Con l’avvento delle nuove tecnologie, l’accesso alle intelligenze artificiali, le chatbot, e i social media altamente personalizzati sono diventati all’ordine del giorno. Queste innovazioni, una volta confinate al mondo scientifico, sono ora alla portata di tutti, portando con sé opportunità e, al contempo, problemi etici.
Tra le fasce di età più esposte a questi sviluppi tecnologici ci sono i nativi digitali e da tutto questo nasce il fenomeno Hikikomori.
I dati preoccupanti sulla salute mentale
Secondo la ricerca intitolata “L’era del Disagio” condotta da INC – PR Agency Content First, in collaborazione con AstraRicerche e patrocinata da Rai per la Sostenibilità – ESG, oltre il 60% degli italiani vive con disturbi psicologici.
Tra le fasce di popolazione più colpite vi sono i giovani della Generazione Z, con un impressionante 75% di loro che riporta problemi legati alla salute mentale. Questi giovani si trovano spesso a fronteggiare due principali difficoltà: il 34,1% soffre di isolamento sociale, mentre il 25,1% ha difficoltà nelle relazioni interpersonali.
Il ruolo dei media e dei social network
L’uso crescente dei media, spesso in connessione con utenti anonimi e al di fuori di un contesto relazionale reale, espone gli adolescenti a rischio come la comparazione sociale e l’esposizione a contenuti negativi online.
In alcuni casi, la paura di essere esclusi da ciò che viene considerato un segno di successo può spingere i giovani a creare una nuova identità virtuale, isolandosi dal mondo esterno. Questa tendenza è in aumento, in particolare a partire dall’era della pandemia.
L’emergente fenomeno Hikikomori
Un recente studio condotto dal Consiglio Nazionale delle Ricerche di Pisa (CNR-IFC) ha esaminato il fenomeno degli “Hikikomori,” che sta diventando sempre più diffuso tra i giovani tra i 15 e i 19 anni.
Questo studio è il primo a fornire una stima quantitativa dell’isolamento volontario dei giovani in Italia. Il termine giapponese “Hikikomori” si traduce letteralmente come “stare in disparte” ed è utilizzato per descrivere coloro che scelgono di ritirarsi dalla vita sociale per lunghi periodi.
Il ritiro sociale viene definito quando una persona trascorre più di sei mesi in isolamento, senza interazioni significative con il mondo esterno. La ricerca ha rilevato che la maggioranza degli Hikikomori in Italia ha oltre 20 anni.
Tuttavia, il focus dello studio si è concentrato sugli studenti che sono in grado di mantenere una relazione con la scuola, anche se evitano gli altri tipi di interazioni sociali.
L’identikit degli Hikikomori
Secondo lo studio del CNR-IFC, circa l’1,5-2% degli studenti italiani tra i 15 e i 19 anni si trova in uno stato di ritiro sociale. Ciò significa che circa 54.000 studenti italiani delle scuole superiori si identificano come Hikikomori.
La fascia d’età più a rischio per questa scelta sembra essere quella tra i 15 e i 17 anni, con le cause dell’auto-reclusione che affondano le radici già durante le scuole medie.
Gli Hikikomori sono giovani che scelgono di rifiutare relazioni con l’esterno, evitando il contatto con i loro coetanei e il mondo fisico. Preferiscono isolarsi nella propria cameretta, interagendo principalmente con il mondo virtuale o dedicandosi a lunghe ore di sonno e giochi online che non richiedono contatti umani.
Il fenomeno degli Hikikomori è un problema crescente tra i giovani e richiede una maggiore attenzione e comprensione per affrontare le sfide legate alla salute mentale e alle relazioni sociali. Le cause e le implicazioni di questo fenomeno meritano ulteriori ricerche e analisi per sviluppare strategie di prevenzione e supporto mirate.
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La diffusione del fenomeno hikikomori e le implicazioni
Il termine “Hikikomori” ha origine in Giappone e descrive coloro che scelgono volontariamente di isolarsi dalla vita sociale. Inizialmente, il fenomeno è stato studiato in Giappone alla fine degli anni ’80, ma nel corso del XXI secolo si è diffuso anche in altre parti del mondo, inclusi gli Stati Uniti e l’Europa.
La definizione di ritiro sociale viene applicata quando il periodo di isolamento supera i sei mesi.
Secondo la ricerca del CNR-IFC, gli Hikikomori in Italia sono in gran parte adulti di età superiore ai 20 anni. L’indagine ha focalizzato l’attenzione sugli studenti, che riescono a mantenere una relazione con l’istituzione scolastica, ma non sono in grado di sviluppare relazioni significative al di fuori della scuola.
Un allarme per la salute mentale
Questi dati rappresentano un campanello d’allarme per la salute mentale dei giovani e delle generazioni future. L’isolamento volontario può comportare una serie di problemi psicologici e sociali, inclusi l’ansia, la depressione e la mancanza di competenze sociali essenziali per il benessere individuale.
Il ruolo della tecnologia e delle interazioni virtuali è emerso come un fattore chiave nella crescita di questo fenomeno. Gli Hikikomori spesso usano la tecnologia come mezzo per ascoltare musica, giocare online e interagire tramite i social network.
Questo comportamento può portare a una crescente dipendenza dall’ambiente virtuale e all’isolamento dalla realtà fisica.
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