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Depressione post partum: conoscerla per intervenire efficacemente

Uno dei momenti più importanti, se non il più importante nella vita di una coppia è quello dell’arrivo di un figlio. Nello stereotipo comune questo momento viene immaginato come idilliaco, caratterizzato da gioia e felicità.

Negli anni, invece, questo stereotipo è andato via via scemando, mettendo in luce anche gli aspetti più critici della gravidanza e del post partum. Nello specifico, per le donne argomenti come gravidanza, parto e post partum vengono definiti come i più delicati e i più difficili della loro vita.

I diversi studi epidemiologici condotti in diverse parti del mondo e quindi riguardanti donne di diverse culture evidenziano che la depressione post partum colpisce dal 7 al 12 % delle neomamme ed ha insorgenza tra la 6° e la 12° settimana dopo la nascita. Naturalmente questa statistica include diversi livelli di di gravità e riguardano episdi che vanno dai 2 ai 6 mesi.

I potenziali fattori di rischio che inducono una donna a soffrire di depressione post partum sono svariati come, ad esempio:

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Sintomi della depressione post partum

Quando parliamo di questo tipo di depressione è bene sapere quali sono i sintomi che la caratterizzano, anche al fine di poter attivare un intervento repentino e mirato al fine di arginare una condizione che potrebbe via via peggiorare.

La depressione post partum è caratterizzata da:

Questa sintomatologia può avere un’insorgenza repentina, quindi manifestandosi senza un preavviso o, come nella maggior parte dei casi, si tratta di una sintomatologi che si sviluppa nell’arco di 3 mesi circa. Le donne colpite da questa depressione non riescono a prendersi cura del bambino né tanto meno di se stesse e non riescono ad instaurare con il bambino un legame di attaccamento; tutto ciò si ripercuote sul bambino, poiché può manifestare in futuro problemi emotivi, sociali e cognitivi.

Oltre a queste problematiche, la depressione post partum può anche incidere sullo stato i salute del partner, inducendolo potenzialmente a sviluppare, a sua volta, una condizione depressiva nonché conseguenti stress relazionali.

Da Baby blues a depressione post partum

Il termine Baby blues è stato coniato da Donald Winnicott, pediatra e psicoanalista inglese per descrivere la condizione che caratterizza le donne nelle prime due settimane successive alla nascita del figlio. Questa condizione viene associata ad uno stato fisiologico successivo al parto, caratterizzato da cambiamenti ormonali  e, di conseguenza,  psicologici per la donna. Tale concetto viene ripreso ed approfondito da Daniel Stern, secondo il quale la nascita di un figlio, corrisponde alla nascita “psicologica” di una madre che deve quindi trovare un nuovo spazio psichico per il bambino e contestualmente per la sua nuova identità di madre. La ricerca della nuova identità non corrisponde ad un percorso semplice e lineare, al punto che può portare ad una perdita dei propri confini.

Nello specifico, il quadro sintomatologico del baby blues prevede umore instaile, crisi di pianto, tristezza e stanchezza. Tali sintomi sono comparabil con quelli della depressione post partum; ciò che differenzia queste due patologie è la tempistica poiché, come già detto, il baby blues ha una durata limitata nel tempo e tende a scomparire spontaneamente. Inoltre, altra condizione che le diversifica è lo stato della donna stessa, infatti nel caso del baby blues ella continua ad avere le capacità per prendersi cura del bamino, cosa ce non accade nel caso di depressione post partum, dove la madre non riesce a rispondere efficacemente ai bisogni primari del bambino, evitando qualsiasi tipo si contatto con lui.

Come aiutare le mamme che soffrono di depressione post partum

Visto quanto detto fino ad ora in merito alla depressione post partum e dato che parliamo di un disturbo prevenibile, risulta decisivo creare un lavoro di rete e di comunicazione, coinvolgendo diversi settori per favorire l’inclusione sociale e garantire il coinvolgimento dell’intera comunità.

A tal fine sono stati pensati programmi di screening effettuati nel corso della prima visita dal medico di base o dallo specialista per individuare eventuali donne a rischio. Questi programmi vengono proposti anche subito dolpo il parto ed anche a distanza di qualche mese sempre per valutare la condizione psicofisica delle donne.

Questi programmi vengono proposti dalla gran parte delle regioni poiché c’è stato un riscontro positivo in merito a quanto concerne la diagnosi e i relativi interventi terapeutici precoci strutturati

Tutto ciò evidenzia nuovamente quanto sia importante riconoscere tempestivamente i segnali per rivolgersi ad uno specialista, psicoterapeuta e/o pichiatra. Inoltre, l’intervento non deve riguardare solo la donna in questione, ma anche il partner e la rete familiare che circonda la donna stessa.

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