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La sindrome di Asperger: “i piccoli professori”

asperger

Era il 1943 quando il pediatra tedesco Hans Asperger individuò, in alcuni pazienti considerati autistici, una serie di sintomi che in realtà si discostavano dal cluster sintomatico dell’autismo canonico. Si trattava di soggetti con eloquio scorrevole e competenze cognitive preservate. Piccoli professori, come li chiamava lui, per la loro capacità di parlare a lungo e copiosamente di determinati argomenti, spesso monotematici e inerenti l’aritmetica.

Con la reazione del nuovo DSM V (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali), la distinzione nosologica tra sindrome autistica e disturbo di Asperger è stata  eliminata a favore di un’identificazione patologica prettamente dimensionale. Il manuale fa riferimento generico ad una serie di disturbi ricompresi nello spettro autistico, categoria nosologica in cui la differenziazione viene strutturata sulla base di discriminanti sintomatologiche misurate sulla base del grado di preservamento delle funzioni relazionali, cognitive e linguistiche.


Il tema dei disturbi dello spettro autistico è approfondito in numerosi corsi presenti sulla piattaforma IGEA CPS. Per una comprensione generale degli aspetti sintomatologici e dei principali trattamenti attualmente disponibili, suggeriamo in particolare il seminario gratuito online Conoscere l’autismo e il corso online L’approccio psicoeducativo TEACCH all’autismo.


Sintomatologia dell’Asperger

Una delle differenze più marcate tra l’autismo e la sindrome di Asperger risiede nella competenza linguistica, che in quest’ultimo risulta ben meno danneggiata. Possiamo anzi affermare come molti Asperger presentino una verbosità copiosa, per quanto inappropriata dal punto di vista contestuale e relazionale, e come molto spesso apprendano a parlare con anticipo sugli altri soggetti (intorno ai 6-7 mesi già compare già prima parola).

Per quanto non deficitario dal punto di vista della fluenza, il linguaggio degli Asperger mostra tuttavia carenze di regolazione e utilizzo pragmatico nei contesti sociali: spesso è eccessivo, mancante di intonazione, inappropriato nella quantità e nella qualità. È piuttosto frequente che l’Asperger non si mostri in grado di rispettare il turno di conversazione e che, nelle situazioni dialogiche, non tenga conto delle esigenze dell’interlocutore né della natura del contesto, a favore di una comunicazione monotematica e spesso inappropriata.

Le capacità cognitive sono piuttosto stabili, per quanto settoriali. Molti soggetti mostrano interessi in specifici ambiti nei quali si rivelano veri e propri genietti. Analogamente ai soggetti autistici, i punti di forza sono le abilità visuo-spaziali e le capacità di immagazzinamento mnestico, oltre che uno spiccato sviluppo delle competenze numeriche e dell’attenzione ai dettagli. Tutto questo a fronte di un deficit del pensiero astratto, di un processamento delle informazioni rallentato, di una carente capacità rielaborativa e metacognitva, una difficoltà nella categorizzazione delle informazioni e nella pianificazione del tempo e delle attività, deficit nell’attenzione condivisa (cfr. La mente autistica. Le risposte della ricerca scientifica all’enigma dell’autismo, Giacomo Vivanti).

Aspetti emotivo-relazionali

L’Asperger trova nella stereotipia e nell’inflessibilità degli interessi il proprio contesto securizzante. Per questo si mostra profondamente incline alla routine e alla quotidianità, e tollera con insofferenza gli imprevisti, in occasione dei quali può manifestare reazioni di natura ansioso-aggressiva.

Per quanto con intensità inferiore all’autistico, l’Asperger esprime il proprio disagio a mezzo dell’agito, a causa di una simbolizzazione emotiva non pienamente adeguata.

La capacità emozionale è tuttavia piuttosto preservata: in genere gli Asperger manifestano sentimenti di affetto e attaccamento soprattutto nei confronti della famiglia, sebbene si mostrino piuttosto insofferenti al contatto fisico prolungato, le c.d. smancerie, di fronte alle quali possono opporre segni di irritabilità esplicita.

La spiccata velleità relazionale che lo distingue dall’autistico risulta frustrata dalle incompetenze socio-pragmatiche tipiche del disturbo, in conseguenza delle quali gli Asperger, soprattutto nel contesto di confronto con i pari, sono costretti a fronteggiare realtà di esclusione e isolamento. Questa frustrazione nell’investimento sociale favorisce un indebolimento dell’autostima e della fiducia nel Sé, rendendosi al contempo fattore di vulnerabilità a disturbi dello spettro ansioso e depressivo (si calcola che un Asperger su tre ne soffra).

Prognosi della Sindrome di Asperger

Analogamente a quanto avviene nell’autismo, è il differente QI individuale a rivelarsi il fattore discriminante circa un possibile recupero delle funzioni: aspetto agevolato da una diagnosi tempestiva e dalla somministrazione di un adeguato programma abilitativo.

In particolare, i risultati di una psicoeducazione precoce, individualizzata e continuata sembrano confortanti:  pur nella persistenza di difficoltà comunicative e relazionali, una buona percentuale di Asperger riesce a perseguire un buon inserimento socio-lavorativo. Uno studio condotto nel 2015 su 26 soggetti affetti dalla sindrome ha rilevato che ben il 96% di essi aveva conseguito un diploma e che la maggior parte aveva ottenuto un impiego stabile.

La famiglia e gli insegnanti

Il coinvolgimento genitoriale è essenziale per raggiungere obiettivi educativi funzionali. In primo luogo i genitori devono evitare comportamenti iperprotettivi nei confronti del figlio, né devono opporre stili educativi fondati sull’ipercriticismo e la stigmatizzazione. Devono al contrario mostrarsi  autorevoli e responsivi di fronte alle esigenze del bambino, cercando di adeguare lo stile educativo al suo bisogno di puntuale organizzazione del contesto quotidiano e più generalmente di quello esistenziale. Per questo il focus della terapia educativa, da somministrare attraverso programmi di parent-training dovrà essere  finalizzato all’acquisizione di competenze quali autocontrollo, capacità di autoistruzione nei compiti specifici, pianificazione delle attività personali, competenza sociale e regolazione emotiva.

Anche gli insegnanti possono contribuire ad un buon esito del trattamento educativo, promuovendo una didattica inclusiva volta a favorire il suo inserimento emotivo, didattico e relazionale nel gruppo classe. I docenti possono inoltre agevolare lo sviluppo e il consolidamento della motivazione intrinseca allo studio incoraggiando il potenziamento delle competenze e degli interessi individuali, cercando al contempo di ampliarne lo spettro, anche al fine di raggiungere uno stile di apprendimento il più possibile modulato.

L’iperattività che il bambino tende a mostrare in classe e durante le lezioni può comportare difficoltà nello stabilire una diagnosi differenziale con il disturbo ADHD.  È tuttavia doveroso precisare come,  al contrario di quanto avviene nel disturbo iperattivo, il bambino Asperger tenda ad una graduale riduzione della tendenza iperattiva per sostituirla, in prossimità della preadolescenza, con condotte di timidezza e chiusura sociale.

Il lavoro di rete è fondamentale: creare un ambiente scolastico-familiare che sia in primo luogo strutturato e ben programmato (il bambino deve maturare una gestione “routinaria” dei comportamenti quotidiani, per evitare imprevisti difficilmente gestibili) aiuterà a riflettere la medesima simmetria organizzativa nella dimensione emotivo-comportamentale e a sviluppare una capacità di gestione delle risorse motivata e consapevole.

Diagnosi e sintomi predittivi della sindrome di Asperger

Per quanto una sintomatologia specificamente attribuibile al disturbo sia più probabile durante la fase di inserimento scolastico -quando la patologia è resa evidente da un confronto svantaggiato con i pari- i sintomi prodromici del disturbo emergono già a partire dai 2-3 anni, e più frequentemente nel sesso maschile.

In particolare è necessario valutare la precoce presenza di:

In presenza di questi sintomi il genitore dovrebbe richiedere un accertamento diagnostico adeguato, tenendo nella dovuta considerazione diagnosi differenziali con altri disturbi del neurosviluppo che, in una fase soggetta a continue mutazioni come quella evolutiva, possono mostrarsi frequenti.

Come intervenire

La valutazione clinica del bambino con sospetta Sindrome di Asperger/ASD deve essere condotta da un team multidisciplinare composto da neuropsichiatra, psicologo, logopedista, e dovrebbe includere l’indagine dello sviluppo psicomotorio sin dai primi mesi di vita, la valutazione della parola e del linguaggio, test cognitivi (necessaria la WISC-IV) e neuropsicologici atti a differenziare la Sindrome di Asperger dagli altri disturbi dello spettro Autistico (per quanto le scale psicometriche non siano sempre affidabili).

Per questo è fondamentale integrare il dato psicometrico con una conoscenza del contesto di sviluppo e della storia evolutiva del soggetto, anche mediante colloqui anamnestici svolti con la famiglia (utilizzate soprattutto le interviste ADOS e CARS,  e quella Vineland per la valutazione del comportamento adattivo) ed osservazioni cliniche del piccolo paziente.

Infine, in caso di diagnosi positiva, è necessario mostrare resilienza e capacità adattiva, nell’interesse primario del bambino.

La sindrome di Asperger, come ogni altro disturbo del neurosviluppo, non deve essere relegata in una dimensione meramente etichettante. Piuttosto deve costituire il punto di partenza per raggiungere obiettivi multi direzionati e multifunzionali attraverso l’applicazione di metodi educativi mirati, aventi come fine precipuo il potenziamento delle capacità individuali, l’inserimento sociale e infine il miglioramento della qualità della vita.

Per approfondire

Infine, suggeriamo alcuni riferimenti bibliografici per approfondire il tema della Sindrome di Asperger, dei suoi aspetti diagnostici e dei possibili trattamenti.

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