Lo sviluppo fonologico
La prima produzione linguistica del bambino è permessa dall’aria che arriva dai polmoni verso la trachea, la faringe e le corde vocali, uscendo poi dalla bocca.
Bisogna dire che il canale orale del neonato è differente rispetto a quello dell’adulto, in quanto esso è molto simile a quello di un primate adulto non umano e quindi non è in grado di produrre i suoni linguistici.
Durante il primo anno di vita, questo canale si estende, consentendo progressivamente la produzione di suoni linguistici.
La prima forma che il bambino utilizza per comunicare i suoi bisogni e le sue esigenze è il pianto. Sono state identificate tre tipologie di pianto: il pianto di dolore, il pianto di fame e il pianto di irritazione.
- Il pianto di dolore è caratterizzato da acuto gridolino, seguito da una lunga pausa di silenzio, che può essere intervallata da singhiozzi.
- Il pianto di fame è caratterizzato inizialmente da una ridotta intensità, per poi giungere ad un’intensità sempre più crescente.
- Il pianto di irritazione è invece caratterizzato da una costante intensità.
Lo sviluppo fonologico del bambino comprende diverse tappe:
- Nei primi due mesi di vita compaiono i primi suoni di natura vegetativa;
- Dai due ai sei mesi di vita circa compaiono le prime vocalizzazioni;
- A sei-sette mesi il bambino comincia a produrre la lallazione canonica;
- A dieci-dodici mesi il bambino inizia a produrre la lallazione variata.
Le vocalizzazioni consistono nell’emissione spontanea di suoni vocalici.
La lallazione canonica consiste invece nella ripetizione della stessa sillaba (in genere ma-ma-ma o pa-pa-pa).
Invece la lallazione variata consiste nella modificazione di questa lallazione canonica (per esempio pa-ta o ta-to).
Solitamente dopo il primo anno di vita, compaiono le proto-parole, ovvero parole fortemente contestualizzate (per esempio durante il pasto un bambino può indicare la bottiglia dell’acqua, dicendo “agua” e, se il bambino non si trovasse in quel contesto, non si capirebbe che sta richiedendo di bere).
È importante, tuttavia, sottolineare che le tappe di acquisizione fonologica variano da bambino a bambino e quindi non vi è un tempo prestabilito ma è soggettivo per ciascuno.
I primi gesti del bambino
Nel periodo in cui compare il primo sviluppo fonologico, comincia anche la produzione dei primi gesti intenzionali del bambino. Infatti, tra i nove e i dodici mesi di vita, compaiono i gesti deittici o performativi, ovvero il dare, il mostrare e l’indicare (o pointing). Questi movimenti hanno l’obiettivo di attirare l’attenzione di chi sta intorno al bambino e sono alla base del suo sviluppo linguistico. I gesti possono essere richiestivi, quando cioè il bambino richiede un oggetto a cui non riesce ad arrivare da solo, oppure dichiarativi, quando cioè lo scopo del bambino è quello di condividere l’attenzione dell’adulto.
A dodici-quattordici mesi i gesti possono essere deittici e rappresentativi o referenziali. I gesti rappresentativi o referenziali sono gesti che presentano un’intenzione comunicativa. Questi gesti possono fare riferimento a tre categorie specifiche:
- Il fare “ciao” con la mano o “no” con la testa;
- I gesti che si riferiscono ad un comportamento, per esempio il ballare o saltare;
- I gesti che si compiono con un oggetto, per esempio il telefonare.
Tra i quindici e i venti mesi di vita, il bambino procede con la combinazione delle parole ai gesti deittici e referenziali.
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Il disegno infantile quale esempio gestuale
Il disegno infantile rappresenta uno strumento che è stato molto indagato per analizzare il mondo interiore del bambino. Nel bambino il disegno fa la sua prima comparsa quando questo acquisisce specifiche capacità, quali per esempio la coordinazione o la forza nel tenere in mano una matita. Le prime tappe di queste capacità nel bambino seguono una via prestabilita.
Nel periodo che va dai dodici ai diciotto mesi, il bambino attraversa la fase dello “scarabocchio disordinato”, in cui cioè egli compie movimenti sul foglio non precisi e con scarsa coordinazione. Successivamente dai diciotto mesi ai tre anni il bambino attraversa la fase dello “scarabocchio controllato”, in cui cioè il bambino compie movimenti più precisi e maggiormente coordinati. Infine, a partire dai tre anni di età il bambino acquisisce la capacità di produrre sul foglio una sagoma ovale rappresentante la faccia con dentro gli occhi e la bocca.
Il disegno infantile è stato molto utilizzato all’interno della pratica clinica in ambito psicologico. In tale ambito, ad esempio riveste una particolare importanza il disegno della figura dell’albero; quest’ultimo mira ad indagare le dinamiche familiari del bambino e le sue reazioni con i vari membri della famiglia.
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