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Sviluppo del cervello nella preadolescenza: l’importanza dell’azione educativa

cervello

Il tema della realtà adolescenziale è diventato, negli ultimi anni, argomento centrale di riflessione ed intervento da parte di psicologi, sociologi, pedagogisti, insegnanti, genitori, agenzie formative e soggetti che, a vario titolo, sono impegnati nel campo dell’educazione.

Si è andata, così, consolidando una letteratura ampia e articolata riferita agli adolescenti, alle loro condizioni di vita e ai diversi fattori di tipo cognitivo, emotivo, culturale, sociale, che ne influenzano il processo evolutivo.

In particolare, sono state approfondite le cause di alcuni comportamenti, riferiti a situazioni di sofferenza, aggressività, atteggiamenti, spesso, socialmente censurabili, facendole risalire agli sconvolgimenti ormonali o al contesto socio-culturale, amplificati, tra l’altro, dalle sollecitazioni continue offerte dalla tecnologia.

Lo sviluppo del cervello durante la preadolescenza

Le recenti ricerche in campo neurofisiologico, hanno evidenziato che nella preadolescenza si verifica un radicale cambiamento nel cervello, che comporta un sistema di potatura (pruning) dei neuroni e delle loro connessioni sinaptiche che in un essere umano sono quantificabili in circa 25 miliardi e che, nella preadolescenza, risultano ridotte del 50% rispetto alla fascia di età infantile, il cui picco è particolarmente evidenziato nel periodo dello sviluppo compreso fra i 2 e i 10 anni.

Si tratta di una riduzione funzionale, legata alla struttura plastica del cervello, che serve ad eliminare le connessioni poco utilizzate e a sfoltire quelle inutili, disordinate e in eccesso, per rendere più resistenti e robuste quelle rimanenti.

Un altro aspetto che si verifica nello sviluppo riguarda l’azione della guaina mielinica delle fibre nervose, la cui completa funzione protettiva e di isolante elettrico si realizza, però, alla fine dell’adolescenza.

Le varie ricerche hanno, inoltre, evidenziato che il processo evolutivo dovuto alla potatura sinaptica non risulta compensato da un’adeguata maturazione della corteccia prefrontale, la quale ha il compito di guidare ogni essere umano a ragionare in modo critico e con giudizio, di controllare gli impulsi, di inibire atteggiamenti inappropriati, di ponderare le decisioni, di organizzare i pensieri, di comprendere il punto di vista degli altri.

Tale struttura, che raggiunge la sua maturazione definitiva verso i 30 anni, risulta ritardata in questa fascia di età. Come afferma Monezi Andrade, “questo fenomeno influenza il comportamento dei ragazzi, rendendoli più vulnerabili delle scelte che hanno maggior valore nel breve tempo”.

Ne deriva che c’è una causa neurobiologica che giustifica l’attrazione degli adolescenti verso la scoperta di emozioni e piaceri immediati, che comporta, naturalmente, una certa fragilità delle difese, una ridotta capacità di valutazione critica dei rischi e la conseguente predisposizione verso comportamenti impulsivi, spesso, incontrollati.

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Accade, dunque, che le emozioni possono emergere in modo rapido, come “il libero fluire di un fiume in piena” (Edoardo Boncinelli), senza che le funzioni della corteccia prefrontale riescano a frenare il loro flusso tumultuoso che, come afferma Laurence Steinberg, pongono i ragazzi in una condizione di difficoltà a gestire “l’accensione di un motore potente, senza un sistema frenante adeguato”.

In questo modo, a causa delle forte scariche di dopamina (iperattività del sistema dopaminergico), i preadolescenti non decidono in base a ciò che è giusto, ma in base a ciò che è più gratificante nell’immediato (tutto e subito).

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L’importanza dell’azione educativa

Come sostengono le nuove tendenze delle neuroscienze e della psicopedagogia, per regolarizzare questo fenomeno è necessario mettere in atto un processo educativo efficace che, sulla base delle ultime evidenze scientifiche, risulta fondamentale nell’orientamento della potatura sinaptica.

In primo luogo, considerato che il cervello, in questa fase evolutiva è straordinariamente plastico e, quindi, particolarmente ricettivo per le varie forme di apprendimento, sarà importante attivare iniziative mirate per lo sviluppo dellintelligenza emotiva, che, come è stato dimostrato, consente di migliorare la sua capacità funzionale, nella elaborazione delle informazioni e nella comunicazione tra aree specifiche ed, in particolare, tra il cervello limbico e il cervello razionale.

La conoscenza del fenomeno è, naturalmente un punto di partenza, per disegnare alcuni percorsi di approfondimento scientifico sul tema, che permettano, quindi, una chiara pianificazione di piani di intervento mirati.

Si profila, così, la prospettiva che una presa di coscienza vera, da parte di tutta la società civile, del “pianeta adolescenza”, spinga i soggetti istituzionalmente preposti e gli educatori tutti ad inaugurare una vera e propria cultura di questa fase dell’età evolutiva e a realizzare, di conseguenza, una progettualità integrata e ad ampio respiro, che sia finalizzata alla tutela e al riconoscimento della personalità minorile e di un suo vero status, in quanto soggetto di diritti.

Limiti e potenzialità

C’è da rilevare, a tale proposito, che rimane nel nostro paese una forte carenza di risposte su precise progettualità preventive e formative, riferite ai problemi degli adolescenti, allo scopo di creare, per loro, uno spazio di protagonismo, un luogo educativo di incontro-aggregazione, dentro una scuola aperta, che consenta loro di avere varie opportunità di arricchimento ed espansione dell’attività prettamente scolastica, orientata al saper essere oltre che al sapere disciplinare.

Infatti, gli adolescenti vivono in un ambiente fatto di spazi fisici pieni di cose e di oggetti sofisticati, che sono, di fatto, dei luoghi freddi, non umanizzati, dei “non luoghi”, in cui mancano opportunità calde di comunicazione empatica e di socializzazione e in cui, tra l’altro, si alimenta la concezione di una realtà illusoriamente vincente, dove tutto è facile e possibile e dove ogni problema è di facile soluzione, senza personale sforzo (esonero dalla fatica), sin dalla nascita.

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Come nota conclusiva, si può affermare che, non essendo l’uomo, come si sa, una semplice isola autosufficiente, ma un individuo sociale, che ha bisogno di stimolazioni esterne e di relazioni, è necessario partire dalla conoscenza della mente umana e dall’educazione socio-emotiva, come condizioni indispensabili per individuare gli strumenti necessari a risolvere, con maturità di giudizio, le situazioni problematiche, che gli si presentano nelle varie fasi di sviluppo e nel corso della sua esistenza.

È, insomma, fondamentale, che un’azione educativa efficace e sistematica guidi il pensiero e i sentimenti dei ragazzi delle nostre scuole, agevolando la strutturazione di connessioni e circuiti neuronali nuovi che, anche, attraverso una potatura consapevole delle sinapsi positive, siano in grado di rimodellare, continuamente, in modo personale e responsabile, nel corso della loro vita, il loro modo di essere, pensare ed agire.

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