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Psicoanalisi della creatività: Il Pensiero di Dewey, Freud e Khalo

Nella psicoanalisi della cretività, il fascino dell’arte, sia nella pratica che nella fruizione, rappresenta un mondo affascinante della creatività umana, che esplora attraverso i colori, le forme e le esperienze sensoriali, quel mondo interiore che la psicologia ha cercato e cerca di approfondire. Tra i filosofi e pensatori del passato J. Dewey cercò di indagare l’arte vedendola come espressione che nasce attraverso l’interazione con il mondo esterno, in un processo adattivo e creativo, definito assimilazione-accomodamento.

Cos’è l’arte secondo Dewey? È un potente mezzo di comunicazione, poiché attraverso un mezzo, come la pittura, la scrittura ecc., l’arte crea significati, oltre a veicolarli. Inoltre, attraverso il linguaggio e la comunicazione si va a costituire l’esperienza. Secondo la psicologia, l’esperienza soggettiva è composta da alcune dimensioni, come quella del vissuto, immaginativa, corporea, emozionale-empatica e comunicativo-relazionale.

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Freud e l’esperienza estetica

A partire da Freud l’esperienza artistica è diventata motivo di studi della psicanalisi, non solo per quanto riguarda la fruizione, ma anche la creazione stessa dell’opera d’arte. Freud cercò di capire da dove l’artista traesse ispirazione per le sue creazioni, e a quanto pare, la materia prima dell’artista è rappresentata sia dalla fantasia che dal gioco nel periodo dell’infanzia.

Secondo Freud la fantasia è la valvola di sfogo delle tensioni inconsce, mentre le esperienze infantili vanno ad influenzare l’opera che l’artista, ormai adulto, va a realizzare. Nella psicoanalisi freudiana la creazione è un’espressione della sublimazione, ovvero un meccanismo di difesa che una persona usa per trasformare gli impulsi, i desideri o i sentimenti socialmente considerati problematici in attività considerate accettabili e innocue.

Secondo Freud l’arte è un chiaro esempio di sublimazione, in quanto la persona frustrata, cioè che non riesce a trovare un senso di gratificazione sessuale o in altri ambiti della propria esistenza, lo trova in ogni forma di creatività.

Frida Kahlo e la sublimazione del dolore attraverso l’arte

Nata nel 1907 in Messico in una famiglia di artisti, Frida Kahlo diventò una delle artiste più famose dei suoi tempi. La sua arte è stata fortemente influenzata dal dolore, in quanto già da piccola soffrì di poliomielite che le modificò il corpo, in quanto aveva una gamba più sottile dell’altra, e questa sua condizione la rese ribelle e aggressiva.

Ma l’evento che segnò per sempre la vita di questa straordinaria donna fu l’incidente del 1925, in quanto l’autobus su cui viaggiava fu tragicamente travolto da un tram, provocandole gravi lesioni alla colonna vertebrale, a tal punto da essere costretta all’immobilità per molti mesi, e fu proprio in questo cupo periodo che cominciò a dedicarsi alla pittura.

La sua forza d’animo la porterà a trasformare la sofferenza in arte, non a caso molti studiosi sostengono che il rapporto tra la pittrice e la sua disabilità è di sublimazione. Attraverso le sue opere Frida Kahlo non nasconde affatto la sua sofferenza, anzi lo raffigura chiaramente nei suoi dipinti. La sua forza, il suo coraggio e la sua voglia di tornare alla vita la farà diventare un esempio per tutti e tutte.

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