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Nuovo studio sul dolore cronico

dolore cronico

Sentiamo spesso parlare del dolore cronico e di quanto sia difficile trovare la giusta cura per sconfiggerlo, ma cos’è esattamente? È un dolore fisico che ha una durata più lunga rispetto ad un normale tempo di guarigione di una lesione, un periodo compreso tra i tre o più mesi.

Quali sono le caratteristiche del dolore cronico? 

Variano a seconda della sede e della causa scatenante, può essere un dolore sordo e profondo, ma può essere anche pulsante e pungente e caratterizzato da formicolii e alterazioni della sensibilità (parestesie).

Quali sono i fattori di rischio del dolore cronico?

Quando si manifesta il dolore cronico?

Il dolore cronico è quasi sempre causato da una malattia cronica preesistente, come le artriti o le lesioni associate a diabete, oppure che deriva da un danno alle terminazioni nervose. Ci sono poi dei casi  in cui può insorgere senza lesioni o malattie preesistenti come per esempio la fibromialgia. Le ragioni per questo tipo di dolore cronico non sono ancora ben note e pertanto si stanno portando avanti degli studi approfonditi per capire l’origine del dolore e la gravità del dolore, in quanto ancora oggi non ci sono cure appropriate per questo tipo di problematica.

Se fossimo in grado di prevedere il livello di dolore cronico e acuto provato da un paziente, potremmo individuare un trattamento per una cura efficace. Il primo passo verso la risoluzione del problema è stato fatto con uno studio condotto dagli scienziati dell’Università della California a San Francisco, stato pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience.

Lo studio pubblicato su Nature Neuroscience

Il team, guidato da Prasad Shirvalkar, ha  preso in esame quattro pazienti volontari con dolore cronico, ai quali sono stati impiantati degli elettrodi di registrazione nella corteccia cingolata anteriore e nella corteccia orbitofrontale, due regioni cerebrali che sono collegate alla sensazione del dolore. Per ora sottolineano gli esperti che il dolore cronico è un problema di salute pubblica che comporta notevoli disabilità e costi economici molto elevati, infatti i trattamenti farmacologici in uso non risolvono le situazioni esistenti e spesso i medici sono costretti alla prescrizione di oppiacei e barbiturici, con il rischio di dipendenza se presi spesso.

La gravità del dolore è misurata sulla base di quanto riportato dai pazienti, in quanto non ci sono biomarcatori oggettivi che indichino la strada per la giusta diagnosi e per un eventuale trattamento mirato. Non ci sono informazioni valide su quale attività cerebrale sia alla base del dolore cronico, o che correlazione c’è con il dolore acuto In questa ricerca, gli scienziati hanno valutato le risposte auto-riferite dei pazienti e i segnali raccolti dagli elettrodi nell’arco temporale di tre-sei mesi. Con l’ausilio di metodi di apprendimento automatico, gli studiosi hanno individuato con successo i punteggi della sensazione del dolore sperimentata da ogni individuo.

Il sistema ha distinto il dolore cronico, più fortemente associato all’attività della corteccia orbitofrontale, dal dolore acuto, che invece si concentra sulla parte della corteccia cingolata anteriore. Questi risultati, potrebbero contribuire all’individuazione del dolore nell’organismo, un elemento  fondamentale per l’uso di trattamenti specifici e cure per ogni singolo caso.

Il dispositivo di monitoraggio

I ricercatori del Weill Institute for Neurosciences, dell’Università di California San Francisco, hanno utilizzato un dispositivo impiantato nel cervello per registrare, per la prima volta, segni oggettivi di dolore cronico. Diverse volte al giorno per un massimo di sei mesi, l’impianto ha registrato l’attività cerebrale di quattro persone e gli scienziati hanno abbinato tale attività ai sintomi auto-riferiti dai pazienti. Un partecipante ha riportato dolore fantasma da una gamba amputata, gli altri avevano sensazioni inspiegabili dopo un ictus.

Si è notato che quando i partecipanti sentivano dolore cronico, l’attività cerebrale era evidenziata nella corteccia orbito-frontale. Secondo gli studiosi, i segnali OFC (corteccia orbito-frontale) intracranici possono essere utilizzati per prevedere lo stato di dolore cronico nei pazienti.

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