Innanzi tutto iniziamo con una definizione del concetto di adolescenza: essa rappresenta il periodo che segna la transizione dalla fanciullezza all’età adulta. Il termine trova la sua etimologia nel verbo latino adolescĕre che significa “crescere”.
Per le future donne inizia a circa 11/12 anni, per i futuri uomini un anno più tardi.
Caratteristiche del periodo adolescenziale
Il fisico
L’adolescenza è un periodo caratterizzato per prima cosa dai cambiamenti fisici:
le bambine diventano più alte (in tempi più veloci rispetto ai maschi), iniziano a sviluppare il seno, il loro corpo si arrotonda e le anche si allargano (in vista di una eventuale gravidanza negli anni a venire, una volta adulte), in ultimo non per importanza compare il menarca, cioè il primo ciclo mestruale;
nei bambini si verifica un rigonfiamento degli organi genitali, un aumento dell’altezza ed un cambiamento del timbro della voce, che diventa più profonda.
Tanto nelle ragazze che nei ragazzi fa capolino la peluria nelle zone intime, sotto le ascelle e solo nei ragazzi anche sul petto e sul viso (barba e baffi).
Per entrambi è probabile dover fare i conti con l’acne giovanile, i cosiddetti brufoli, la cui comparsa può essere accentuata o meno in relazione al regime alimentare.
Aspetti psicologici
Il periodo adolescenziale si caratterizza soprattutto per il fatto di essere una continua sfida con se stessi e con l’altro da Sè.
Il passaggio verso l’età adulta è tutt’altro che lineare in virtù del fatto che l’adolescenza è nota per essere un periodo di vulnerabilità e, se i ragazzi e le ragazze si trovano a dover fronteggiare un problema di particolare rilievo per loro, possono anche restare segnati a vita.
Comune a tutti gli adolescenti è la condizione di trovarsi a vivere una crisi d’identità, che a volte li spinge ad aprire le porte del loro mondo interiore, altre volte a chiudersi in se stessi regredendo a modelli di comportamento che sono più tipici del periodo infantile.
Non di rado ci si può trovare davanti a casi di una vera e propria depressione adolescenziale: come illustra lo psicologo psicoterapeuta Matteo Lancini, seppure un certo grado di depressione sia fisiologica negli adolescenti, alcuni segnali non possono essere di certo ignorati. I sintomi a cui egli fa riferimento sono:
tendenza a non aver voglia di fare nulla, che si traduce nel vivere giornate sempre uguali;
incapacità a costruire e coltivare rapporti sociali, che conduce al ritiro scolastico ed al ritiro sociale.
In casi del genere, per prima cosa il genitore deve cercare il modo ottimale per comunicare con il/la figlio/a ma, se non dovesse riuscire nell’intento bisogna necessariamente rivolgersi ad un terapeuta.
Oltre alla depressione, alcune tra le patologie più frequenti in adolescenza sono:
l’autolesionismo: questa condizione si traduce nel ferire il proprio corpo come tentativo di trasferire la sofferenza interiore sul piano fisico, conferendogli dunque una concretezza che la renda visibile agli altri. Un adolescente su 5, inconsciamente chiede aiuto in questo modo;
il ritiro sociale, condizione in cui si rifiutano le altre persone che spesso si associa ad una dipendenza da Internet, come avviene nel caso degli hikikomori;
i disturbi dell’umore ed i disturbi d’ansia, che si riversano in maniera significativamente negativa sull’equilibrio psichico dell’adolescente;
i disturbi alimentari, che rendono visibili le sofferenze interiori e mostrano la difficoltà di gestione dei cambiamenti fisici a cui il corpo va incontro. I più comuni sono anoressia e bulimia.
A prescindere da ogni cosa è inutile, se non addirittura controproducente, che i genitori manifestino rabbia verso i figli poiché è da questi ultimi che deve partire una richiesta di aiuto: ovviamente sempre nei limiti della norma, infatti come esposto poco sopra in caso di patologia è il genitore che deve obbligatoriamente prendere le scelte opportune prima che sia troppo tardi.
In conclusione…
Non è possibile stabilire in termini netti ed universali l’età in cui ha inizio ed in cui ha fine il periodo adolescenziale, in quanto è tutto molto soggettivo.
In linea di massima, si può presumere che il processo sia concluso quando il cambiamento fisico sia completo, si ha un’indipendenza economica, si è legalmente responsabili di se stessi e si sono raggiunti degli obiettivi professionali.