L’avvento dell’era digitale, iniziata una settantina di anni fa, é un’espressione della contemporaneità e la dimostrazione di come la tecnologia abbia modificato, in modo inarrestabile, gli stili di vita e i comportamenti dell’uomo, che accompagnano ogni attimo e atto della sua vita, all’interno del gruppo familiare, sociale e nei rapporti interpersonali, disegnandone un modo diverso di interpretare la propria realtà esistenziale, vale a dire, il suo modo di essere al mondo.
I RISVOLTI POSITIVI
È cosa nota che la vorticosa evoluzione tecnica ha prodotto e produce grandi vantaggi per la vita umana, rendendo più confortevoli gli ambienti abitativi, migliorando la qualità della vita, attraverso una serie di servizi (illuminazione, riscaldamento, riparo dal freddo o dal caldo, climatizzazione, conservazione dei cibi, mezzi di spostamento, lavatrici, nuove cucine, macchine per la pulizia degli ambienti, altri sofisticati elettrodomestici, ecc.), anticamente, considerati impensabili.
Lo sviluppo tecnologico, inoltre, ha realizzato altre scoperte, come quelle inerenti la comunicazione a distanza, il telefono, la radio, la televisione, quest’ultima, in particolare, intesa, anche, come spazio evasivo e di divertimento.
Un’ulteriore emancipazione è costituita, infine, dall’attuale rivoluzione copernicana, riferita alla recente tecnologia digitale, la quale è diventata, ormai, lo strumento indispensabile, in grado di svolgere operazioni mentali (calcoli, elaborazione, selezione e memorizzazione di dati), in modo preciso, efficace e in tempi rapidissimi, che non sono realizzabili dalla mente umana.
Essa, inoltre, è in grado di coprire vari campi di applicabilità, come quello dell’accesso alle informazioni, al campo dell’istruzione, del lavoro,ecc.
A metà degli anni ’90 del secolo scorso, appare, infatti, il nuovo strumento del computer, utilizzato, oggi, nella sua funzione digitale, anche mediante i collegamenti internet, il cellulare (smartphone) o il tablet, dalle singole persone, ma anche dalla famiglia nella gestione della casa, dalla collettività, dalle istituzioni, dal mondo dell’industria, della medicina, ecc.,determinando, in modo significativo, una totale semplificazione della vita quotidiana e radicali cambiamenti nella vita dell’intera società.
L’utilizzo dei mezzi telematici, oggi, specialmente tramite Internet, consente, inoltre, una forma di comunicazione immediata, che consente navigazioni ed esplorazioni senza confini, anche in mondi virtuali, che non esistono concretamente (compresa “l’isola che non c’è).
L’uso della moderna tecnologia è, indubbiamente, in grado di offrire, all’uomo, un supporto irrinunciabile, che lo libera di alcune incombenze e gli garantiscono lo svolgimento di varie importanti funzioni, come le operazioni monetarie, l’acquisto di prodotti a distanza, il telelavoro, ecc., offrendo la garanzia della sicurezza, della precisione, dell’oggettività e della velocità.
C’è da sottolineare, anche, l’utilità dei mezzi telematici, per offrire assistenza ai soggetti con disabilità, agli ammalati, alle persone anziane, le quali possono usufruire di assistenza sanitaria, a distanza, ma interagire, anche, visivamente, con le persone care, fisicamente distanti.
I RISVOLTI NEGATIVI LEGATO ALL’INTENSITÀ E ALL’USO INCONDIZIONATO DELLA NUOVA TECNOLOGIA
È bene precisare, comunque, che nessuna macchina, per quanto sofisticata, potrà, mai, coprire tutti gli spazi dell’esistenza umana, in particolare, le funzioni, che investono l’area affettiva, emotiva, creativa, l’immaginazione e, in particolare, il campo più vasto dei sentimenti, come quello dell’amore.
C’è da sottolineare, perciò, la riflessione profonda che il cervello umano non può essere, in alcun modo, sostituito dai mezzi telematici.
Sorge spontaneo, a questo punto, il riferimento all’intelligenza artificiale, che si sta, attualmente, sviluppando e che si andrà, sempre più consolidando, in un prossimo futuro.
Questo strumento è, in pratica, un oggetto senz’anima che, per quanto sofisticato, non sarà, mai, in grado di trasmettere un’emozione, che si può esprimere con un abbraccio, con una stretta di mano, con un contatto fisico, ma neanche il calore di un legame sentimentale, che si manifesta, in modo duraturo, pur senza la presenza fisica dell’altro.
La tecnica digitale ed, in particolare, l’uso dello smarthphone, purtroppo, sta assumendo, sempre più, in tutte le varie fasce di età, un’esigenza esistenziale profonda, che porta, progressivamente, a una situazione di assuefazione al bisogno del mezzo e che, nei casi patologici, può sfociare nel grave fenomeno della dipendenza totale.
La consapevolezza che questa “protesi artificiale”, per vari motivi, non è più a portata di mano può, infatti, generare una sorta di “lutto”, di “abbandono”, accompagnati da una sensazione di angoscia, di smarrimento, di distacco dal mondo.
In ambito familiare, inoltre, l’uso del telefonino assume contorni sempre più preoccupanti, deprivando i suoi singoli componenti della necessità di relazionarsi e di raccontarsi, in quanto ognuno, per conto suo, é impegnato ad utilizzare quello personale, alla ricerca o all’acquisizione sistematica di frenetici contatti esterni, talvolta, considerati prioritari.
In questo modo, in pratica, prende corpo la difficoltà di comunicare che, nei casi più gravi, può sconfinare in una vera e propria forma di autismo e di mutismo affettivo e di isolamento che, anche a pochi metri di distanza, all’interno del proprio ambiente abitativo, ostacola i necessari flussi comunicativo/affettivi interpersonali, che sono alla base di ogni naturale convivenza.
Paradossalmente, in questo modo, si comunica molto meglio con la realtà esterna e con le persone lontane e sempre meno con le persone vicine.
Basti pensare alle prigioni telematiche dei figli, che si isolano dai genitori, per connettersi con un interlocutore, magari, di un altro continente, mentre si infastidiscono e mostrano segni di insofferenza se vengono disturbati, interrotti o chiamati dai genitori.
C’è da registrare, inoltre, il rifiuto dei bambini, già da piccoli, di preferire il tablet alle esperienze concrete e dirette, come l’attività ludico-motoria all’aria aperta e in ambiente naturale, alimentando, così, la necessità di sperimentare i giochi in modo virtuale, con l’assenza del corpo, e di desiderare l’acquisto di versioni, sempre più sofisticate e aggiornate dei videogiochi, che prevedono la facile soluzioni di vari problemi e assicurano l’esonero dalla fatica fisica.
La virtualità, legata all’uso degli strumenti digitali, rappresenta una delle caratteristiche fondamentali tendente ad esaltare un mondo che non c’è, ma che può attivare, però, un senso di avventura e, quindi, esercitare un fascino particolare, per cui basta cliccare “mi piace”, per accedervi e considerarlo, perciò, a tutti gli effetti, il vero mondo di riferimento.
Il virtuale, che si sostituisce, quindi, con la sua fascinazione, alle esperienze calde, dirette e di prima mano, con l’assenza del corpo e dell’impegno muscolare, ma anche di quello mentale, con la conseguenza di condurre, facilmente, ad una forma di regressione delle funzioni originali del cervello, bloccando, impoverendo o, addirittura, amputando il pensiero e riducendone la sua capacità di creare.
Una risorsa digitale fondamentale, del mondo digitale, che investe i rapporti sociali, è costituita, come si sa, dal ruolo dei “siti” sociali (come i social network presenti in Facebook, Instagram, Selfie, LinkedIn, ecc.), in cui ogni individuo non si pone la domanda del proprio essere, in quanto persona, ma di ciò che, attraverso l’avere, (il desiderio di possedere le cose), l’apparire, l’esibire e rendere visibili varie forme di esteriorità, egli ha l’opportunità di diffondere un’immagine positiva di sé e essere riconosciuto dall’altro.
Infine, l’esposizione al mondo digitale, tramite Internet, a differenza della televisione, che aveva, come riferimento la generalità dei telespettatori, in cui vigeva la pubblicità di massa, che parla a tutti, mette, invece, al centro la persona, la quale ha il suo spazio per subire e interiorizzare, attraverso gli spot pubblicitari, bisogni e consumi personalizzati, in cui ogni singolo individuo, può acquistare di tutto, senza alcuna preoccupazione etica, seguendo la spinta narcisistica del “mi piace” (ipertrofia dell’Io) rispetto al “ci piace” (dimensione socializzante).
Un aspetto collegato con tale problema è rappresentato, inoltre, dal pericolo che la comunicazione digitale, invada il piano esistenziale della persona e, quindi, violarne il diritto alla privacy e il bisogno di avere speciali spazi di intimità.
Emerge, così, una condizione di condizionamento, nel modo di pensare, sentire ed agire, in cui l’uomo, inconsapevolmente, diventa strumento dell’economia e oggetto di consumo, strumentalizzato da aziende e imprese, attraverso una forma accattivante e sofisticata dalla pubblicità, quasi sempre ingannevole, che alimenta una serie di aspirazioni e desideri, volutamente mercificati, in cui ambiente comunicativo è orientato al profitto e all’aspetto consumistico dei vari spot, che non può essere, per sua natura, popolato di buone intenzioni.
La tentazione dominante, orientata verso l’economia dell’inutile, diventa, così, vero desiderio maniacale di possedere l’ultimo modello dell’oggetto desiderato, anche all’interno della famiglia, in cui, spesso, i singoli componenti possiedono un personal computer, un tablet o uno smartphone.
Infine, spesso, l’uso sconsiderato di questi strumenti, può eliminare i vissuti comuni e la comunicazione efficace, generando effetti limitanti, sull’aspetto l’aspetto cognitivo, affettivo e aggregativo del rapporto educativo.
LA SFIDA EDUCATIVA
La battaglia ingaggiata dalla maggioranza degli educatori e dei genitori con le tecnologie digitali è destinata a rimanere nel campo delle sterili lamentazioni, senza alcuna possibilità di controllare e contrastare la minaccia dell’ “invasore”, che ha conquistato la maggior parte dei ragazzi e dei bambini, con la speranza che si tratti di un ospite momentaneo e che la tempesta digitale passi spontaneamente, col passare del tempo.
C’è da chiedersi, a questo punto, se esiste una possibilità di intervenire da parte dei genitori, senza mettere i figli nel banco degli accusati, attivando azioni educative efficaci, senza demonizzare, inutilmente, la rivoluzione digitale.
Bisogna sottolineare che, su questo tema, in ogni caso, i compiti educativi dei genitori, rimangono immodificabili, rispetto al passato, a patto che siano loro, per primi, a rivedere e controllare i processi che li legano, direttamente ai social, di cui, loro stessi sono vittime e che, spesso, sono la causa del mancata efficacia del rapporto empatico “faccia a faccia” (distanza intima) e della “sordità comunicativa” nei confronti dei figli.
In sintesi, la digitazione generalizzata, che coinvolge tutta la realtà esistenziale dei genitori e dei figli, non può eliminare il legame affettivo e la capacità di scambiare emozioni e sentimenti, di essere “connessi” umanamente tra di loro, per sentire, in modo reciproco, il loro mondo interiore, e di realizzare un vero e proprio scambio di doni.
In conclusione, è necessario non ampliare le distanze con i figli, né demonizzarli per la loro consolidata abitudine all’uso degli strumenti telematici.
Come afferma Domenico Barrilà, “aiutarli ad autoregolarsi è l’unica strada possibile, evitando possibilmente che il rapporto con loro diventi una partita a guardie e ladri, che vedrebbe vincitori quest’ultimi”.
L’unica speranza é che qualsiasi tipo di macchina artificiale rimanga uno strumento utile per l’uomo e che lo sviluppo inarrestabile delle sue funzioni sia alla base la sua crescita, civile e sociale, in cui faccia prevalere, sempre, il senso dell’essere (valore) sull’impulso egoistico dell’avere (disvalore), vale a dire l’orizzonte etico del suo processo di crescita, maturazione e sviluppo.