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CODA: L’universo dei figli di genitori sordi

I CODA (Children of Deaf Adults) rappresentano una categoria unica e affascinante all’interno del panorama socioculturale. Sono figli udenti di genitori sordi che crescono in un ambiente bilingue e biculturale, dove coesistono la lingua dei segni e la lingua vocale, la cultura sorda e quella udente. Questa doppia appartenenza offre opportunità straordinarie, ma anche sfide complesse, rendendo i CODA un tema di studio sempre più rilevante nei campi della linguistica, della sociologia e dell’educazione.

Chi sono i CODA

Il termine CODA, introdotto negli anni ’80 da Millie Brother, si riferisce ai figli udenti di genitori sordi. Sebbene non tutti i CODA abbiano esperienze identiche, condividono alcuni tratti distintivi:

Bilinguismo naturale: I CODA apprendono sin dalla nascita sia la lingua dei segni (come la LIS in Italia) sia la lingua vocale del contesto in cui vivono.

Mediatori culturali: Spesso fungono da ponte tra la comunità sorda e quella udente, interpretando situazioni quotidiane o ufficiali per i genitori.

Doppia identità culturale: I CODA navigano tra due mondi, acquisendo consapevolezza sia della cultura sorda, centrata sull’uso della lingua dei segni, sia della cultura udente, dominata dalla comunicazione vocale.

L’infanzia profondamente influenzata dal contesto familiare e dalle dinamiche uniche di genitori sordi e figli udenti. Fin da piccoli, molti CODA assumono il ruolo di traduttori per i loro genitori, interfacciandosi con insegnanti, medici e istituzioni. Questa responsabilità, sebbene li renda maturi e responsabili, può essere fonte di pressione psicologica. Crescere con un piede in due culture può generare sentimenti di appartenenza o alienazione, a seconda del supporto ricevuto. Alcuni CODA si sentono più vicini alla comunità sorda, mentre altri faticano a conciliare le due identità.

Molti CODA sviluppano un forte senso di appartenenza alla cultura sorda e diventano difensori dei diritti linguistici e culturali dei loro genitori.

I CODA rappresentano un esempio emblematico di bilinguismo simultaneo. Crescendo con genitori sordi, apprendono la lingua dei segni come prima lingua, spesso accompagnata dall’apprendimento della lingua vocale attraverso l’interazione con il mondo esterno.

Non tutti i CODA hanno la stessa padronanza della lingua dei segni. L’esposizione linguistica può variare in base al contesto familiare, educativo e sociale, studi suggeriscono che il bilinguismo dei CODA può favorire lo sviluppo di capacità cognitive come la flessibilità mentale e la risoluzione dei problemi.

Nonostante le opportunità uniche offerte dall’essere CODA, esistono anche sfide significative, il ruolo di interprete può portare a un senso di responsabilità sproporzionato, soprattutto in giovane età, alcuni, infattipossono sperimentare discriminazione o pregiudizi verso i genitori sordi, portando a situazioni di isolamento sociale.

La doppia appartenenza culturale può generare confusione o conflitti interni, specialmente durante l’adolescenza. In famiglie dove i genitori sordi utilizzano poco la lingua dei segni, essi difficilmente sviluppano competenze nella LIS, questo può dunque privarlidi un aspetto fondamentale della loro identità.

La comunità CODA

Negli ultimi decenni, la comunità hanno iniziato a organizzarsi per condividere esperienze, supportarsi e celebrare la loro identità unica. La “CODA International” è una rete globale che sostiene i figli di genitori sordi attraverso conferenze, workshop e programmi educativi.

Film, libri e spettacoli teatrali realizzati da CODA stanno contribuendo a sensibilizzare il pubblico sulle loro esperienze. Ad esempio, il film premio Oscar CODA – I segni del cuore ha portato alla ribalta le dinamiche familiari, evidenziando il ruolo di ponte tra due mondi. In molti paesi, inclusa l’Italia, esistono gruppi locali dove possono confrontarsi e trovare un senso di appartenenza.

I CODA giocano un ruolo cruciale nel promuovere la cultura sorda e favorire l’inclusione sociale. Molti, infattiscelgono di diventare interpreti di lingua dei segni, sfruttando la loro competenza linguistica per abbattere le barriere comunicative, si impegnano in campagne di sensibilizzazione per il riconoscimento della lingua dei segni e per l’accessibilità nei servizi pubblici e contribuiscono alla diffusione della conoscenza della lingua e della cultura sorda nelle scuole e nei contesti sociali.

Essere CODA significa vivere in un mondo ricco di sfumature linguistiche e culturali, che può arricchire profondamente l’identità personale. Tuttavia, questa condizione richiede anche consapevolezza, supporto e valorizzazione per affrontare le sfide legate al bilinguismo e al ruolo di ponte tra due mondi. La crescente visibilità e riconoscimento dei CODA rappresentano un passo importante verso una società più inclusiva, in cui la diversità linguistica e culturale è considerata una risorsa preziosa per tutti.


Per approfondire l’argomento suggeriamo la lettura dei seguenti testi: 

PIGLIACAMPO R., Parole nel movimento – Psicolinguistica del sordo, Armando Editore, Roma, 2008.
LA TORRE S.,  “L’apprendimento della LIS in contesti familiari mistilingue: Acquisizione e competenza della Lingua dei segni, Editore, Independently published, 2024. 

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