare ai loro sogni e desideri solo perché non se ne sentono all’altezza, con l’ovvia conseguenza di ritrovarsi a subire il contesto in cui si trovano. 

• Si lasciano scoraggiare dagli insuccessi. Attribuiscono alla sfortuna o alla loro presunta inadeguatezza il mancato raggiungimento dell’obiettivo e, per questa ragione, fanno molta fatica a “rimettersi in carreggiata” dopo una delusione.

Fiducia in sé e nelle proprie capacità

Al contrario, avere un buon senso di autoefficacia ci permette di:

1) Affrontare con entusiasmo compiti anche difficili. 

Una promozione sul lavoro o un cambiamento nel nostro percorso di vita, può procurarci un po’ di ansia da prestazione ma allo stesso tempo possiamo sentirci stimolati da nuove prospettive;

2) Saper cogliere, nelle sfide, opportunità di crescita e miglioramento, indipendentemente da quello che sarà l’esito. 

Un insuccesso non determina chi siamo. Viviamo in una società molto competitiva che spesso ci propina il mito del “vincente”. E ‘importante ricordare che si può fallire ma che non siamo falliti. Il fallimento non è che un intoppo temporaneo che potrebbe insegnarci qualcosa di molto utile per il futuro. Accogliamolo, senza vergogna;

3) Porsi obiettivi anche ambiziosi ed affrontare gli ostacoli con determinazione, senza cadere nella rinuncia facile.

L’autoefficacia non è statica, ma piuttosto un processo in continua evoluzione. Quando affrontiamo e superiamo le sfide, la nostra fiducia cresce. Questa fiducia ci spinge poi ad affrontare sfide ancora più grandi. Questo ciclo virtuoso crea una spirale di crescita personale, alimentata dalla fiducia nelle nostre capacità. Essere proattivi è un buon modo per alimentare questo circolo.

4) Intensificare l’impegno per raggiungere l’obiettivo.

“Volere è Potere”, direbbe qualcuno. In realtà questo è uno dei motti più abusati. Le variabili in gioco nel raggiungimento di un obiettivo sono davvero tante e non tutte dipendono dalla nostra forza di volontà. Tuttavia, avere consapevolezza delle proprie capacità e un obiettivo chiaro, realistico e percorribile step by step può permetterci di raccogliere e convogliare le nostre risorse in modo proficuo.

Per approfondire: SEMINARIO ONLINE: L’importanza della motivazione nella crescita personale e sociale

5) Impiegare il tempo a disposizione in modo produttivo. 

Il tempo è una risorsa limitata ma democratica. Tutti noi abbiamo a disposizione 24 ore al giorno. Agenda alla mano, possiamo dedicare quotidianamente tempo da impiegare al raggiungimento del nostro obiettivo. È importante che al tempo dedicato a qualcosa di significativo venga riconosciuto il valore che merita. Che si tratti di mezz’ora o molto di più, dobbiamo ricordare che, per quel lasso di tempo, saremo completamente dedicati all’attività da svolgere. Limitiamo al massimo ogni possibile distrazione e concentriamoci su ciò che è importante.

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6) Trarre il massimo vantaggio dalle potenzialità che sono presenti in ognuno di noi.

Noi tutti abbiamo potenzialità e risorse che a volte dimentichiamo di possedere. Immaginiamo di avere un campo dietro casa pieno di alcune varietà di frutti, ma ce ne siamo dimenticati e ci focalizziamo sulla terra brulla che vediamo quando usciamo dalla porta principale. Riscoprire la presenza di quel campo, riconoscere il fatto che ci appartenga ed esplorare ognuno di quei frutti ci permetterà coglierli all’occorrenza e coltivarne di nuovi.

7) Riconoscerci il potere di agire sull’ambiente per ottenere ciò di cui abbiamo bisogno.

L’ambiente non deve essere necessariamente uno spazio ostile in cui è più sicuro restare ai margini. Noi stessi siamo parte dell’ambiente, quindi diamoci il permesso di esplorarlo e di entrare in relazione che le realtà che lo abitano;

8) Riuscire a ridimensionare le avversità, gestire l’ansia da prestazione e ridurre lo stress.

Una sana dose d’ansia è naturale e utile. È un campanello che ci predispone ad affrontare qualcosa di significativo. È importante, tuttavia, che non diventi travolgente. Una buona gestione del tempo, una comunicazione chiara e un’organizzazione delle attività può aiutare a ridurla e a gestire lo stress. In aggiunta si può ricorrere a tecniche di rilassamento, riduzione di aspettative irrealistiche e certamente ridimensionare il peso delle avversità. Ancora una volta, non siamo ciò che ci capita. Possiamo fare del nostro meglio per gestirlo. È doveroso sottolineare che se la nostra ansia rischia di diventare invalidante è opportuno chiedere aiuto a figure professionali competenti.

Leggi anche: L’ansia da prestazione nello sport

9) Lavorare per ampliare le proprie competenze.

Alimentare la propria curiosità e padroneggiare nuove competenze può farci sentire più sicuri ed intraprendenti. Inoltre, ci aiuta a trovare nuovi stimoli attraverso l’apprendimento e l’acquisizione di nuove abilità.

10) Adattarsi in modo creativo ai cambiamenti.

L’adattamento creativo ci consente di gestire i cambiamenti in modo flessibile, di individuare nuove vie e soluzioni innovative. Esso abbraccia la ricerca di alternative e la volontà di esplorare diverse opzioni e soluzioni non convenzionali. Questo processo può aiutarci a trovare strade che potremmo non aver mai considerato altrimenti.

È importante notare che l’autoefficacia non significa illudersi di poter fare tutto. Al contrario, un approccio realistico nell’impostazione degli obiettivi è fondamentale. Peter Drucker, noto economista, ha formulato l’acronimo SMART per obiettivi che devono essere Specifici, Misurabili, Accessibili, Rilevanti e Temporizzati. Questo approccio pragmatico crea una base solida per l’autoefficacia, poiché è costruito su fondamenta realistiche. 

Come aumentare il proprio senso di autoefficacia

È possibile stimolare la propria autoefficacia attraverso

1) L’esperienza diretta: sperimentandosi, riconoscendo le proprie capacità, le proprie risorse e celebrando i propri miglioramenti.

2) L’esperienza vicaria o modeling: l’osservazione e il confronto con altre persone simili a sé che, attraverso la perseveranza, sono state in grado di raggiungere i loro obiettivi.

3) La persuasione verbale e l’influenza sociale: saper accogliere i feedback positivi e le manifestazioni di incoraggiamento che provengono dall’esterno.

4) L’ascolto, l’automonitoraggio e la gestione delle reazioni emotive: saper commutare uno stato d’ansia in una energia utile alla performance.

In sintesi, nutrite la nostra autoefficacia può aiutarci a sbloccare o sviluppare il nostro vero potenziale. Coltivarlo con l’esperienza, l’apprendimento di modelli e atteggiamenti virtuosi, una buona consapevolezza delle proprie capacità, la disponibilità a dedicare attenzione al proprio benessere emotivo e un adeguato impegno al raggiungimento di un buon obiettivo.

Per approfondire: Bandura, A. (2000) Autoefficacia: teoria e applicazioni

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