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Mamme Avatar: una risorsa o un problema? (Parte 1)

mamme avatar

Tutti lo sappiamo: quando nasce un bambino con lui nasce anche una mamma. Dopo un breve ma intensissimo periodo che si potrebbe definire “duale”, nel quale cioè la mamma ha modo di dedicarsi integralmente alla cura del neonato, questa dovrà (suo malgrado a volte, con gioia in altri casi!) riprendere in mano i fili del resto della propria vita: il lavoro fuori casa, la propria vita sentimentale, il proprio ruolo di organizzatrice domestica e familiare, in certi casi il proprio ruolo di figlia di genitori anziani.

A questo proposito è stata pubblicata un’ipotesi interessantissima e, a mio avviso, molto attinente alla nostra società: la Dott.ssa Laura Turuani e il Dott. Davide Comazzi, entrambi psicoterapeuti e soci dell’Istituto Minotauro di Milano, ci dicono che sarebbe ormai usuale che in questo contesto trasformativo la mamma scelga di usufruire di un “avatar” di se stessa.

Chi sono le “Mamme Avatar”

Nel linguaggio comune, l’avatar è un immagine che viene utilizzata per presenziare in luoghi differenti da quello in cui ci si trova fisicamente in quel momento.

Nel caso specifico, una madre che per necessità non può rimanere a casa accanto al bambino usufruisce di figure alternative a sé nonché di strumenti che le consentano di essere presente pur di fatto non essendolo.

La madre dei nostri tempi ha dalla sua uno strumento enorme che è quello della tecnologia e una spiccata capacità organizzativa, spesso già ben allenata.

I primi mesi di vita del bambino

Il suo progetto nasce fin da subito: approfitta al massimo dei primi mesi di totale dedizione al bambino, rendendoli fruttuosi non solo per conoscersi e viversi vicendevolmente in maniera totalizzante ma anche per buttarsi a capofitto in esperienze sempre più diversificate e sofisticate dedicate al bambino (vedi acquaticità, baby gym, massaggio perinatale) finalizzate a migliorare quanto più possibile la qualità della relazione madre-bambino.

In un contesto sociale come quello in cui viviamo, scarseggiano i supporti familiari ma pullulano invece quelli istituzionali, come ad esempio le ludoteche, i parchi giochi, i ristoranti e i bar baby-friendly, che vengono tutti abbondantemente esplorati e utilizzati dalla futura mamma avatar.

La neomamma vive con assoluta abnegazione questo primo periodo, consapevole che sarà solo temporaneo. Dopo un tempo determinato, che lo voglia o no, dovrà riprendere “la sua vita”.

Il momento del distacco

Nel preciso momento del distacco è inevitabile che la donna viva una fase di conflitto interiore, generato dal desiderio di non disinvestire nel ruolo materno ma, contemporaneamente, dall’essere consapevole di non poterlo più assolvere come le modalità utilizzate fino a quel momento.

Si tratta dunque della necessità di inserire il concetto della “lontananza” all’interno del ruolo materno, in prospettiva di un bene superiore che è la realizzazione e la completezza di se che, fin dal principio, al giorno d’oggi non è possibile mettere in discussione. Le soluzioni pratiche che si prospettano all’orizzonte sono numerose: spaziano dal nido, ai nonni, alla tata.

Quello che però gli autori di Mamme Avatar tengono ad evidenziare è il percorso mentale che accompagna la scelta: la mamma non ha alcuna intenzione di rinunciare al ruolo di regia della crescita del suo bambino.

Farà dunque ricorso a “surrogati” di sé, selezionando qualcuno che in qualche modo la ricordi, e rispetti i suoi valori, le sue priorità e i suoi diktat. Sarà lei stessa a mantenere in prima persona la coordinazione delle attività, a scandire i tempi della giornata del bambino dando precise indicazioni a chi di fatto se ne prenderà cura in sua assenza. Chiederà aggiornamenti e contatti continui e regolari, approfittando delle protesi tecnologiche e delle reti formali e informali delle quali oggi disponiamo: foto su WhatsApp, messaggi vocali, videochiamate in modo tale da far percepire meno possibile la sua mancanza.


L’importanza di gestire correttamente la fase del distacco è approfondita nel seminario gratuito online IL DISTACCO DALLA MAMMA E IL LEGAME DI ATTACCAMENTO – Come vivere al meglio la separazione alla luce della teoria dell’attaccamento di Bowlby.


L’onnipresenza delle Mamme Avatar

Questa madre onnipresente, foriera di una cultura e di una società oramai maternalizzata fino all’eccesso (anche gli asili nido hanno dovuto in parte accettare le invasioni di campo delle mamme avatar, solo per fare un esempio, con le loro continue richieste di informazioni, nonostante ciò determini un aumento di compiti per le educatrici) fa presupporre il rischio che, se nella prima infanzia tutto ciò rappresenti una risorsa, più in là negli anni e con l’arrivare dell’adolescenza questa intrusività possa diventare in qualche modo ingombrante.

Perché, come in tutte le cose, la vera difficoltà risiede nel darsi dei limiti.

Charmet, uno dei più importanti psichiatri e psicoterapeuti italiani, afferma che esiste in qualche modo un patto segreto fra madre e figlio, che permetta l’evoluzione narcisistica di entrambi senza che nessuno debba rinunciare ad alcuna parte di sé. La madre cerca di essere presente il più possibile, sebbene non sempre a livello fisico. Di contro, il bambino accetta questa condizione ma riceve in cambio un accudimento fatto di relazioni, di attività su misura, della promessa di ogni potenzialità di crescita possibile. Così facendo entrambi porranno le basi per un percorso che li condurrà alla propria personale strada verso la perfezione tanto desiderata.

In questo nuovo clima familiare, svolge un ruolo importantissimo la comunità virtuale, che continua ad essere fortemente presente nella vita della mamma avatar permettendole di confrontarsi con le altre avatar sue pari, raccogliendo idee, suggerimenti e organizzando attività comuni.

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