Si è aperta la Mostra Internazionale di Architettura organizzata dalla Biennale di Venezia, storica manifestazione che, a partire dagli anni ’70, si alterna ogni due anni con la Mostra Internazionale di Arte Contemporanea.
Il titolo di questa edizione è “Il Laboratorio del Futuro”, curata da Lesley Lokko, architetta e docente di architettura, nonché nota scrittrice di romanzi, scozzese con cittadinanza ghanese, prima donna africana ad assumere un ruolo così prestigioso alla Biennale di Venezia.
La Mostra rimarrà aperta fino al 26 novembre 2023 ed è articolata principalmente su due sedi, i Giardini della Biennale e l’Arsenale. A questo nucleo principale si aggiunge un fitto calendario di incontri, conferenze, tavole rotonde, film e performance che si susseguono durante tutto il periodo della mostra, nella cornice di alcuni palazzi storici di Venezia e a Forte Marghera.
Quando nasce la Biennale di Venezia
L’espressione “Biennale di Venezia” indica in realtà l’istituzione culturale che organizza e promuove l’evento-mostra in tutti i suoi aspetti, anche se nel parlare comune il termine va ormai a identificarsi con la mostra stessa.
La prima edizione della Biennale risale alla fine del 1800 ed ebbe origine da un’idea dell’allora sindaco di Venezia, Riccardo Scarpa, che volle creare una manifestazione con lo scopo di stimolare la produzione artistica e il mercato dell’arte. Si intitolò Esposizione Internazionale d’Arte della città di Venezia e venne inaugurata nel 1895 incontrando subito un notevole successo di pubblico.
Negli anni si arricchì della partecipazione di un numero sempre maggiore di artisti e di visitatori e iniziarono così ad essere costruiti i primi padiglioni espositivi fissi realizzati da architetti di notevole fama. Nel 1930 con Regio Decreto, la Biennale divenne Ente Autonomo.
Grazie a questa trasformazione, la manifestazione, nata per accogliere opere d’arte figurativa, si è moltiplicata e sviluppata in altri eventi gemelli dedicati alle diverse espressioni artistiche: musica, teatro, architettura e danza, a cui si affianca la Mostra Internazionale di Arte Cinematografica, il più antico festival cinematografico del mondo, che a differenza delle altre, ha cadenza annuale dal 1935.
Edizione 2023 – Temi e padiglioni della Biennale di Architettura
Quest’anno la mostra è dedicata all’Architettura e, per la prima volta nella sua storia, i riflettori sono puntati sull’Africa, sulla diaspora del suo popolo e su quella cultura fluida e intrecciata di persone di origine africana che oggi abbraccia il mondo.
La curatrice ha voluto mostrare l’Africa in una diversa prospettiva, non più solo come un paese di conflitti ed emergenze ma anche come un luogo ricco di idee, artisti, creatività e proposte per il resto del mondo, invitando ad ascoltare voci fino ad oggi rimaste inascoltate.
Due i temi su cui i partecipanti sono stati chiamati ad esprimersi attraverso i progetti esposti: decolonizzazione e decarbonizzazione.
Dunque un evento che è un laboratorio di idee, un percorso che si snoda tra la sezione Mostra, che ospita i lavori di giovani architetti per lo più africani e i Padiglioni Nazionali dei 64 paesi partecipanti.
Ogni padiglione è una sorta di vetrina, autonoma e personale del proprio paese, in cui si espongono le modalità future di vedere il mondo e di stare nel mondo. Ciascun paese ha scelto un tema che svolge ed interpreta secondo narrazioni proprie.
La mostra, quindi, come afferma la sua curatrice Lesley Lokko, diventa “non tanto una storia unica, ma un insieme di racconti in grado di riflettere l’affascinante, splendido caleidoscopio di idee, contesti, aspirazioni e significati che ogni voce esprime in risposta ai problemi del proprio tempo.“
Padiglioni nazionali
La maggior parte dei padiglioni nazionali ha dato seguito alle istanze della curatrice: si va dall’impatto sull’ambiente e sull’umanità derivante dall’enormità di rifiuti plastici (USA), al concetto di riparare l’esistente (Germania), passando attraverso il risveglio del desiderio di utopie (Francia).
Alcuni hanno puntato l’attenzione sul tema dell’acqua (Egitto), altri hanno proposto soluzioni a grandi temi come la siccità (Bahrain), altri ancora hanno realizzato performance che fondono teatro e architettura (Estonia) per dimostrare come è cambiato il modo di vivere la casa.
Il richiamo alla crisi climatica e le sue conseguenze sono molto forti. Pianeta e natura sono infatti gli altri due indiscussi protagonisti di questa edizione, presenti, con diverse declinazioni, in tutti i padiglioni.
Su questo fronte la Biennale di Venezia porta avanti il suo impegno già da tempo, non solo nella progettazione e nell’allestimento ma anche nello svolgimento di tutte le sue attività, promuovendo modelli sostenibili, tanto che nel 2022 ha guadagnato la certificazione di neutralità carbonica per tutte le proprie manifestazioni svolte durante l’anno.
I giovani architetti alla Biennale di Venezia
Molto significativa in questa edizione è la presenza di architetti giovani, poco o per nulla noti; il futuro appunto. Ed è a loro, alla loro immaginazione, alle loro proposte per realizzare il cambiamento e costruire un mondo migliore, che viene dato spazio.
L’età media dei partecipanti è bassa, 43 anni, il più giovane ne ha 24. Oltre il 70% delle opere esposte è stato progettato da studi gestiti da una persona o da un gruppo di lavoro molto ristretto.
Questi giovani non sono definiti “architetti” ma “practitioner”, termine che si potrebbe tradurre con “praticante”. Inteso però come un modo più ampio di concepire questa figura professionale, come espressione di un mondo in rapida ibridazione, che quindi richiederà figure capaci di spaziare in vari campi e di collaborare considerando non solo l’aspetto tecnico ma anche il contesto sociale e culturale in cui operano.
Collettivo Fosbury Architecture
Ne è un esempio il padiglione italiano dal titolo “Spaziale: ognuno appartiene a tutti gli altri“, curato dal collettivo Fosbury Architecture e promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
Il gruppo è formato da 5 architetti italiani, tutti under 40, che hanno voluto sottolineare come la progettazione sia il risultato di un lavoro collettivo e non di un solo archistar. Secondo la loro idea, il nuovo architetto deve farsi carico di offrire alla comunità e in particolare agli abitanti dei quartieri periferici e delle zone disagiate e fragili del territorio, nuove prospettive di vita.
La Biennale di Architettura di Venezia presenta una varietà di proposte, di ipotesi di lavoro e di interventi molto ampia e dà vita a una mostra in cui si incontrano video, modellini, tessuti, mappe, musiche, installazioni, che danno un chiaro segno della caduta dei confini tra le arti.
Tra questi ampi spazi espositivi il visitatore è libero di organizzare il suo percorso di visita passando da un padiglione all’altro, leggendo e approfondendo i temi proposti avvalendosi dei supporti messi a disposizione per poi, se vuole, tornare sui suoi passi e guardare di nuovo. Un percorso personalizzabile e fruibile anche dai non addetti ai lavori, aspetto sicuramente importante per una manifestazione di così ampio respiro internazionale.